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 2015  febbraio 03 Martedì calendario

Michele Buoninconti, il marito di Elena Ceste parla con il gip: «Non cercate i luoghi ma uomini». Sabato i funerali della casalinga ritrovata il 18 ottobre

«Questa volta è toccato a me, mi tocca portare questa croce, ma io sono innocente, non ho ucciso Elena». Domenica mattina, Michele Buoninconti – arrestato venerdì per l’omicidio e l’occultamento di cadavere della moglie Elena Ceste – ha chiesto e ottenuto di andare a messa. Ha fatto la comunione, dopo essersi confessato con il sacerdote del carcere e poi è tornato in cella a meditare. Ieri davanti al gip non ha confessato nulla. Anzi, dopo due ore di confronto con il giudice Giacomo Marson alla presenza del suo avvocato di fiducia Chiara Girola e del pm Laura Deodato, ha ribadito con forza la sua innocenza. L’interrogatorio è iniziato alle 11,30 e sì è concluso alle 14.30. L’avvocato, che è letteralmente fuggita dal carcere, sotto scorta degli agenti penitenziari che l’hanno accompagnata sino al cancello per proteggerla dalle tv e dai cronisti in agguato, s’è limitata a diffondere un testo tacitiano: «informo che il cliente ha risposto alle domande e che il gip si è riservato».
L’indizio del terriccio
Entro domani si saprà se l’arresto è stato convalidato o no. Buoninconti ha ripercorso le tappe della sua auto-difesa, ripetendo, più o meno, quanto già deposto nei quattro verbali che ha firmato dal gennaio 2014 sino a novembre, quando è stato ufficialmente indagato dalla procura per omicidio. Ha voluto precisare la sua versione anche sull’indizio-prova del terriccio con tracce di fosforo e zolfo, proveniente dal Rio Mersa dove è stato trovato, il 18 ottobre, il corpo della moglie, rintracciato dai Ris sui vestiti che lui avrebbe trovato davanti al cancello della villetta, subito dopo la scomparsa. Gli inquirenti ritengono che Michele, dopo avere ucciso la moglie, abbia portato il corpo nel canale, contaminandosi le mani smuovendo la terra nel tentativo di coprire il corpo di Elena; poi, tornato a casa, avrebbe preso i vestiti che la donna si era tolta la sera e li avrebbe lasciati all’aperto per simulare la crisi nervosa e la fuga nelle campagne. Proprio in questa circostanza si sarebbe tradito, lasciando le tracce sui vestiti. Ma lui ha spiegato che, proprio in quei minuti, si era diretto a piedi verso il Rio Mersa, durante le prime ricerche, sporcandosi le suole delle scarpe con cui avrebbe calpestato, prima di accorgersene, i pantaloni, la maglietta, il reggiseno e il maglione della moglie. Dettaglio importante: le tracce di fosforo e zolfo sarebbero state rilevate dai Ris anche sui collant che Michele avrebbe però ritrovato più tardi. Calze nuove, mai indossate, forse mai state tra i primi indumenti ritrovati. E allora? Gli avvocati avevano consigliato di avvalersi della facoltà di non rispondere per studiare meglio la difesa. Lui avrebbe agito d’impulso, trovandosi di fronte il pm che lo accusa del delitto.
«Cercate gli uomini»
Nemmeno lui crede più al suicidio e forse neanche a una morte accidentale. S’è quasi convinto che «qualcuno ha portato Elena nel canale». Ma chi? «Non cercate i luoghi – aveva ammonito – ma le persone...». Insomma, gli uomini che nel corso dei mesi avevano avuto contatti, in chat o direttamente, con la moglie.
I funerali di Elena Ceste si terranno sabato alle 10 a Govone, in forma strettamente privata secondo il volere della famiglia e per proteggere la privacy dei quattro bambini della coppia.