Il Messaggero, 4 febbraio 2015
Le testimonianze dei vicini di casa dei Panarello: «Urla da pazzi, un inferno a casa di Loris. Veronica strillava e insultava i figli per ore. Una volta un amichetto scappò spaventato»
A rileggerle oggi, le testimonianze dei vicini di casa raccolte dagli investigatori fanno pensare a un crescendo di liti, di rabbia, di tensioni. Il piccolo inferno di casa Stival, come altro chiamarlo? Con al centro lei, Veronica, la mamma di Loris e di Diego, la moglie di Davide, «una personalità fragile, che si dibatte tra le problematiche irrisolte della famiglia di origine e una piatta quotidianità alla quale circa di reagire, a onta della giovane età, nelle strettoie dei doveri coniugali e di quelli di madre...».
La «discussione» che ebbe la mattina del delitto con Loris – lui che la rimproverava di truccarsi troppo, che si rifiutava di andare a scuola, che avrebbe voluto seguirla al corso di cucina – non fu che l’ultima di una lunga, tragica serie. A pagina 101 dell’ordinanza del Riesame di Catania – che conferma il carcere per questa giovane donna, per aver strangolato il figlio di 8 anni e per averne gettato il cadavere in un canale di scolo -, c’è la prima accecante spia di questo malessere familiare. È la testimonianza di una vicina di casa, la signora Di Naro, la mamma di un amichetto di Loris, e si riferisce al luglio scorso. Ascoltata il 3 dicembre dalla Polizia – siamo a Santa Croce Camerina, una manciata di chilometri da Ragusa, cinque giorni dopo il delitto -, la signora racconta che suo figlio andò a giocare un pomeriggio di piena estate a casa di Loris, e che tornò a casa solo dieci minuti dopo «spaventato, insieme a Loris». Era scappato «perché la mamma di Loris urlava sempre contro quest’ultimo, arrivò addirittura a definirla una pazza».
«SBATTEVA LE SEDIE A TERRA»
Il 16 dicembre viene preso a verbale un altro vicino, Vincenzo Dandoni e dichiara che «nei pomeriggi in cui era libero dal lavoro e si era trovato in casa aveva udito la Panarello urlare contro i suoi figli e, in alcune occasioni, aveva sentito il rumore di sedie e altri oggetti sbattere per terra». Dandoni ricorda di aver sentito «dalle ore 15 sino alle ore 20 la Panarello urlare incessantemente verso i propri figli, e in particolare verso il figlio Loris, apostrofandolo con parole pesanti...».
A Dandoni chiedono anche dei rapporti fra Veronica e il marito Davide Stival, che pure in casa ci stava poco, sempre in viaggio per l’Italia al volante di un autotreno: «Non li ho mai visti litigare personalmente, posso però affermare di averli sentiti, e in particolare la signora Veronica perché era lei che si distingueva nel corso delle liti. In alcune occasioni proferiva parole pesanti verso il marito...». Lei contro Loris, lei contro Davide, lei contro il mondo intero.
«UNA DONNA DISTRUTTA»
Arrestata il 9 dicembre, Veronica Panarello sta toccando il suo secondo mese da detenuta, dopo il fermo della Procura di Ragusa, dopo la convalida del giudice per le indagini preliminare, dopo quest’ordinanza del Tribunale del Riesame che pesa come un macigno. Si continua a proclamare innocente, ma «è una donna distrutta – come racconta il suo avvocato, Francesco Villardita – «pesa 38 chili, ne ha persi nove da quando è in carcere».
Per un crudele gioco del destino è quello che accade a Loris nei suoi ultimi mesi di vita. A pagina 95 dell’ordinanza, a proposito della relativa facilità con cui Veronica avrebbe trasportato da sola il corpo in garage, i giudici di Catania ricordano che «Loris era un bambino esile e con scarsa crescita». E citano una nota del 12 dicembre dei Carabinieri di Santa Croce da cui risulta che «secondo le indicazioni della pediatra, in base alle visite effettuate, il peso di Loris era di 17,3 kg il 24 settembre e di 13,3 kg il 13 ottobre». Quattro chili persi, fino a renderlo quasi un’ombra: cosa accadde in quei venti giorni?