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 2015  gennaio 29 Giovedì calendario

Ieri sì è avuto il primo test dell’effetto Tsipras sui mercati italiani: l’asta di BoT semestrali è andata bene, collocati 7 miliardi con domanda elevata, il tasso scende allo 0,16%

L’orecchio è teso verso al Grecia. Lo sguardo, invece, è sulle dinamiche dei titoli di Stato in Italia. E non solo. Così, ieri, sì è avuto il primo test dell’effetto Tsipras sui mercati. Certo, un’asta di BoT semestrali non è molto significativa. Ben più rilevante è il collocamento di oggi di BTp (a 5 e 10 anni fino al massimo di 6,5 miliardi) e CcTEu. Ciò detto, nell’ultima seduta si è avuto per l’appunto un primo assaggio. In sè il collocamento è andato bene. Il MeF ha venduto 7 miliardi di buoni con scadenza a 6 mesi, con il rendimento in asta dello 0,16%. Si tratta, da un lato, di un tasso in calo rispetto a quello dell’ultima vendita di dicembre scorso (0,297%). Ma, dall’altro, di un valore che è superiore al minimo storico (lo 0,136% segnato nello scorso agosto). Ebbene: questo secondo elemento è il segnale, seppure in una dinamica positiva, che c’è nervosismo legato ad Atene? La risposta, rispetto all’asta di ieri, è negativa. Cioè gli esperti, anche a fronte di una domanda in crescita, sottolineano che qualche punto base in più dai minimi non ha alcun significato.
In realtà, per tentare di avere qualche indicazione bisogna guardare l’andamento dei titoli di Stato in generale.
In tal senso: può l’ulteriore calo del rendimento del Bund decennale (ieri allo 0,35%) indicare che ritorna la paura? Rebus sic stantibus, al netto di Cigni neri dietro l’angolo, gli esperti affermano di no. «È l’effetto – spiega Sergio Capaldi di Intesa Sanpaolo – dell’attesa per il Qe. La Bce, infatti, comprerà anche molti bond governativi tedeschi. Di conseguenza» il loro rendimento, seppure già inesistente, scende ancora. Peraltro, proprio quest’ultima dinamica spiega maggiormente l’allargamento dello spread BTp – Bund. Il differenziale, ieri, ha chiuso a 128 punti base (erano 119 due sedute fa). Nel passato una simile dinamica sarebbe stata attribuita alla maggiore tensione sul governativo di Roma. Così non è stato ieri. Certo, il tasso del BTp è aumentato arrivando all’1,63%. E, tuttavia, l’incremento (era all’1,58% martedì) non è stato poi così marcato. Ben più significativa è la continua diminuzione dello yield di un Bund che non offre praticamente più rendimento.
Tutt’altra musica, invece, quella suonata ad Atene. Qui si nota sempre più l’inversione della curva dei rendimenti. Il tasso del buono a 1 mese è andato oltre il 10%. Quello a 3 anni è al 16,7% mentre il 10 anni «paga» il 10%. Insomma il mercato, giusto o sbagliato che sia, esprime forti timori rispetto alla Grecia. Quei timori che, per adesso, non si vedono negli altri Paesi di Eurolandia dove, allo stato attuale, domina il «bazooka» di Mario Draghi. Il tempo dirà se Tsipras, da una parte, e la mossa della Bce dall’altra potranno essere, oppure no, un’opportunità per l’unione monetaria.