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 2015  febbraio 05 Giovedì calendario

Il rischio immediato in Grecia è la corsa agli sportelli delle banche. Solo a gennaio sarebbero stati ritirati 11 miliardi di euro dai conti correnti

La paura è sempre la stessa: la corsa gli sportelli bancari dei risparmiatori a causa dei timori di stabilità politica del paese mediterraneo. Così tre dei quattro principali istituti di credito greci (Alpha Bank, National Bank of Greece, Piraeus Bank ed Eurobank) hanno iniziato, secondo la Reuters, a far ricorso ai prestiti d’emergenza messi a disposizione dalla Banca centrale greca attraverso il fondo Ela (Emergency Liquidity Assistance) per fare fronte alle difficoltà di liquidità innescate appunto dalla corsa agli sportelli per l’incertezza del panorama economico e finanziario di Atene.
I prestiti chiesti fino a questo momento ammonterebbero a circa 2 miliardi di euro. La linea di emergenza è stata chiesta dalla Banca centrale greca alla Bce prima delle elezioni politiche, avvenute il 25 gennaio, per far fronte alle eventuali difficoltà dei principali istituti ed è stata approvata da Francoforte lo scorso 21 gennaio. Non sono noti gli istituti che avrebbero fatto ricorso a tale linea di finanziamento.
Così oltre aver visto i titoli bancari sotto stress con perdite fino al 25% del loro valore, 4,6 miliardi di euro a dicembre sono stati ritirati dalle banche elleniche che a fine anno avevano solo 173,2 miliardi di euro in depositi secondo le cifre fornite dalla Banca centrale greca, il punto più basso negli ultimi due anni. Il governo ha spiegato che i prelievi erano stati giustificati per affrontare il pagamento di aumenti di tasse. A gennaio però sembra che siano stati ritirati altri 11 miliardi di euro, ma non ci sono conferme ufficiali. Ancora poco, comunque, rispetto ai 70 che vennero portati sotto il materasso cinque anni fa.
Il timore per i greci è che se la trattativa del Governo Tsipras sul debito dovesse deragliare si aprirebbe uno scenario di tipo cipriota con il blocco dei movimenti bancari e il congelamento dei conti.
Come se non bastasse è arrivata la notizia secondo cui il governo greco avrebbe messo sul tavolo delle trattative un altra proposta: uno scambio per i prestiti dell’Efsf che sono stati utilizzati per stabilizzare il sistema bancario greco. La proposta prevede lo scambio dei prestiti dell’Efsf contro azioni del settore bancario greco di proprietà del governo.
Forse anche questa proposta verrà illustrata oggi dal ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, quando incontrerà il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Shäuble.
Sullo sfondo c’è sempre l’esigenza di arrivare a un accordo entro fine febbraio quando scade il termine, già prorogato di due mesi, del programma di aiuti.
Secondo stime di Nomura European economics per il 2015 la Grecia avrà bisogno, come servizio cumulato del debito a fine dicembre, di 22,348 miliardi di euro compreso il pagamento degli interessi. Una cifra che Atene non ha nelle sue casse ed è per questo che è in affannosa ricerca di liquidità supplementare, anche a costo di vendere una parte delle banche in mano pubblica.
Che le banche siano nell’occhio del ciclone è cosa nota. Il governo inoltre mal sopporta le limitazioni della troika che hanno imposto il congelamento dei diritti di voto del potere esecutivo nei consigli di amministrazione degli istitut i di credito salvati dopo la crisi.
Domenica scorsa ad Atene è stato cambiato il numero uno di Eurobank, posseduta al 35% dal governo ellenico, dopo un incontro riservato del vice premier con delega sull’economia, Yannis Dragasakis con i rappresentanti della Fairfax Financial holding, un fondo canadese che possiede il 13,6% della banca. Il nuovo a.d. Karamouzis era il vice amministratore delegato. Lo affiancherà l’ex direttore generale Karavias. Una mossa che ha impensierito gli investitori.
Quanto alle altre tre principali banche greche, Banca nazionale, Piraeus e Alpha, tutte in mano al governo, ma senza diritti di voto, il portavoce del governo Gabriel Sakellaridis ha detto che «qualsiasi decisione nel settore bancario verrà presa in accordo con gli investitori privati». La Borsa ha salutato la mossa con un rialzo, anche se il governo non ha detto che non farà cambiamenti all’interno della catena di comando ma che non li farà senza un accordo con gli altri soci. Ma avendo in queste tre banche la maggioranza non sarà certo un partner silente come finora.
Una mossa che si sposa con la richiesta di Varoufakis di elevare il tetto per emettere Tbills da 15 a 25 miliardi di euro all’anno. Questo consentirebbe al Governo Tsipras di avere quella liquidità necessaria a condurre le trattative con la Ue, Bce e Fmi, con qualche mese di ossigeno in più.
Le banche greche comprerebbero i Ttbills del Governo e li userebbero a loro volta come collaterali per avere liquidità dalla Bce. Se Francoforte, però, non si metterà di mezzo chiedendo prima un accordo con l’Eurogruppo per garantire la stabilità finanziaria del Paese.