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 2015  febbraio 04 Mercoledì calendario

Yanis Varoufakis è arrivato ieri a Roma con quella che è ormai la sua divisa: zainetto in spalla, total look nero, camicia fuori dai pantaloni. Ritratto del ministro delle Finanze del governo Tsipras, un personaggio amato dalla Rete e temuto a Berlino e Bruxelles

Troppo intelligente per non capire che il suo crescente mito personale, alimentato da un aspetto insolitamente freak per un ministro delle Finanze, è una buona chiave comunicativa, Yanis Varoufakis è approdato ieri a Fiumicino con quella che è ormai la sua divisa: zainetto in spalla, total look nero, camicia fuori dai pantaloni. Preceduto da un tam tam sui social network che hanno diffuso a un ritmo impressionante una foto che lo ritraeva sul volo Londra-Roma, rigorosamente in classe economica, il suo nome è diventato trendy su Twitter prima ancora che il suo aereo toccasse terra.
Il ministro ha pianificato attentamente gli incontri con la stampa: ammessa solo quella italiana all’ambasciata greca, con grande delusione (e qualche arrabbiatura) di quella straniera.
Poi di corsa al ministero dell’Economia dove lo attendeva il suo omologo Pier Carlo Padoan per quello che lo staff di via XX settembre ha tenuto a definire un «pranzo leggero», specificando che si è trattato di «un tortino vegetale alle alici marinate e di una calamarata alle vongole», seguiti da un’inevitabile macedonia.
Impossibile sapere se il marxista Varoufakis e l’ex marxista Padoan siano andati oltre il mero colloquio formale. Più probabile che nell’oretta di colloquio il ministro greco abbia rappresentato a Padoan il piano così sintetizzato poi alla stampa: «Possiamo vedere la fine della crisi greca a partire da giugno. Si può fare: a patto che in Europa ci calmiamo tutti». Ed ecco come: «Occorre un accordo ponte che ci dia il tempo, tipo un mese, o sei settimane a partire da fine febbraio per mettere a punto un’intesa, che poi attueremo a partire dal primo giugno». All’Italia viene chiesto di appoggiare questa richiesta di maggiore tempo, tanto per cominciare.
Varoufakis non si è tirato indietro quando Padoan, a sorpresa, gli ha presentato l’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli, ora direttore esecutivo del Fmi (Fondo monetario internazionale) per l’Italia, ma anche la Grecia, in visita (si direbbe non casuale) al ministero. «Si sono salutati cordialmente dopo aver scambiato qualche opinione» ha fatto sapere lo staff. Ma in serata Cottarelli ha potuto annunciare che il ministro greco ha aggiunto una tappa al suo tour: Washington, sede del Fmi.
Pressato dai giornalisti fuori dal ministero, Varoufakis è uscito dalla macchina sotto la pioggia, prima che gli fosse offerto riparo nell’androne di via XX Settembre. A chi gli chiedeva il senso della visita in Italia, Varoufakis ha detto senza giri di parole: «L’Italia è un Paese dove è naturale venire per presentarci. Non abbiamo il monopolio delle buone idee, ma qualcuno deve iniziare a parlare, e alle volte sono i più disperati a farlo». Disperata l’Italia? «La vostra economia è seria, è produttiva, dal punto di vista culturale, della manifattura, fate quasi tutto e quel che producete lo fate molto bene. Avete amministrato bene l’economia, avete raggiunto quasi un equilibrio di bilancio corrente, il vostro governo vi ha tenuto nei parametri di Maastricht, e avete anche un surplus primario. Eppure, nonostante questo, avete un debito insostenibile. Quando succede questo, vuol dire che c’è qualcosa di sbagliato nell’architettura dell’Eurozona. Se voi state così, allora la Grecia non ha chance».
Di come cambiare la governance europea ha brevemente parlato in un colloquio con il sottosegretario con delega agli Affari europei, Sandro Gozi.
Poi è sparito nella notte romana, lasciando Tsipras ad incontrare i sostenitori italiani. Sui social per tutto il giorno sono fioccati gli inviti.