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 2015  gennaio 29 Giovedì calendario

Così la “dama bianca” saltava i controlli. Parla Federica Gagliardi, la donna arrestata mentre era ancora sulla scaletta del volo che la riportava a Roma da Caracas con 23 chili di cocaina nel trolley: «Le ragioni per le quali mi è stato più volte riservato dalla Guardia di finanza un trattamento di favore in aeroporto sono verosimilmente dovute alla mia notorietà». Ovvero dopo le foto con Berlusconi

Passava ai varchi di sicurezza dell’aeroporto di Fiumicino senza essere sottoposta ad alcun controllo.
Doveva andare così anche il 13 marzo scorso, invece Federica Gagliardi, 33 anni, si è ritrovata in manette mentre era ancora sulla scaletta del volo che la riportava a Roma da Caracas. Nel trolley aveva 23 chili di cocaina. Non riusciva a crederci e il motivo lo ha spiegato ai magistrati di Napoli poco dopo l’arresto: «Le ragioni per le quali mi è stato più volte riservato dalla Guardia di finanza un trattamento di favore in aeroporto sono verosimilmente dovute alla mia notorietà acquisita dopo la mia partecipazione alle riunioni del G8 e G20 nel giugno 2010 in Canada nella delegazione italiana al seguito dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e per questo ho avuto una certa notorietà, per qualche mese sono apparsa su quotidiani nazionali e rotocalchi vari, per cui è possibile che anche questo effetto mediatico abbia agevolato con i finanzieri il mio trattamento a Fiumicino».
Una vera «dama bianca», come era stata definita all’epoca, travolta però dalla ricerca di soldi e successo.
Il doppio viaggio
Ieri sono stati arrestati i camorristi che gestivano il traffico di stupefacenti con il Venezuela e anche Gagliardi ha ricevuto in carcere un nuovo ordine di custodia. Le indagini condotte dalla Guardia di finanza disegnano il ruolo della donna, «corriere» consapevole per ben due volte. Il primo viaggio avviene a metà febbraio. Gagliardi viene contattata a Roma da un amico per un servizio fotografico. In realtà poco dopo le viene spiegato quale sia il vero motivo e lei accetta senza esitazione: compenso pattuito 35 mila euro. Al momento del rientro saltano le «coperture», torna a Roma abbandonando in Venezuela il bagaglio pieno di droga. Il giorno dopo accetta però un secondo incarico. Parte per Caracas e lì attende istruzioni per riportare indietro il nuovo «carico». Rimane in Sudamerica quasi un mese, poi ha il via libera al rientro.
Il poliziotto complice
Il volo è quello del 19 febbraio 2014 perché, come evidenzia il giudice «è il giorno in cui il poliziotto Andrea Pellegrini, facendo il turno di mattina, avrebbe potuto accogliere i due corrieri e accompagnarli al di fuori dell’aeroporto». In cambio di soldi, l’agente della Polaria – finito ieri in carcere – si è messo a disposizione dell’organizzazione: «Il poliziotto era stato reclutato dal sodalizio per accogliere sottobordo i corrieri Gagliardi e l’altro “corriere” Andrea Santellocco al loro rientro da Caracas; farli salire a bordo di un’auto della polizia; accompagnarli fuori dall’aeroporto, eludendo, in tal modo, qualsiasi forma di controllo; recuperare agevolmente i panetti di cocaina trasportati dai corrieri». Pochi giorni prima uno dei boss viene però arrestato, il rischio di essere scoperti è troppo alto. Il trasporto rischia di saltare. A questo punto è la stessa Gagliardi a proporre la soluzione: contatterà un suo amico della Finanza. Scrive il giudice: «Dalle complesse attività investigative si può rilevare che Gagliardi avrebbe portato a compimento la propria condotta criminosa sfruttando, molto probabilmente, l’amicizia di un militare della Guardia di finanza – verosimilmente maturata durante i frequenti passaggi nell’aereoporto in questione per motivi di lavoro e privati – il quale, ignaro dei suoi propositi delittuosi, le avrebbe prestato assistenza, accompagnandola fuori dagli spazi doganali».
L’incarico alla Regione
È proprio il finanziere Pablo Leccese, durante l’interrogatorio come testimone del 24 marzo scorso, a spiegare che «la donna mi fu presentata nel luglio del 2012 dall’allora tenente Mauro, mio predecessore nell’incarico di comandante. Mi disse che si trattava di una personalità, in quanto era referente per la Regione Lazio del progetto relativo al piantonamento e alla connessa assistenza medica dei cosiddetti ovulatori, vale a dire i sospetti corrieri di droga occultata nel corpo, presso l’Ospedale civile di Ostia. Venivano svolte in favore della Gagliardi le procedure del check-in bypassando le procedure di controllo dei bagagli. Talora è capitato che la stessa autovettura della Gagliardi sia stata parcheggiata in caserma e questo sempre allo scopo di facilitare e rendere più rapida possibile la procedura di imbarco della stessa». La donna ammette il ruolo di «corriere» ma nega di «aver avuto compiti di vendita della cocaina in Italia». Fa i nomi di altri finanzieri in servizio al Leonardo Da Vinci che «agevolavano i miei passaggi, tra cui il colonnello Fabrizio Giaccone». Nel suo telefono sono stati trovati decine e decine di numeri e indirizzi sui quali sono ancora in corso accertamenti. L’indagine sulla «rete» dei clienti della «dama bianca» non sembra ancora terminata.