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 2015  febbraio 03 Martedì calendario

Il giuramento di Mattarella. Il neopresidente vuole andare incontro all’Italia che soffre di più. Punta tutto sulle riforme, sulla credibilità politica e sull’antiterrorismo. Tutto senza invasioni di campo rispetto ai poteri del Parlamento, del governo e della magistratura

Forse sarà il discorso di insediamento più breve della Repubblica, ma Sergio Mattarella stamattina alle dieci metterà in fila uno dopo l’altro i problemi del paese e presenterà la sua ricetta da nuovo presidente della Repubblica. Le riforme, anzitutto. Un cammino che «incoraggerò» in pieno, sempre sulla base «delle decisioni che il Parlamento nella sua autonomia vorrà prendere». Poi: ridare credibilità alla politica, «riconnettere istituzioni e cittadini», ma per farlo davvero bisogna tenere conto delle «condizioni reali del paese». Ovvero, affrontare con forza la recessione che getta gli italiani, e soprattutto i ceti più deboli, nelle braccia dell’antipolitica. Perché le colpe di tanta sofferenza e disagio sociale, secondo l’onda lunga che monta fra tanti cittadini, ricadono sui partiti. Ancora, nel discorso di investitura del capo dello Stato: l’Europa. È la cornice in cui questa operazione di rilancio politico e sociale del nostro paese, va incardinata, «può e deve avvenire nell’ambito della comunità europea». Insomma, chi attacca l’euro è fuori strada, i conti e i patti vanno rispettati, ma margini di manovra per trattare con Bruxelles ci sono.
Altro capitolo: la sicurezza, il pericolo terrorismo. E anche qui da Mattarella un richiamo forte alla comunità internazionale che non può lasciare da sola l’Italia, che «non può chiedere al nostro paese di far tutto da solo». Con riferimento anche alla questione degli sbarchi e delle infiltrazioni fra gli immigrati. E di sé, del suo ruolo, di che presidente sarà, cosa dirà Mattarella? Si presenterà come arbitro imparziale, attento custode della Carta e metterà molto l’accento sul «rispetto della divisione dei poteri». L’idea dunque di un capo dello Stato non interventista, garante della Costituzione e senza invasioni di campo rispetto ai poteri del Parlamento, del governo e della magistratura.
Il tutto, appunto, prenderà forma in un discorso così asciutto, tanto essenziale che potrebbe anche entrare nei record come il discorso del Presidente più breve nella storia repubblicana. Al massimo, parlerà una ventina di minuti. Nella più solenne delle cerimonie del Parlamento, con Montecitorio imbandierata, le salve di cannone sul Gianicolo, la campana della Camera a stormo, i corazzieri già pronti per scortarlo di lì a poco fin su al Quirinale. Sul Colle, dove salirà dopo aver reso omaggio all’Altare della patria, prima l’abbraccio di Giorgio Napolitano che gli affiderà il Collare di Gran croce, massima decorazione che spetta al capo dello Stato. Poi, alle 11.30, l’incontro col presidente supplente Pietro Grasso, le alte cariche dello Stato, leader politici, sindacali, imprenditori, intellettuali, circa quattrocento persone per la cerimonia di insediamento al Quirinale. Il benvenuto di Grasso, il saluto del nuovo presidente. A mezzogiorno e mezzo il Salone dei Corazzieri si svuoterà. E Sergio Mattarella prenderà “possesso” del Palazzo: il suo appartamento privato nella Palazzina, con lo studio personale, da quale nei prossimi setti anni parlerà in tv agli italiani, e lo studio alla Vetrata dall’altra parte della “Manica Lunga” che è il luogo delle consultazioni di governo e degli incontri politici, in un primo rapido giro dell’immensa “corte” che fu di papi e re.
Ieri al discorso di investitura – chiusi nella foresteria della Consulta che l’ex giudice costituzionale ha abitato per l’ultima volta prima di trasferirsi al Colle – Mattarella e i suoi hanno lavorato tutto il giorno. Sosta per il pranzo nella mensa della Corte costituzionale. Per il capo dello Stato mezza porzione di fusilli al pomodoro e basilico e una tagliata di frutta. Lavoro di squadra sul testo. Alcuni parti suddivise, altri capitoli scritti a più mani, ma via via lievitati in tante, troppe cartelle. A quel punto, rientrato dalla riunione serale della Consulta da cui ha dato le dimissioni, il presidente si è messo all’opera per asciugare, ridurre, condensare, sfrondare. Ancora fino a notte gli ultimi ritocchi, prima della versione definitiva.
Sergio Mattarella, il dodicesimo capo dello Stato, che stamattina giura e si insedia davanti al Parlamento, vuol presentarsi subito così agli italiani: parole poche, retorica e verbosità ancora meno. Anche così si può provare «a ricucire il rapporto tra il paese e le istituzioni», si può provare a chiudere la ferita fra la politica e i cittadini, sempre più disincantati e stanchi. Con un messaggio al paese che appunto sarà probabilmente il più essenziale fra tutti i messaggi pronunciati nel solenne momento dell’investitura a capo dello Stato.
Anche perché in fondo, secondo il filo conduttore del ragionamento del nuovo presidente, «i nostri concittadini» come stanno le cose lo sanno bene. lo vivono giorno per giorno sulla loro pelle. Eccolo il “mood” del nuovo uomo del Colle, che echeggerà stamattina nel discorso in Parlamento ma soprattutto nel cammino di sette anni al Colle che comincia.
Le «difficoltà», le fatiche, il disagio e le sofferenze che molta parte degli italiani sta affrontando in questi ultimi anni. L’attenzione di Sergio Mattarella è puntata soprattutto in questa direzione, per andare incontro all’Italia che soffre di più. Non sarà, e non può essere, quello del presidente della Repubblica, un programma di annunci e di interventi. Tocca al governo. E il nuovo capo dello Stato sarà bene attento a non commettere alcuna invasione di campo. Ma il suo primo appello, la sua prima moral suasion, sarà proprio questa.