La Stampa, 5 febbraio 2015
Settantasette anni dopo la scomparsa, il «caso Majorana» è molto di più. È il thriller perfetto. Umano e scientifico. Fu una «sparizione quantistica»?
Chi evoca il nome – Ettore Majorana – precipita immediatamente in un mondo parallelo, dove nulla è come appare: metafora delle sue origini siciliane, eppure provocatoriamente scontata. Settantasette anni dopo la scomparsa, il «caso Majorana» è molto di più. È il thriller perfetto. Umano e scientifico.
Il «Grande Inquisitore», come era stato soprannominato dagli altri ragazzi di Via Panisperna per il genio irrequieto, continua a scatenare interrogativi tormentosi: tra gli appassionati di misteri, a cui non sembra vero di raccogliere le ipotesi più straordinarie sulla sua fine, e tra i fisici, che da decenni danno la caccia al «suo» neutrino, un’inquietante particella che dovrebbe essere anche la propria antiparticella.
Ogni cosa diventa elusiva nell’abbagliante cono di luce di Majorana. La data-chiave è il 27 marzo 1938, quando, a bordo del piroscafo Palermo-Napoli, interrompe l’esistenza ufficiale. Incidente, suicidio o fuga? Ha 31 anni e la sua mente è un universo in espansione. Pronto a generare nuove intuizioni e formule mai viste. Per il senso comune è inconcepibile che svanisca l’allievo più brillante del «Papa» dei fisici, Enrico Fermi: quel giovane uomo, professore a Napoli, lo vogliono tutti. Anche le università inglesi e americane.
Che si sia costretto all’esilio in Sud America è solo una delle ipotesi cresciute negli anni. C’è quella «noir»: è scappato nella Germania del Terzo Reich. C’è quella «spirituale», cara a Leonardo Sciascia: si è rinchiuso nella Certosa di Serra San Bruno. C’è quella «hippy»: si è nascosto in Sicilia, trasformandosi in nomade. C’è poi quella di un parente, Stefano Roncoroni: ritrovato dal fratello, sarebbe morto in clandestinità in Calabria nel 1939.
Si dice che avesse capito tutto. Che a sconvolgerlo fosse la prospettiva della bomba atomica. Ma, secondo il fisico ucraino Oleg Zaslavskij, in realtà, sperimentò le proprie teorie su se stesso per beffare il mondo, migrando in un’altra dimensione. Quella di Majorana fu una «sparizione quantistica»?