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 2015  febbraio 05 Giovedì calendario

I bond greci non sono più garanzia per ottenere liquidità • La Giordania dichiara guerra al terrorismo dell’Isis • Un pozzo petrolifero della Total in Libia finisce nelle mani dei miliziani • Per Forza Italia il patto del Nazareno «è rotto» • Un benzianio uccide un rapinatore: eroe o assassino? • Forse Majorana visse in Venezuela • Invasioni di virus stranieri • Gli scienziati si occupano dei ritardatari cronici


Bce La Banca centrale europea avverte la Grecia: dall’11 febbraio le banche greche non potranno utilizzare come garanzia collaterale per rifinanziarsi presso la Bce «gli strumenti di debito quotati emessi o garantiti dalla Repubblica ellenica». La Bce quindi fa capire di considerare a rischio il buon esito del piano di salvataggio della Grecia, che dovrebbe scadere il 28 febbraio prossimo in assenza delle attese ulteriori proroghe. Subito dopo l’annuncio di Draghi sui mercati sono riapparsi i timori sul caso Grecia. L’euro si è deprezzato sul dollaro a 1,13 e la Borsa di Wall Street ha girato al ribasso. «La sospensione è in linea con le regole dell’Eurosistema perché al momento non è possibile presumere una conclusione positiva della valutazione del programma» scrive la Bce. Che poi aggiunge: «La sospensione non ha effetto sullo status di controparte delle istituzioni finanziarie greche». Draghi ha chiarito al ministro greco la posizione della Banca centrale europea: non sarà essa a risolvere i problemi di Atene, perché non può; ma non farà nemmeno nulla contro, perché non vuole.

Isis Dopo l’uccisione da parte dell’Isis del pilota giordano arso vivo, le richieste di attaccare militarmente i «criminali terroristi» giungono anche da diverse istituzioni e personalità religiose islamiche dei maggiori Paesi arabi. Così re Abdallah di Giordania, arrivando ieri ad Amman dopo aver interrotto di fretta la visita negli Stati Uniti, ha parlato della possibilità che i suoi militari possano colpire Isis «nella sua regione natale», cioè Siria e Iraq. Primo atto concreto è stata l’esecuzione per impiccagione ieri prima dell’alba nel carcere di massima sicurezza di Swaqa della kamikaze irachena Sajida al-Rishawi assieme a Ziad Karbouli, a sua volta ex responsabile di Al Qaeda in Iraq. Secondo fonti curde, nelle ultime ore inoltre i jet di Amman avrebbero bombardato Isis a Mosul, in Iraq, uccidendo 55 guerriglieri, ma la notizia non è ancora stata confermata. Ieri un’autorevole voce è giunta dall’università Al-Azhar del Cairo, la più importante delle istituzioni islamiche sunnite. I suoi imam chiedono di «uccidere, crocefiggere, amputare gli arti dei terroristi». Lo stesso Ahmed al-Tayeb, grande sceicco della scuola religiosa universitaria, ricorda che «l’Islam proibisce di uccidere vite innocenti». Dichiarazioni simili giungono dallo Sceicco saudita Salman al-Oudahi, il quale ricorda il divieto di dare fuoco ai prigionieri.

Libia I miliziani islamisti in Libia hanno preso il pozzo Al Mabruk, gestito dalla Total, 40mila barili al giorno. Venti blindati hanno attaccato il campo martedì pomeriggio, «fatto proclami religiosi» e in poche ore ammazzato quattro contractor stranieri. Tre sono filippini, legati a una ditta italiana, il quarto forse è un tecnico francese che, secondo altre fonti, sarebbe stato invece sequestrato con tre nigeriani che lavoravano al pozzo. Total dice che il campo era chiuso da dicembre, quaranta dei 60 dipendenti sono riparati ieri a Tripoli: non è chiaro che ne sia degli altri.

Forza Italia Forza Italia ha diffuso un comunicato: «Il patto del Nazareno è rotto». In sostanza, dopo la decisione «unilaterale» di Renzi sull’elezione del capo dello Stato, che ha violato il senso delle intese siglate un anno fa, il partito si sente libero di «valutare quanto proposto di volta in volta, senza alcun vincolo politico derivante dal patto». Mentre una trentina di componenti di Forza Italia stava scrivendo questo comunicato, Fitto, non invitato tra i trenta, annunciava che lui e il suo gruppo non riconoscono «la valenza politica, giuridica e statutaria» dell’organismo, che continuano a chiedere «l’azzeramento totale» dei vertici azzurri e che se non arriveranno risposte la battaglia si sposterà dai palazzi romani al territorio. Brunetta, Bernini e Carfagna hanno offerto le loro dimissioni, Berlusconi le ha respinte.

