la Repubblica, 3 febbraio 2015
Dopo l’appoggio di Obama, Tsipras cerca quello di Renzi e promette: «Ripagherò tutti i debiti ma in base alla crescita»
Tsipras – incassato l’appoggio di Obama – prova a consolidare l’asse anti-austerity con Matteo Renzi. Il premier greco sarà oggi a Roma, prima tappa di un tour con il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, con un obiettivo chiaro: ottenere dalla Ue «lo spazio per respirare». Leggi la liquidità necessaria a stendere un nuovo programma di riforme e poi concordare un piano di ristrutturazione del debito. Dopo la tappa italiana, il leader di Syriza vedrà Hollande e Juncker. Mentre le diplomazie lavorano sottotraccia al delicatissimo summit con Merkel e Schauble, sempre indisponibili a «modifiche unilaterali agli accordi già firmati». Il ministro delle Finanze tedesco – temendo cedimenti nel rigore dopo l’affondo della Casa Bianca – ha richiamato all’ordine pure Bruxelles: «La Troika fa parte degli accordi firmati dalla Grecia con i creditori che le hanno prestato 240 miliardi – ha detto sibillino – Juncker dunque non ha alcun diritto per concordare con Atene l’addio alle ispezioni». Un problema non di poco conto visto che ieri lo stesso Tsipras ha dato di nuovo il benservito – pur se con parole più garbate di quelle usate da Varoufakis – ai tecnici di Bce, Ue e Fmi, invitandoli a non rimettere più piede ad Atene.
La tensione sui negoziati tra il Partenone e Bruxelles resta alta. Ieri la Borsa ellenica ha festeggiato (+4,6%) le parole rassicuranti di Varoufakis dopo l’incontro con il suo omologo britannico George Osborne – «troveremo presto un’intesa» – ma i rendimenti dei titoli a tre anni sono a un soffio dal 20%. Il timore degli operatori è che senza un accordo la Bce, pressata dalla Bundesbank, possa tagliare tra qualche settimana i finanziamenti alla Grecia spingendola sull’orlo del default. «Noi non vogliamo fare concessioni alla Troika per sbloccare l’ultima tranche da 7 miliardi di aiuti – ha ribadito ieri convinto Varoufakis – ma sono certo che nel rispetto delle regole, Eurotower potrà garantirci i crediti che ci servono». Meno tranquillizzanti le parole di Osborne secondo cui «l’impasse greca è la peggior minaccia per la stabilità mondiale».
Dietro le quinte però i negoziatori iniziano a fare timidi progressi. Il ministro delle Finanze di Atene ha detto ieri che il governo greco non chiede più il taglio del debito, ma proporrebbe la sua conversione in due bond differenti: uno “perpetuo” per allungare le scadenze a tassi adeguati e un altro con i tassi d’interesse legati alla crescita del pil ellenico. Un modo per pagare rate più alte quando le cose vanno bene e togliere pressione dalle casse dello Stato in congiuntura negativa. Varoufakis ha pure confermato che l’esecutivo manterrà il bilancio in equilibrio anche se con attivi inferiori a quelli imposti dalla Troika per finanziare il piano di interventi umanitari promessi da Syriza. Che intanto – attraverso il viceministro Panousis – “disarma” la polizia, autorizzata ad usare la forza nei cortei «in casi estremi».