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 2015  febbraio 05 Giovedì calendario

Il conteggio dei morti in Ucraina: 5.300 in dieci mesi. Fra Kiev e i separatisti a farne le spese sono civili: ieri razzi sull’ospedale di Donetsk, nove vittime

Si allunga la scia di sangue nel sud-est ucraino dilaniato dalla guerra. E gli obiettivi civili continuano a non essere risparmiati dai cannoni. Un bombardamento di artiglieria ha colpito un policlinico a Donetsk, la principale roccaforte dei separatisti, e secondo i media locali ci sarebbero almeno cinque morti e quattro feriti. Il ministero delle Situazioni di emergenza dei ribelli di Donetsk parla invece di 15 morti: un bilancio molto più tragico che però non ha finora trovato altri riscontri. Le truppe di Kiev e i miliziani filo russi si accusano a vicenda della strage. Come hanno sempre fatto.
Intanto altre vittime innocenti si registrano sempre a Donetsk nel quartiere di Solnechni, dove un proiettile di artiglieria ha sventrato un edificio. Secondo l’agenzia Interfax ci sono una decina di feriti e dei morti, ma non è ancora chiaro in quanti abbiano perso la vita. Il conflitto nel Donbass ha ucciso più di 5300 persone in dieci mesi. E Amnesty International denuncia che “violazioni del diritto internazionale umanitario che possono costituire crimini di guerra” si registrano da entrambe le parti in lotta. Nei giorni scorsi, l’Osce ha accusato Kiev di aver usato bombe a grappolo in un attacco su Lugansk, il 27 gennaio. Ma a mietere molte vittime tra i civili sono anche i micidiali quanto imprecisi razzi Grad, gli stessi che (assieme agli Uragan) hanno fatto una carneficina a Mariupol il 24 gennaio uccidendo almeno 31 persone. E quella volta, secondo l’Osce, i missili furono lanciati dai territori controllati dai separatisti.
Nelle ultime settimane i combattimenti si sono intensificati, soprattutto nella zona di Debaltseve: uno strategico snodo ferroviario a metà tra i baluardi ribelli di Donetsk e Lugansk dove i separatisti stanno cercando di accerchiare i militari ucraini. Il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, ha chiesto alle fazioni coinvolte nel conflitto una tregua immediata “per un minimo di tre giorni”: l’obiettivo è quello di “poter evacuare i civili” ed evitare ulteriori stragi di innocenti. Migliaia di persone stanno abbandonando le loro case per salvare la pelle.
Ma il Donbass è anche terreno di scontro tra l’Occidente e la Russia, accusata di sostenere militarmente i ribelli. E ieri il presidente ucraino Petro Poroshenko ha detto di non avere “il minimo dubbio” sul fatto che gli Usa forniranno armi alle truppe ucraine: una dichiarazione che arriva poco prima di una visita ufficiale a Kiev del segretario di Stato Usa John Kerry, e che rischia di far alzare ulteriormente la tensione con Mosca. Anche se Washington – almeno ufficialmente – non ha ancora deciso se armare o meno gli ucraini.