La Gazzetta dello Sport, 4 febbraio 2015
Il Fatto del Giorno e il primo discorso di Mattarella alle camere

Vi sono tanti dettagli gustosi intorno all’insediamento di Sergio Mattarella, dodicesimo presidente della Repubblica italiana, avvenuto ieri con un cerimoniale consolidato e un discorso sufficientemente vago da tenere tutti tranquilli (a parte il passaggio sulle riforme, di cui diremo). In primo luogo è stata tirata nuovamente fuori la vecchia Flaminia blu a sette posti (una Lancia 335) che accompagna sempre il capo dello Stato quando va a rendere omaggio al Milite Ignoto. Ma si è potuta sollevare la capote solo all’ultimo, dato che a Roma ieri mattina è piovuto con una certa insistenza. Giunto a Montecitorio in compagnia della segretaria generale della Camera Lucia Pagano, Mattarella è stato salutato da Pietro Grasso, oggi presidente del Senato, l’uomo che da giovane magistrato ebbe sulle prime l’incarico dell’inchiesta sull’omicidio di Piersanti, il fratello del capo dello Stato, ucciso dalla mafia nel 1980. Mattarella nel suo discorso ha poi ricordato Falcone e Borsellino e dedicato un pezzo importante del discorso alla criminalità organizzata e alla sua inopinata conquista del Nord. Dopo il giuramento, il nuovo inquilino del Quirinale – abito scuro, cravatta blu sobriamente decorata di piccole figure geometriche – ha parlato per mezz’ora esatta, venendo interrotto dagli applausi 42 volte, sempre quando ha nominato Napolitano, e con una standing ovation quando ha ricordato i nostri legami con la Resistenza…
• E i dettagli gustosi?
Quelli riguardano il contorno. C’era Berlusconi, come saprà, invitato dallo stesso presidente in quanto capo di un partito (Grillo e Salvini, a cui era stata riservata una poltrona, non si sono visti). Berlusconi aveva evidentemente voglia di ricomparire in una sede istituzionale, ha messo una mano intorno alle spalle di Nichi Vendola, è stato tutto il tempo a chiacchierare con la Meloni (le si è seduto vicino), quelli del Fatto gli hanno tenuto la telecamerina fissa in faccia e alla fine sono riusciti a farci vedere che s’era addormentato, o almeno sonnecchiava, proprio mentre Mattarella stava parlando di «…un’azione che riesca a recuperare il senso della convivenza del vivere insieme e in questo naturalmente è fondamentale l’azione che come sistema possono fare anzitutto gli organi costituzionali, il governo, il parlamento, la corte costituzionale…». Finito il discorso, l’uomo di Arcore ha giocato con Rosy Bindi, «ho visto che ha versato lacrime di commozione, non ci aspettavamo da un uomo… pardon, una donna», la Bindi gli ha datto sulle mani «mi aspettavo che lei fosse diventato un po’ più galante…» e Berlusconi allora, sussurrando «io sono sempre galante», le ha fatto il baciamano…
• Deduco da tutto questo che il Patto del Nazareno è ben vivo…
Berlus ha accostato Renzi e gli ha dato del «birichino», quasi quasi dandogli un pizzicotto sulla guancia, al che Renzi ha risposto qualcosa come «…mai birichino quanto te». Sono fesserie piene di significati politici.
• Io oggi, in occasione del discorso d’insediamento del nuovo presidente della Repubblica, mi sarei aspettato un articolo in abito da sera, altro che questi gossip, che poi anche il Papa ci ha ammonito dal dar retta ai gossip…
Ma il Capo dello Stato ha volato talmente alto!
• Modo furbo per insinuare che non ha detto niente…
Il passaggio chiave è questo: « La democrazia non è una conquista definitiva ma va inverata continuamente, individuando le formule più adeguate al mutamento dei tempi. E’ significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso di un’ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione. Senza entrare nel merito delle singole soluzioni, che competono al Parlamento, nella sua sovranità, desidero esprimere l’auspicio che questo percorso sia portato a compimento con l’obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia. Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico. Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare. Come è stato più volte sollecitato dal Presidente Napolitano, un’altra priorità è costituita dall’approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento. Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione. E’ una immagine efficace. All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro deve essere - e sarà - imparziale. I giocatori lo aiutino con la loro correttezza».
• Che cosa deduciamo da queste parole?
Che il presidente è fortemente intenzionato ad aiutare Renzi nel suo sforzo di cambiamento. E che la legge elettorale, se arriva al Quirinale così com’è, sarà firmata. Solo, Renzi dovrà stare attento a non abusare dei decreti legge: per emanarli, dice la Costituzione, occorrono i caratteri di necessità e urgenza. E tutti i governi, da una ventina d’anni in qua, se ne sono dimenticati.