Libero, 5 febbraio 2015
Renzi spende 70mila euro per una serie di sondaggi per verificare il suo operato. Ogni mese ci saranno aggiornamenti in virtù dei quali il governo modificherà la rotta
Matteo Renzi e il suo braccio destro Maria Elena Boschi dopo avere marciato spediti e diretti per lunghi mesi cominciano ad avere qualche perplessità sulla tenuta del governo e soprattutto dei suoi cavalli di battaglia (riforme costituzionali e Italicum) presso l’opinione pubblica. Allarmati da qualche rilevazione di opinione apparsa sui media, i due hanno deciso di sondare direttamente l’elettorato. Hanno messo mano al portafoglio...beh, non il loro: il nostro portafoglio, e hanno stanziato circa 70 mila euro per una serie di sondaggi.
Tre gli appalti assegnati nell’ultimo mese dal governo, come si può leggere nella tabella qui a fianco. Il più sostanzioso l’ha conquistato la Swg di Trieste, che per 41.610,66 euro dovrà monitorare dal 5 gennaio scorso al prossimo 5 luglio (6 mesi) l’opinione pubblica italiana per conoscere il gradimento che ha in generale sull’operato del capo del governo e della sua squadra ministeriale.
Ogni mese il sondaggio verrà naturalmente aggiornato, e l’esecutivo sulla base di quelle rilevazioni deciderà se correggere o meno la rotta fino a quel momento seguita.
La seconda commessa arriva dall’ufficio programma di governo, guidato dalla stessa Boschi, e se l’è aggiudicata per 20 mila euro tondi la Ipsos di Nando Pagnoncelli: dovrà effetuare una ricerca «per corrispondere alle aspettative dei cittadini in merito alla conoscenza, alla divulgazione e alla fruizione dei dati relativi all’attività e al livello di attuazione del programma di governo».
Terzo sondaggio, il più difficile, ma anche quello meno pagato: 6.500 euro. Toccherà a Emg-Acqua, di cui è direttore generale Fabrizio Masia (nella foto con Enrico Mentana), rilevare «la conoscenza e le esigenze di informazione da parte del pubblico sull’ordinamento costituzionale e sulla legislazione istituzionale, nonchè sulle riforme in corso di esame parlamentare».
Questo porta la data del 31 gennaio scorso, e sembrerebbe un po’ tardivo visto che le riforme sono in fase assai avanzata. Ma può anche segnare l’incertezza dell’esecutivo sulla loro bontà. Pronti a correggere la rotta se necessario.
Il periodo deve essere buono per fare rilevazioni a vario titolo, perchè si è svegliato anche il ministro della funzione pubblica, Marianna Madia, che ha affidato misteriose ricerche «con metodo Cati e Capi» alla società Format srl per 37.900 euro. Sempre la Madia ha stanziato 40 mila euro destinati all’Istat per effettuare rilevazioni un po’ diverse dai sondaggi tradizionali. Si chiedono infatti tre ricerche-pilota «con tecnica Cati e Capi necessarie per la stima dei tempi dei procedimenti amministrativi e degli oneri regolatori gravanti su imprese e cittadini».
Anche il governo di Enrico Letta aveva fatto uso- soprattutto nell’ultimo periodo in cui è restato in carica, di numerosi sondaggi.
Era stato dato un incarico semestrale alla Ipsos di 47.317,05 euro assai simile a quello che ora Renzi affida a Swg. E negli ultimi tre mesi, quelli più critici, erano state moltiplicate le commesse per capire gli atteggiamenti dell’opinione pubblica nei confronti dell’esecutivo.
Il governo allora spese poco meno di 800 euro al giorno, basandosi soprattutto su due istituti: ancora una volta Ipsos di Pagnoncelli, e quello omonimo di Nicola Piepoli. Ma sostanzialmente buttò via quei soldi (o i sondaggi non erano così aderenti alla realtà), perchè di quell’opinione pubblica Letta capì poco o nulla fino alla robusta spallata che Renzi gli avrebbe assestato.