la Repubblica, 5 febbraio 2015
Sistemata la grana-Quirinale, Renzi pensa a un ministero per il Sud (da affidare forse alla Finocchiaro) e a un tour italiano «nei luoghi del lavoro, nei luoghi della crisi e della ripartenza»
«Ripartenza dell’Italia» e ripartenza anche del governo. Incassato il risultato sul Quirinale, messo in sicurezza l’Italicum, Matteo Renzi da ieri ha iniziato a pensare a come impiegare i prossimi mesi. Certo, c’è da scrivere il Documento di Economia e Finanza da presentare in aprile, ma per lo “story telling” del premier i freddi dati della Ragioneria non possono bastare. Così a palazzo Chigi hanno iniziato a studiare un tour italiano del presidente del Consiglio.
Un giro d’Italia, raccontano, «nei luoghi del lavoro, nei luoghi della crisi e della ripartenza». Prima tappa probabilmente a Melfi, ormai un topos del renzismo. È nella fabbrica gioiello Fca – che sforna i nuovi modelli di successo Jeep Renegade e 500X – che il premier vuole farsi vedere, insieme a quegli operai riassunti, come ha detto Marchionne, «grazie al Job Act». E cancellare le immagini con cui si era chiuso il 2014, con Renzi fischiato e contestato dalle tute blu Cgil ovunque si presentasse. Sfruttare l’onda positiva di Mattarella per cavalcare il consenso che i sondaggi iniziano a registrare. E allontanare la sua immagine da quei palazzi della politica dove è stato rinchiuso nelle ultime settimane.
Per andare al Sud e sfondare anche in quell’elettorato che finora è apparso più tiepido nei suoi confronti, il capo del governo ha in mente un’altra mossa in tempi brevi. Rottamare il burocratico ministero degli Affari regionali e istituire, ora che la ministra fantasma Lanzetta si è dimessa, un nuovo ministero per il Mezzogiorno. Nome dal sapore antico di democristianeria. Al quale dovrebbe andare Anna Finocchiaro, anche se la presidente della prima commissione di palazzo Madama (sacrificata al Quirinale in favore di Mattarella) potrebbe essere messa in pista per sostituire il nuovo capo dello Stato alla Corte costituzionale. Se così fosse il nuovo ministero sarebbe assegnato a una giovane donna del Sud. In lizza sono ancora tante, in queste ore vengono vagliati i curricula delle parlamentari Pd Magda Culotta, Valentina Paris, Stefania Covello e Vincenza Bruno Bossio. Ma c’è un’altra donna-simbolo del Mezzogiorno che ha colpito il premier: si tratta della giornalista Elvira Terranova, premiata dalla regione Sicilia con la medaglia d’oro al valor civile per aver salvato molte vite umane durante uno sbarco a Lampedusa. Resta invece in sospeso la questione della delega sui fondi europei, attualmente nelle mani Graziano Delrio. Se la prescelta fosse Finocchiaro, il ministero del Mezzogiorno potrebbe infatti essere “appesantito” da questa importante competenza. Dietro l’enfasi sulla creazione del dicastero Sud c’è anche l’attenzione di Renzi per gli equilibri della maggioranza, in particolare al Senato. Dove, se davvero il patto del Nazareno dovesse saltare, i numeri per il governo diventerebbe ballerini. Tanto che l’Italicum a palazzo Madama è passato per il rotto della cuffia: senza Forza Italia ci sarebbero stati solo tre voti di scarto. Da ieri il radar di palazzo Chigi è tornato a quindi scannerizzare tutti i possibili senatori in avvicinamento o avvicinabili. Si guarda soprattutto al gruppo Misto, dove sono andati a finire i sei senatori ex Cinque Stelle che hanno votato per Mattarella, senza scartare il gruppo di area centrodestra Grandi autonomie e libertà. In quel contenitore variegato, tolti i tre popolari di Mario Mauro, i cinque paraforzisti e Giulio Tremonti (vicino alla Lega), restano sei voti di senatori non ostili. Che presto potrebbero ricevere una telefonata da un numero che inizia con 06-6779...