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 2015  febbraio 04 Mercoledì calendario

I jihadisti dello Stato Islamico hanno bruciato vivo il pilota giordano catturato con un rito brutale che sfida re Abdullah, la cui replica arriva con un messaggio tv dai toni bellicosi: «Voi siete codardi criminali, noi siamo uniti e d’acciaio». Così oggi sarà giustiziata la terrorista Sajida al-Rishawi di cui i jihadisti avevano chiesto la liberazione

I jihadisti dello Stato Islamico bruciano vivo il pilota giordano catturato con un rito brutale che sfida re Abdullah, la cui replica arriva con un messaggio tv dai toni bellicosi: «Voi siete codardi criminali, noi siamo uniti e d’acciaio». È l’annuncio di un’offensiva a tutto campo contro Isis, per questo già oggi verrà eseguita la condanna a morte della terrorista Sajida al-Rishawi di cui i jihadisti avevano chiesto la liberazione.

Disprezzo per la salma

Il video di 22 minuti postato online dal Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi mostra il pilota Moaz al-Kasasbeh – catturato a fine dicembre in Siria – mentre cammina fra le macerie causate dai raid della coalizione e poi lo fa vedere con un occhio tumefatto, segno delle percosse ricevute. Nelle immagini seguenti il pilota, 26 anni, appare con la tuta arancione dei condannati a morte sulle dune di sabbia davanti ad una fila di jihadisti armati e infine dentro una gabbia basata a terra mentre uno dei terroristi accende la miccia del liquido infiammabile cosparso sugli indumenti che indossa.
Finora Isis aveva decapitato i precedenti sette ostaggi uccisi – cinque occidentali e due nipponici – mentre adesso per la prima volta sceglie il fuoco ovvero una forma di esecuzione che esprime disprezzo per la salma della vittima musulmana in quanto l’Islam proibisce la cremazione. «Isis ha scelto un metodo nuovo – spiega Shiraz Maher, arabista del King’s College di Londra – per diffondere il terrore negli avversari».
I primi destinatari dell’orrendo messaggio sono gli altri piloti giordani che volano assieme agli alleati nella coalizione guidata dagli Usa: il video fa alcuni dei loro nomi con un’esplicita minaccia diretta, promettendogli lo scempio della cremazione ovvero dimostrando di trattarli da infedeli, il cui corpo fisico non merita alcun tipo di rispetto. Dopo aver adoperato le decapitazioni singole contro ostaggi occidentali e quelle di massa – fino a 18 contemporanee – nei confronti di soldati del regime siriano di Assad, il Califfo passa alla cremazione in gabbia per lanciare a re Abdullah una sfida che punta a rovesciarne il regno. Trattare un pilota da guerra come un animale – o un infedele – da arrostire è un messaggio nel linguaggio delle tribù del deserto che evoca quanto Omar el-Muktar, leader della guerriglia libica anti-italiana, faceva ai carabinieri negli Anni Trenta, usando le loro schiene per cuocere il tè ai propri uomini.
Discorso alla nazione
Il sovrano hashemita sa che c’è lui nel mirino del Califfo perché da mesi le cellule di Isis tentano di infiltrarsi da Iraq e Siria. La reazione è da leader in guerra. Prima fa annunciare da Amman l’esecuzione odierna della terrorista giordana di cui Isis voleva la liberazione, poi torna dagli Stati Uniti e si rivolge ai sudditi dagli schermi della tv nazionale, indossando la divisa delle truppe scelte della Legione Araba. «Il pilota Moaz al-Kasasbeh è morto da eroe, difendendo la sua fede e la sua patria – dice il re – assassinato da una banda di criminali codardi che non rappresenta la nostra fede e scoprirà presto quanto la Giordania è unita, fatta d’acciaio».
Con la nazione in lutto e i capi delle tribù beduine più fedeli riunite a Karak – attorno alla famiglia del pilota – il re atterra questa mattina ad Amman determinato ad andare all’attacco su più fronti contro il Califfo: sradicando le cellule jihadiste dentro il regno ed aumentando la pressione militare in Siria e Iraq contro i territori dello Stato Islamico. Il sostegno ricevuto dalle telefonate dei leader di Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti lascia intendere che il sovrano hashemita può contare su molte risorse, non solo degli alleati occidentali. È l’inizio di un duello fra il re discendente da Maometto e il Califfo della Jihad dagli esiti imprevedibili.