Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  febbraio 03 Martedì calendario

Il partito di Passera passa inosservato. Italia Unica è stata oscurata dalle elezioni presidenziali

È incominciata in salita la corsa in politica di Corrado Passera. Per colpa di Sergio Mattarella. È stata davvero un’imprudenza scegliere una data nel pieno dell’elezione del presidente della Repubblica per lanciare il suo movimento, Italia Unica. Con in più la sfortuna, per lui, che in quelle ore il voto è stato quello decisivo, con la conseguenza che tutti i media si sono ovviamente concentrati su questo avvenimento, snobbando quanto stavano facendo Passera & Co. Non solo. Mentre lui dal palco si autonominava «il vero e più credibile anti-Renzi», il segretario Pd festeggiava un personale, grande successo politico. Infatti al di là di quanto succederà nel prossimo futuro con la minoranza interna Pd, con Ncd e con Silvio Berlusconi, quanto è successo coi 665 voti a favore è anni luce lontano dai 101 voti che hanno afflosciato un anno fa, complice il pasticcio di Pierluigi Bersani, Romano Prodi. A Renzi va riconosciuto il merito di una strategia vincente, che lo rafforza sia sul piano politico che negli indici di gradimento. Fargli le pulci («Renzi viene da una buona scuola di potere e lo usa in modo spregiudicato, inoltre spaccia per storica una rottamazione che si è rivelata poco più di una sostituzione di gruppo di potere») proprio nel giorno del suo trionfo appare assai poco efficace.
Infine proprio su Sergio Mattarella sono nati i primi dissidi in quella che era la galassia passeriana e non è di poco che vi sia disaccordo quando il bambino è ancora in culla. Infatti mentre Passera osanna al neo-presidente, il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, in rotta con Matteo Salvini e in viaggio di avvicinamento a Italia Unica, esterna le sue critiche. Dice Tosi: «La scelta di Mattarella è profondamente sbagliata in questo momento in cui il Paese chiede il rinnovamento. Mattarella non rappresenta certo il nuovo e il premier fa un passo indietro clamoroso sul fronte del cambiamento. Renzi ha stravinto all’interno del Pd e ha poi vinto le elezioni europee all’insegna delle riforme, del rinnovamento e della rottamazione. Doveva comportarsi di conseguenza anche nella scelta del presidente della Repubblica, nel segno del cambiamento, creando fiducia e affetto verso il capo dello Stato, e non l’espressione di una mediazione da vecchia politica. Quella di Matterella è quindi una scelta profondamente sbagliata».
Passera è sul fronte opposto: «Mattarella sarà il garante di tutti gli italiani, lo accogliamo con calore e gli diciamo benvenuto presidente».
È la fine del flirt tra Passera e Tosi, col conseguente annullamento del matrimonio? Pare di sì, anche perché della partita è anche Angelino Alfano, il cui voto a favore di Mattarella è stato tormentato ma alla fine è arrivato. Il grande (nelle intenzioni dei promotori) partito di centro (erede del Pdl, di Forza Italia, del Ncd) non sembra più avere la componente leghista anti-Salvini. Alla prima prova politica importante, quella dell’elezione del presidente della Repubblica, le posizioni si sono divaricate. Il voto dell’altro ieri ha rimescolato le carte. Sì perché in sintonia con Passera ed Alfano è risultato non Tosi ma Raffaele Fitto, tanto da essere indiziato di avere votato il presidente, nel segreto dell’urna. Lui smentisce, ma i rapporti con l’ex-Cavaliere si sono ulteriormente deteriorati e Passera gli ha fatto sapere che le porte sono aperte («c’è notevole convergenza sulle nostre posizioni», ha detto parlando a Lecce). Gli anti-Berlusconi al posto degli anti-Salvini che si sono persi per strada? Sul presidente della Repubblica, e non solo, c’è completo accordo. Dice Fitto: «Faccio gli auguri a Mattarella, che per cultura personale e sensibilità istituzionale sarà un arbitro garante di tutti. Quanto a Forza Italia, occorre l’azzeramento totale nel partito e nei gruppi parlamentari dopo il totale fallimento politico del Nazareno. Basta «nazarenate»: abbiamo già dato».
Passera abbandonato da Tosi ci prova con Fitto. E dire che Tosi doveva essere uno degli uomini forti di Passera, il trait d’union con gli elettori leghisti, diventando una spina nel fianco di Salvini. Del resto, era stato chiaro, parlando di Passera: «È una persona che stimo personalmente, da quando era ministro – aveva spiegato Tosi – sia per il modo di pensare che per il modo di comportarsi. Lui può essere la persona giusta per rifondare il centrodestra, condividiamo le stesse basi di liberismo, trasparenza, efficienza, voglia di riforme. Il centrodestra, per rinascere, d’altra parte, ha bisogno di persone credibili come lo è lui”.
