la Repubblica, 4 febbraio 2015
L’Isis è il nuovo nazismo? La forzatura retorica è discutibile, data l’enorme distanza storica e culturale tra i due fenomeni (per dire solo la più macroscopica: il nazismo fu tecnologico-industriale, il jihadismo è arcaico e tribale). Ma il rogo di libri sulla piazza di Mosul basta, da solo, a dare una sinistra verosimiglianza al paragone
Quando si dice che l’Isis è “il nuovo nazismo” lo si fa per attribuire la massima gradazione di violenza e sopraffazione all’esercito jihadista. Ci si domanda, poi, se la forzatura retorica abbia senso, data l’enorme distanza storica e culturale tra i due fenomeni (per dire solo la più macroscopica: il nazismo fu tecnologico-industriale, il jihadismo è arcaico e tribale). Ma il rogo di libri sulla piazza di Mosul basta, da solo, a dare una sinistra verosimiglianza al paragone. Secondo fonti irachene sono stati bruciati tutti i testi “non islamici”: scienze, letteratura, saggistica, poesia. Librai sono stati arrestati per avere fatto il libraio. Se avessimo sale in zucca, noi occidentali rincitrulliti dal benessere, organizzeremo sull’Iraq e su tutte le terre occupate o minacciate dall’Isis il più grande lancio di libri della storia. Basterebbero i resi delle librerie europee e americane, più quelli in arabo forniti dai paesi islamici civili, per disseminare il Medio Oriente di carta stampata e rilegata: i nostri “scarti” culturali, tanto quanto quelli alimentari, sono sufficienti a sfamare un altro pianeta intero. Costerebbe, la tempesta di libri, nemmeno un decimo del più modesto bombardamento, ma avrebbe effetti molto più devastanti. Un libro, a volte, esplode anche cinque o cinquanta o cinquecento anni dopo essere stato letto.