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 2015  febbraio 03 Martedì calendario

Sorpresa, i Bronzi di Rotschild sono di Michelangelo. Così dice un professore emerito di storia dell’arte a Cambridge ma già Il barone Adolphe ne era convinto

Due statue alte circa un metro, raffiguranti un giovane e un vecchio con un braccio alzato, a cavallo di due pantere, sarebbero le uniche opere in bronzo di Michelangelo ancora esistenti. Si trovano al Fitzwilliam Museum di Cambridge ed erano note e ammirate da tempo, ma la loro attribuzione era stata sempre oggetto di discussioni e discordie. Un gruppo di esperti, composto da storici dell’arte e da specialisti di anatomia e di datazione dei metalli, è ora arrivato alla conclusione che le due statue sono senza dubbio di Michelangelo: le avrebbe fuse nel 1506, poco tempo prima di iniziare l’immane lavoro di affresco della Cappella Sistina.
Le due figure erano note come i Bronzi di Rotschild, perché erano state acquistate dal barone Adolphe ed esposte in una mostra nel 1878. Già Rotschild era convinto che fossero di Michelangelo, ma all’inizio del ‘900 gli esperti dell’epoca conclusero che si trattava di opere del rissoso Benvenuto Cellini, il cui manierismo ben si adattava alle forme vibranti delle figure umane e all’idea di fare cavalcare loro una pantera.
I bronzi appartengono ora a un anonimo collezionista privato che li ha acquistati a un’asta da Sotheby’s nel 2002 e li ha prestati nel 2012 alla Royal Academy of Arts per una esposizione. Tra i visitatori della mostra c’era anche il professore emerito di storia dell’arte di Cambridge, Paul Joannides, che vedeva le statue per la prima volta dal vivo. Ne è rimasto così colpito che è tornato più volte all’Academy e senza dare troppo nell’occhio le ha persino toccate con una mano, provando una sensazione che non dimenticherà più. Nel suo ufficio all’università, il professor Joannides si è messo subito al lavoro. Si ricordava di un disegno a sanguigna di Michelangelo, forse una copia fatta da un suo allievo, custodito al Museo Fabre di Montpellier. Raffigurava un uomo di spalle, con un braccio alzato, i muscoli della schiena scolpiti dal gioco d’ombre, uguali a quelli delle schiene degli uomini sulle pantere. E poi all’Albertina Museum di Vienna c’erano altri disegni di leoni e pantere, anche quelli attribuiti a Michelangelo, e c’erano uomini su pantere anche nei bozzetti a sanguigna della Vergine con il Bambino in braccio, eseguiti nel 1508.
Joannides aveva ancora qualche dubbio. «Sapevo bene – ha raccontato – quanto fosse pericoloso attribuire opere a Michelangelo. Ogni due o tre anni salta fuori qualcuno che dice di avere trovato un suo lavoro sconosciuto o perduto, e nel 99,9 per cento dei casi si tratta clamorosi errori». Ma c’era qualcosa in quelle figure che portava inevitabilmente a Michelangelo: lo stile vigoroso, il braccio alzato, la cura nel delineare la fisionomia di ogni muscolo del corpo, l’abbandono di ogni forma classica. Lo stile era chiaramente quello degli inizi del XVI secolo, un’epoca nella quale solo due artisti avevano una tale conoscenza dei particolari anatomici dei corpi umani: Leonardo da Vinci e Michelangelo. Non c’erano altri candidati plausibili.
Nell’indagine sono stati coinvolti il Rijksmuseum di Amsterdam, che ha datato il bronzo alla fine del XV secolo o all’inizio del XVI, e l’università di Warwick, il cui principale esperto di anatomia, il professor Peter Abrahams, ha confermato che la rappresentazione dei corpi maschili è perfetta. Alcuni critici sono dubbiosi, perché la fisionomia delle due figure maschili è anche un po’ frivola e sbarazzina, ma le schiene possenti dalle quali Michelangelo era ossessionato sembrano proprio le stesse del cartone della Battaglia di Cascina (che doveva affrescare il Salone dei Cinquecento a Firenze, di fronte alla Battaglia di Anghiari di Leonardo) con i soldati nudi che si arrampicano sulle rive dell’Arno dopo aver fatto il bagno.
Si conoscevano solo altre due statue in bronzo di Michelangelo, il Giulio II benedicente collocato nel 1508 sulla facciata di San Petronio a Bologna, e il David De Rohan, una copia del famoso marmo di Firenze commissionata da un maresciallo francese arrivato al seguito di Carlo VIII e perduta intorno al 1790 nel caos della Rivoluzione. La statua del Papa guerriero non ebbe sorte migliore. Alta più di tre metri, doveva celebrare la conquista di Bologna a danno dei Bentivoglio, che però tornarono dopo tre anni e la fecero abbattere. Parte del bronzo fu donato al duca di Ferrara Alfonso d’Este, che lo fuse e ne fece una colubrina, chiamata «La Giulia».
Per il professor Joannides non ci sono più dubbi: le due statue sono gli unici bronzi di Michelangelo sopravvissuti. Se fosse vero, sarebbe l’ultima sensazionale scoperta di un periodo particolarmente fecondo per l’arte rinascimentale e barocca: nel 2012 la comparsa a Londra del Salvator mundi di Leonardo e, pochi mesi fa, l’autenticazione della vera Maddalena in estasi di Caravaggio.