Insomma, c’eravamo tanto amati. L’uscita di Tosi anti-Mattarella crea ora non poco imbarazzo al fondatore di Italia Unica e al suo parterre. In sala, l’altro ieri a Roma, al battesimo del movimento c’erano tra gli altri Silvana Mura, ex-braccio destro di Antonio di Pietro all’Idv (di cui è stata tesoriere), Santo Versace, ex-parlamentare Pdl e berlusconiano deluso al pari di Mario Mauro (ex-ministro della Difesa) e Mario Baldassarri (ex-Fli, ex-viceministro dell’Economia), l’economista Nicola Rossi, ex-senatore Pd, che già doveva rientrare in politica al fianco di Luca di Montezemolo, l’ex-banchiere Francesco Micheli, l’attivista lgbt e consigliere comunale a Roma di Sel, Imma Battaglia. La lista dei «passerotti» comprende anche Riccardo Puglisi, collaboratore del Corriere della Sera, Pellegrino Capaldo, ex-Dc, ex-presidente della Banca di Roma, ex-consigliere di Ciriaco de Mita, Marco Follini, vicepresidente del consiglio nel secondo governo Berlusconi, Luca Bolognini, a capo dell’Istituto italiano per la privacy, Lelio Alfonso, che lavora al gruppo editoriale Rcs, Carlo Fusi, collaboratore del Messaggero. Il cerchio si chiude con i co-registi occulti: Luca di Montezemolo e Diego della Valle, uniti tra l’altro dal rancore verso Sergio Marchionne, che ha messo alla porta della Ferrari il primo e ha dato sprezzantemente dello scarpaio al secondo.
Che ne pensano di Mattarella i Passera-boys? Mario Mauro, che ha guidato il suo gruppetto, Popolari per l’Italia, al voto pro-Mattarella, dice: «Un presidente garante, scelto per difendere l’Italia. È quello che abbiamo chiesto al Pd. Ce l’hanno dato e lo abbiamo votato». Più defilato è Marco Follini, che alla vigilia del voto aveva tolto dalla rosa Romano Prodi ma era titubante pure verso Sergio Mattarella: «Prodi è troppo ingombrante _.C’è un’antica regola repubblicana per la quale si tende a scegliere leader di secondo piano, non troppo importanti e non troppo ingombranti, che non minaccino una invasione di campo. Arbitri e non giocatori. Ha funzionato a lungo, perché la gran parte degli arbitri si è adoperata per rafforzare l’unità istituzionale. Quanto a Mattarella e Castagnetti sono nomi degni della più alta considerazione ma credo sia meglio cercare persone meno caratterizzate politicamente».
Nel dopo-voto Passera detta la linea. C’è il de profundis, dopo la sconfitta, per Berlusconi: «ha cercato compromessi al ribasso con Renzi e s’è fidato anche lui dello stai-sereno-Silvio così alla fine ha commesso un tradimento inescusabile verso milioni di persone». Poi un’altra stoccata, in cui accomuna Berlusconi e Renzi: «Noi saremo il partito della squadra, le persone singole al comando che si sentono uniche e indispensabili non servono a niente, servono quelle che sanno mettere insieme persone in gamba e maneggiare leader, noi lanceremo leader dappertutto. Circondarsi di camerieri e molto più facile».
Quanto a Salvini, è telegenico ma non ha personalità: «dondola come un pendolo tra Tsipras e Le Pen”. E le tre proposte-forti di Passera potrebbero tagliare qualche ciuffo d’erba sotto i piedi del leader della Lega. Italia Unica infatti vuole l’abolizione delle Regioni, lo stop all’immigrazione («perché la situazione è ormai insostenibile»), tolleranza zero contro la criminalità. Un programma condiviso anche dal redivivo Gianfranco Fini, che ha (inutilmente) invitato Berlusconi a votare Mattarella e twitta: «sarà il presidente di tutti gli italiani, congratulazioni e auguri sinceri di buon lavoro».
Fini per ora sta costruendo un nuovo gruppo, Liberadestra, che potrebbe apparentarsi con Italia Unica con la mediazione di Adolfo Urso, finiano di ferro che è stato ministro nel governo Passera e ha dato vita recentemente alla manifestazione Sveglia centrodestra. Si sveglierà davvero il centrodestra nell’era del democristiano non pentito Sergio Mattarella?