Gioielleria Il benzinaio Graziano Stacchio, 65 anni, di Nanto (Vicenza), martedì sera imbracciò un fucile per scacciare cinque rapinatori che, armati di mazze e kalashnikov, stavano cercando di entrare in una gioielleria dove si era asserragliata una commessa. Sparò alle gambe di uno di loro e l’altro, un giostraio di 41 anni, fuggì. Lo trovarono morto dissanguato duecento metri più in là, a bordo della sua macchina. La Procura di Vicenza ritiene doveroso indagare il benzinaio, una moglie e due figli, con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa. Per i concittadini è un eroe. Il benzinaio: «Un uomo che uccide un altro uomo non può essere considerato un eroe, non volevo uccidere. Io ho pensato a Genny, la commessa del gioielliere, che è per me come una figlia. Ho detto: starà morendo di paura. Allora sono intervenuto e ho urlato “andate via che arrivano i carabinieri”. Ma loro continuavano. Sono entrato in casa, ho preso la chiave dell’armadietto dove tengo il fucile e sono uscito. Erano ancora lì. Ho sparato un colpo in aria. L’uomo che faceva da palo ha risposto al fuoco e io ho tirato altre due volte sulla macchina vuota. Poi lui si è avvicinato a me, puntandomi con l’arma e gli ho tirato alle gambe e sono andati via». Il gioielliere, intanto, ha deciso di chiudere: «Non ne posso più: 2 rapine e un sequestro». Il benzinaio qualche anno fa era stato premiato dal ministero dell’Interno con la medaglia al valor civile per aver salvato la vita a una giovane donna finita con la sua macchina nel canale di fronte al distributore: «Quella volta ho salvata una vita, questa volta l’ho tolta».

Majorana A giudicare da una foto del 1955, il fisico Ettore Majorana sarebbe andato a vivere in Venezuela, a Valencia. Sparito quando non aveva nemmeno 34 anni, la sua sorte è sempre stata oggetto di supposizioni e teorie. Un meccanico di nome Francesco Fasani, vissuto a Valencia, ha portato ai carabinieri questa foto in cui si vede un uomo, che si faceva chiamare Bini, dai lineamenti molto simili a quelli di Majorana. I carabineiri del Ris hanno lavorato alla comparazione dei dettagli, ma alla fine hanno dovuto archiviare il caso perché il governo venezuelano non ha collaborato. Sulla scomparsa di Ettore Majorana, Sciascia scrisse un libro immaginando il giovane Ettore in fuga dalla vita per rinchiudersi in un convento. Quarant’anni fa venne fuori la storia che Majorana fosse Tommaso Lipari, l’«uomo cane» vissuto in Sicilia. Certo è che il 25 marzo del 1938 Ettore Majorana si imbarcò su un postale che da Napoli portava a Palermo e da lì in poi ogni ricostruzione è una supposizione. Antonino Zichichi non crede a quella foto: «Uno come lui non sarebbe mai andato in Sudamerica». E nemmeno Stefano Roncoroni, parente di Majorana: «Ettore è morto nel 1939, la famiglia ha molte prove». D’altra parte già Fermi aveva detto: «Ettore era così intelligente che se aveva deciso di sparire dal mondo senza farsi trovare è inutile che continuiamo a cercarlo».

Specie Ogni anno circa cinquanta specie di virus e funghi provenienti da altri Paesi approdano in Italia. Per esempio un fungo originario dell’Africa sta attaccando il basilico: la Regione Liguria ha chiesto al Ministero l’uso di nuovi fitofarmaci da usare nelle coltivazioni. Un virus dagli Stati Uniti sta distruggendo gli ulivi, per ora solo pugliesi: come rimedio sembra esserci soltanto il fuoco. Invece il lepidottero Cydalima perspectalis, originario del sudest asiatico, sta divorando le siepi di giardini pubblici e privati di mezza Italia (Geluardi, Sta).

Ritardatari Lo psicologo Jeff Conte alla San Diego State University divide la specie umana in individui del tipo A (precisi, puntuali, competitivi, anche con punte di aggressività) e del tipo B cioè i ritardatari. Il tipo B, secondo questi ricercatori, ha un orologio mentale diverso, dove le lancette si muovono più lentamente. Il tipo A organizza la sua vita come se un minuto durasse 58 secondi, per il tipo B invece dura ben 77 secondi. Roger Buehler della Laurier University nell’Ontario (Canada) conferma le radici patologiche del ritardo cronico: chi è affetto da questa sindrome sottovaluta del 40% il tempo che sarà necessario per compiere un’operazione. Dunque, non arriva in ritardo per maleducazione, mancanza di rispetto verso gli altri, ma perché sbaglia i calcoli su quanto tempo ci metterà a traversare la città o a finire un lavoro (Franceschini, Rep).

(a cura di Daria Egidi)