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 2015  febbraio 04 Mercoledì calendario

Beppe Grillo, innamorato di Mattarella, fa un passo indietro e chiede di incontrare il presidente. I Cinquestelle ora sono pronti a dare un contributo

Sono passati dalle polemiche agli applausi, dai musi lunghi ai sorrisi, dalle braccia conserte agli sguardi carichi di speranze, i parlamentari 5 stelle. Bastava guardarli durante il discorso di Sergio Mattarella: dapprima freddi, poi curiosi. A tratti entusiasti (nel passaggio in cui il presidente ha ricordato che l’Italia ripudia la guerra, in quello in cui ha promesso lotta spietata a mafia e corruzione). Così, anche se Luigi Di Maio – sul finale – è l’unico parlamentare ai banchi della presidenza che non applaude (lo farà a tratti, svogliatamente e per qualche secondo), pare di capire che le cose – nel Movimento – siano cambiate. E che siano cambiate prima di tutto per Beppe Grillo.Con una piroetta degna del miglior Nurejev, il capo politico dei 5 stelle converte il suo scetticismo sulla nomina di Mattarella in un’apertura di credito tutt’altro che timida. Così, sul blog, fa al nuovo capo dello Stato otto auguri per il suo mandato indicandogli i temi cari ai 5 stelle. E su Twitter, conclude: «#benvenutopresidente. Le auguro di essere ricordato alla fine del suo settennato con la stima e l’entusiasmo che hanno accompagnato la sua elezione».«Si è proprio innamorato!», commenta scherzando Luigi Di Maio quando vede il tweet. Sta riprendendo il cappotto per andar via dal Quirinale, disertando – insieme al resto della delegazione – rinfresco e tartine. Il vicepresidente della Camera sa bene che la lettera aperta di Grillo è una missiva vera, inviata già ieri alla segreteria del presidente. Una richiesta di un incontro da parte del leader del Movimento ufficiale e protocollata, per la quale si attende solo la risposta.Poi certo, c’è chi – come il capogruppo al Senato Andrea Cioffi – si lamenta platealmente alla buvette: «Mai sentito un discorso così democristiano!», mentre la deputata movimentista Federica Daga sorseggia il tè e sospira preoccupazione «per le parole sulla lotta al terrorismo, ho paura ci porti in guerra». E Carlo Sibilia ricorda: «I discorsi belli li fanno tutti, serve la prova dei fatti». Una mail della comunicazione, però, dà la linea: sottolinea le frasi sui giovani «portatori di indignazione e speranze» chiamati a dare un contributo. «Siamo pronti a darlo – è la risposta – con lui si può voltare pagina».Roberto Fico la spiega così: «Napolitano è una carta conosciuta da 9 anni. Mattarella non sappiamo come sarà, ma ci sono piaciuti molti punti del suo discorso, ha ricordato il sacrificio di Falcone e Borsellino e da presidente della Vigilanza sono pronto a lavorare con lui sul pluralismo dell’informazione. Il nostro atteggiamento è di dialogo e rispetto istituzionale». Scuote la testa come si fa davanti alle occasioni mancate, invece, il deputato Francesco Cariello: «Siamo entrati nella partita del Quirinale con l’intento di mettere in difficoltà il Pd. Mentre con Rodotà avevamo dato l’impressione di voler portare nelle istituzioni una persona acclamata dal popolo, stavolta siamo morti di tattica. Stiamo regredendo».Nel Transatlantico che si svuota, un cronista chiede a Giorgio Napolitano se abbia sentito gli applausi dei 5 stelle al nuovo presidente: «Non ricordo se alla mia rielezione avessero applaudito – dice l’ex capo dello Stato – li ho ricevuti dopo. All’inizio erano molto ossequiosi, poi gli è girata in un altro modo...». Fa un mezzo sorriso, segue il tappeto rosso, e va via.