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 2015  febbraio 05 Giovedì calendario

Il terrore ad alta definizione: quei video dell’Isis che sembrano usciti da Hollywood. Perizia tecnica e sistemi all’avanguardia, gli autori potrebbero essere professionisti con esperienze ad alto livello in televisione

I video di Isis pongono sempre di più un problema al pubblico, agli esperti, agli analisti: come conciliare l’evidente perizia tecnica, l’effetto curato e levigato dei filmati con un’ideologia che vorrebbe trascinare il mondo indietro nel tempo, all’Islam del settimo secolo.
Tecnici del suono, producer, esperti di post-production non possono che ammettere a denti stretti che i terroristi di Isis hanno a disposizione gente molto preparata e studi forniti di ogni strumento moderno. Il medium da loro usato per diffondere un verbo vecchio di tredici secoli e infuso di sadismo è modernissimo e raffinato: «Quando si è così ciecamente dediti a una causa, il fine giustifica i mezzi – ci spiega un giornalista televisivo iracheno, che chiede di rimanere anonimo -. Questi video sono prodotti senza badare a spese, per attrarre il pubblico occidentale, giovani abituati alla cultura pop, allo stile di film come Matrix e serie tv come Homeland, cresciuti giocando con i più sofisticati giochi elettronici. Questi ragazzi non li arruoli con i video lunghi un’ora che faceva Osama bin Laden. Ma puoi abbagliarli con film pieni di azione, effetti speciali, montaggi, musiche».
PERIZIA TECNICA
Sono mesi che Isis inonda internet con i suoi film di propaganda, l’ultimo dei quali ha superato tutti i precedenti per il suo sadismo efferato. Ma anche questo è stato prodotto con la stessa perizia tecnica. Il collega iracheno ci fa notare che i 22 minuti che culminano con l’omicidio del pilota Muath al Kasaesbeh sono un insieme di diversi filmati: «Alcune sono immagini di repertorio, crediamo siano state prese dalla televisione giordana. Poi ci sono filmati girati da loro stessi, e montaggi grafici complessi, e c’è un narratore che ci illustra le immagini e ci espone la loro pervertita teologia, ed è possibile ottenerne il doppiaggio anche in inglese e russo». Se ne deduce come prima cosa che la produzione del video ha richiesto un minimo di cinque giorni e un massimo di due settimane, «cinque giorni se hanno un tecnico davvero esperto, al livello delle maggiori tv internazionali».

LE DIFFERENZE

E non basta: «Ci sono anche montaggi grafici che richiedono una mano specializzata». Ad esempio, nel filmato si fanno vedere i target dei bombardamenti della coalizione anti-Isis, ospedali, scuole, fabbriche. Poi su quei target vengono applicate delle immagini di incendi, e fuoco, che è lo strumento che viene usato per uccidere il pilota colpevole di aver causato quelle distruzioni: «Si giustificano da soli di quell’atto orrendo».
Gli esperti di terrorismo spiegano che Isis ha una tattica molto diversa da Al Qaeda: laddove quella voleva convincerti con lunghe disquisizioni teologiche, questi fanno leva sulla cultura pop in cui i giovani crescono, una cultura veloce, visiva, colorata e musicale. Quei video-giochi tante volte condannati per la loro violenza sono saccheggiati a man bassa. Gli effetti speciali dei film d’azione dei thriller dell’orrore sono adottati senza il contrappeso morale.
L’alta definizione rende tutto luminoso, limpido, così i filmati di guerra sembrano film di Hollywood, mentre i filmati di propaganda sembrano spot pubblicitari di un qualsiasi paese occidentale. Sì, perché Isis non mette in internet solo le immagini delle battaglie, delle decapitazioni e dei falò umani, ma anche i cosiddetti mujatweets: trasmessi via tweet, sono filmati di un minuto, in cui le popolazioni conquistate cantano le lodi della vita sotto la gestione di Isis, le scuole che funzionano, la pace.

LA NOVITÀ DEI SOCIAL

L’altra grande differenza con Al Qaeda è la massiccia produzione e la vasta distribuzione. Ovviamente ai tempi di Osama, internet non aveva la forza e la penetrazione che ha oggi, né esistevano strumenti come Twitter o, Instagram. Ma i terroristi di oggi dimostrano la propria “potenza” anche con l’inondazione di immagini. Per quanto Facebook o YouTube possano rincorrere e censurare coloro che li propongono, Isis ha scoperto che può azzerare questi sforzi con la semplice massa. E ha anche imparato l’astuzia di derubare gli hashtag, come ha fatto in giugno durante in Mondiali di calcio, quando ne ha inventati alcuni che potevano navigare indisturbati perché sembravano ideati da tifosi.
Questa bravura di marketing e di editing, spiega ancora il collega iracheno, si accompagna a una grande abilità di menzogna e alle più fantasiose teorie complottiste. Il prodotto finale «può ingannare tanti giovani poco istruiti, arrabbiati con la vita, e delusi dai valori dell’Occidente».