Corriere della Sera, 4 febbraio 2015
Il grande ritorno sulla scena di Silvio Berlusconi, nel giorno del giuramento di Mattarella. Due ore con Verdini e Letta, il duo sotto accusa in Forza Italia. Poi il vertice con Fitto. Ma la guerra nel partito continua
La grande irritazione nei confronti di Matteo Renzi si risolve con un «birichino» rivolto al premier. I dubbi sull’operato di Denis Verdini si sciolgono nel «sono ancora sicuro della sua fedeltà». Mentre la sconfessione del patto del Nazareno, minacciata a più riprese, si trasforma in un cauto «da oggi voteremo solo i provvedimenti che ci convincono».
Nella giornata che segna il suo ritorno al Quirinale, il luogo del sogno ormai irrealizzabile di diventare presidente della Repubblica, Silvio Berlusconi disfa tutte le tele che aveva tessuto negli ultimi giorni e ritesse tele che sembravano ormai disfatte. E concentra tutto se stesso nell’unico obiettivo che può raggiungere in mezza giornata. Compattare un partito balcanizzato era impossibile, licenziare Verdini anche, ricolmare tutte le distanze con la maggioranza renziana pure, fare pace con Fitto idem. Ma «riprendere finalmente la scena poteva essere fatto. E – parola di Silvio Berlusconi – l’ho fatto».
Berlusconi arriva al Quirinale dopo aver ascoltato per radio il discorso di Mattarella alle Camere. Il giudizio sull’esordio del capo dello Stato, è quello che l’ex premier confesserà in serata, va ben oltre il «positivo». Anzi, è il ragionamento, «l’intervento di Mattarella a Montecitorio m’ha confermato che, se non fosse stato per il modo in cui è stato scelto, la persona avrebbe meritato il voto di Forza Italia».
Tutto questo, a Mattarella, Berlusconi non l’ha detto. Semplicemente perché, durante il ricevimento al Colle, l’ex premier alla fine non ha parlato con il capo dello Stato. C’era una diplomazia (magari sull’asse del Nazareno) che aveva sconsigliato il faccia a faccia? Oppure, come ha spiegato il presidente di Forza Italia, semplicemente «c’era troppa fila per salutarlo, per cui punterò ad avere presto un’udienza con lui?». Chissà.
Resta il fatto che l’ex presidente del Consiglio sale al Colle con la promessa di non proferire verbo e lascia il Palazzo solo quanto siti d’informazione e terminali di agenzie di stampa traboccano di sue dichiarazioni. «D’ora in poi voteremo solo le cose che ci convincono veramente» (sul patto del Nazareno), «abbiamo votato l’Italicum senza che ci convincesse» (sulla legge elettorale), «mi pare una brava persona» (su Mattarella), «abbiamo fatto il tifo per lei» (all’ex quirinabile Anna Finocchiaro), «io sono relegato ad Arcore e quando la gatta non c’è, si sa, i topi ballano» (sulle liti interne al partito).
Nel pomeriggio, quando è convinto di aver lasciato ai cronisti ampie tracce di sé, Berlusconi affronta i due dossier più spinosi della giornata. Il primo è un incontro a tre con Denis Verdini e Gianni Letta, i due uomini – soprattutto il primo – che la cerchia ristretta dei berlusconiani vorrebbe «defenestrare». Dura due ore, il vertice. E le tracce che lascerà, come sempre in questi casi, sono due. Uguali e contrarie. «È stato un incontro molto teso. Verdini è con un passo fuori dalla stanza dei bottoni», dicono i berlusconiani della cerchia ristretta. La seconda versione, quella dei verdiniani, ridimensiona il tutto. Derubricandolo a confronto in seguito alla quale «tutto rimarrà come prima perché Denis ha la fiducia del presidente. Punto».
Ma stavolta la faccenda è più complessa del solito. E il boccino potrebbe non essere nelle sole mani di Berlusconi. La neonata corrente dei berlusconiani doc si riunisce al partito. Sono una trentina, tra cui Giovanni Toti e Annagrazia Calabria, Deborah Bergamini e Maria Rosaria Rossi, Marcello Fiori e Laura Ravetto, Annamaria Bernini e Jole Santelli, più qualche coordinatore regionale (tra cui la Gelmini). Molti di loro sono a capo della fronda anti Verdini, altri chiedono più collegialità nell’azione politica e contestano il Nazareno, tutti sono «preoccupati per il futuro di Forza Italia».
A poche centinaia di metri da loro, e sono le nove di sera, Raffaele Fitto ha lasciato Palazzo Grazioli dopo un incontro con Berlusconi di un’ora e mezza. È il secondo dossier spinoso della giornata. «Un incontro sereno», diranno più tardi fonti berlusconiane, «in cui però le distanze rimangono». Sul tavolo dell’ex premier, adesso, c’è un piano di riassetto dell’intero movimento. Nuove caselle, nuovi incarichi, nuovi organi. Oggi alle ore 11 scocca l’ora X. Mentre a Palazzo Grazioli si riunirà l’ufficio di presidenza, a Montecitorio i fittiani parleranno durante una conferenza stampa che si annuncia «esplosiva». In cui il mirino sarà puntato proprio verso Palazzo Grazioli.