il Fatto Quotidiano, 29 gennaio 2015
«Il mio tribunale senza aule, tra topi e legionella. I giudici non hanno spazi e sono costretti a lavorare nei bagni. Non vengono assunti giovani: non si fa un concorso da 15 anni». Lo sfogo di Mario Bresciano, presidente del Tribunale di Roma
Prima c’è stata la legionella, poi i topi. E ancora: giudici costretti a lavorare nei bagni per mancanza di spazi e udienze rinviate per aule che restano inagibili per anni. Mario Bresciano, presidente del Tribunale di Roma dal 2012, ha visto la situazione in cui vive la giustizia italiana peggiorare giorno dopo giorno. La verità è che “siamo costretti a vivere in modo precario, nonostante siamo il tribunale più grande d’Europa e il secondo per produttività di magistrati”. La causa: “Il totale abbandono da parte di tutti i governi”. Da Letta a Renzi, nessuno si è occupato di situazioni come quelle di Piazzale Clodio, dove i processi si tengono in stanze senza finestre e nei corridoi del sottoscala bisogna fare il dribbling tra vecchi faldoni imballati.
Presidente, qual è la carenza più grave del Tribunale di Roma?
La più grave riguarda l’organico del personale: su 1198 persone, ne sono presenti 835, con una scopertura dell’oltre il 30% e che supera abbondantemente il 40% se consideriamo che di questi 192 usufruiscono dei permessi previsti dalla legge 104/1992, 85 sono part-time e altri 36 in aspettativa.
Perché il personale si è ridotto così drasticamente?
Perché non si fanno concorsi da 15 anni per mancanza di fondi. L’età media dei dipendenti è di 50 anni. Qui i giovani non entrano.
Quali sono le conseguenze concrete sul sistema giudiziario?
Il lavoro dei cancellieri, proprio perché non ve ne sono abbastanza, non viene più svolto. Ciò comporta due conseguenze: la prima riguarda i visti di irrevocabilità sulle sentenze che non vengono più messi. Questo vuol dire che se una persona ha una condanna passata in giudicato e manca il visto, al casellario giudiziario continua a risultare incensurato. Inoltre c’è il rischio prescrizione: ci sono migliaia di sentenze impugnate, ma proprio perché non possono essere trasmesse alla Corte di Appello, il tempo scorre e i reati si prescrivono. Le conseguenze peggiori ci sono al civile. Facciamo un esempio pratico: se a un cittadino pignorano la casa, ma questo paga, non vi è alcun cancelliere che comunica al giudice la richiesta telematica di sospensione della vendita. Così il cittadino, anche se ha pagato, subirà la vendita dell’abitazione.
In teoria, il processo di informatizzazione dei tribunali è uno dei fiori all’occhiello della Riforma della Giustizia di Renzi.
Mi devono spiegare come fanno ad avviare un processo di informatizzazione quando non ci sono i cancellieri. Ci deve essere qualcuno dall’altra parte del pc che gestisca le comunicazioni telematiche o che inserisca i dati. Inoltre abbiamo un solo tecnico informatico per tutti.
Quindi continueremo ad avere i faldoni per terra nei sottoscala?
Sì, abbiamo chiesto degli spazi per archiviare molte sentenze che hanno anche un valore storico. Non abbiamo avuto risposta.
Avete fatto segnalazioni al ministero?
Ho spedito la prima lettera al ministero nell’ottobre 2012, nessuna risposta. Ne ho inviate altre quattro. Sempre silenzio. Alla fine, il 12 gennaio ne ho mandata una al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
E l’ex capo dello Stato le ha risposto?
Mi ha rassicurato di aver fatto presente l’urgenza al ministero. Ma dal dicastero ancora niente.
Vi sentite abbandonati dalle istituzioni?
Abbandonati e frustrati. Si rende conto cosa vuol dire passare qui dentro giornate intere e ricevere uno dopo l’altro giudici e personale che ci dicono che non sono in condizione di lavorare? C’è stato addirittura un giudice del civile costretto a studiare un fascicolo in bagno. Non è importante di chi si tratti, ma le pare dignitoso lavorare in queste condizioni? Tutto questo perchè mancano gli spazi, e non solo. Lo scorso anno ho dovuto sospendere anche i pagamenti dei compensi agli avvocati per il gratuito patrocinio. Inoltre entro l’anno verranno meno per pensionamento altre 50 persone, e così sarò costretto a ridurre anche il numero di udienze monocratiche. Ovviamente tutto ciò comporterà un aumento delle condanne per irragionevole durata dei processi, con danno non solo economico per l’Italia, ma anche di immagine all’estero. E poi sono tanti altri problemi da affrontare, come quelli sulla manutenzione dei locali e degli impianti di fonoregistrazione, che si rompono continuamente e ci vogliono mesi per aggiustarli, dato che la ditta che se ne occupa si trova a Trieste.
Situazioni precarie sia al civile che al penale. Pochi mesi fa erano tutti spaventati dalla presenza di topi nella Corte di Appello di Piazzale Clodio.
Non solo i topi. Ci sono stati addirittura casi di legionella. Questo perché non ci sono soldi per pulire i filtri dei condizionatori.
Qual è la causa del disinteresse che lei denuncia?
Io credo che ci sia una volontà da parte dei governi di lasciare abbandonata a se stessa la giustizia. Ci sono più possibilità di essere colpiti da una giustizia che funziona. E a nessuno conviene.
La riforma di Orlando servirà a qualcosa?
È una riforma in gran parte inutile. Dice di ridurre le ferie ai magistrati affinché siano più produttivi. Ma se ad oggi il lavoro dei magistrati è superiore a quello che riescono a smaltire i cancellieri?
È una riforma troppo lontana dalla realtà. Il premier Renzi parla di situazioni che non ha mai visto. È una riforma che – come nel caso dell’arbitrato – favorisce solo gli avvocati.
E gli avvocati sono voti. Per la precisione 350 mila in tutta Italia.