La Stampa, 5 febbraio 2015
Forza Italia annuncia: «Il Patto del Nazareno ormai è rotto». E se fosse tutto un bluff? Berlusconi fa la voce grossa per tamponare Fitto e i suoi frondisti. Ma nel partito molti sono convinti che si andrà avanti come prima
Berlusconi ha bisogno di fare la voce grossa per dimostrare che Renzi è stato scorretto e bugiardo nella partita per il Quirinale. «Un uomo di Stato non deve mancare alla sua parola, deve essere affidabile. E Renzi, come è inaffidabile nei confronti di Forza Italia, lo è nei confronti del Paese». Il Cav non ha bisogno di giustificarsi con il suo partito, ma all’ufficio di presidenza deve raccontare una versione dei fatti sotto i colpi di Raffaele Fitto e lo sconcerto di un elettorato sempre più sbandato e in libera uscita. Allora fa dire a Giovanni Toti che il patto del Nazareno è «rotto», ridotto in polvere. Fa suonare le trombe per nascondere una sconfitta che brucia molto, per distogliere l’attenzione da Fitto, il quale ieri non ha partecipato alla riunione di partito e si è messo a bombardare il quartier generale in una conferenza stampa. Andate tutti a casa, «azzerate tutte le cariche» per manifesta incompetenza. Una dichiarazione di guerra, quella dell’ex governatore pugliese, corroborata dall’affermazione «cari signori, ve lo avevo detto...». Fitto ma anche il capogruppo Brunetta avevano detto a Berlusconi «guarda che se voti la legge elettorale prima di fare un accordo chiaro con Renzi, quello poi ti frega e tu avrai la pistola scarica». E in effetti il Cav è arrivato nudo alla meta del Quirinale con il «giovanotto birichino» di Palazzo Chigi che gli ha piantato il nome di Mattarella tra capo e collo, e amen. Ora tutti o quasi tutti a buttare la croce sulle spalle di Verdini e Gianni Letta come se Berlusconi fosse stato tenuto all’oscuro della trattativa e del nome di Mattarella. «Io – spiega Verdini – sono stato fregato quanto Berlusconi perchè con Renzi, davanti a testimoni, l’accordo era chiaro ed esplicito, senza sottintesi: il patto del Nazareno doveva contenere la scelta di un candidato comune per il Colle. E dico di più: era stato pure trovato il nome, quello di Giuliano Amato». E ora? «Come si fa a non votare le riforme dopo averle votate al Senato».
Il grande bluff
Che il Nazareno sia saltato è tutto da vedere. Berlusconi sostiene che da oggi in poi nulla sarà come prima, «voteremo solo quello che ci convince», basta soccorso azzurro. Ma cosa significa concretamente? Martedì prossimo, quando si ricomincerà a votare per la riforma costituzionale e, successivamente, la legge elettorale, cosa faranno i deputati di Fi? Brunetta risponde: «Ho chiesto di rinviare le votazioni ma il Pd alla riunione dei capigruppo ha imposto che si va avanti con le votazioni. Noi non accettiamo che il Parlamento venga violentato. Non consentiremo alla maggioranza, al governo e a Renzi di fare tutto ciò perché è in pericolo la vita democratica». Allora farete ostruzionismo, vi ritirerete sull’Aventino? «Siamo liberi di votare quello che ci piace e di non votare quello che non ci piace». Risposte enigmatiche, ma con qualche telefonata in più emerge che Fi voterà tutto quello che ha votato al Senato. «Renzi – spiega la vice capogruppo del Senato Annamaria Bernini – si è messo nelle mani della sinistra Pd che vuole cambiare le riforme: ecco, se ci presenteranno l’ennesimo accordo dell’eterno congresso Pd noi non lo voteremo». Come si vede è cosa ben diversa dal dire che il patto del nazareno è finito nella pattumiera.
Fitto come san Tommaso
Il ribelle salentino di Maglie non ci crede alla favola del patto rotto. «Io insieme a tanti altri colleghi ho già votato contro la legge elettorale e la riforma costituzionale, mi consenta di citare san Tommaso: finché non vedo non credo, vorrei vedere concretamente che le parole si trasformassero in fatti». Senza dubbio ora Renzi non avrà il forno di Berlusconi un po’ più freddo, con meno legna che brucia dentro per il premier, Ma Renzi si sente tranquillo sulla sua maggioranza. «Stando ai numeri che abbiamo espresso in Senato io non starei così sereno. Forza Italia è stata più volte determinante», ha osservato Toti. «Non saremo più donatori di sangue», aggiunge Bernini, che ha messo a disposizione la sua carica di capogruppo vicario al Senato. Dimissioni presentate anche da Brunetta, visto che Fitto chiedeva l’azzeramento di tutte le cariche, ma che sono state respinte da Berlusconi. Nessun altro per la verità ha presentato dimissioni non avendo nulla da rimproverarsi. Il Cav si è arrabbiato per il forfait di Fitto all’ufficio di presidenza.