Corriere della Sera, 28 gennaio 2015
«Chiuso per mancanza di personale amministrativo» A Monza chiude di mercoledì il sesto più grande ufficio giudiziario d’Italia. Tutti i mercoledì.
Chiude di mercoledì il sesto più grande ufficio giudiziario d’Italia. Tutti i mercoledì. «Chiuso per mancanza di personale amministrativo» smette di essere una metafora colorita e diventa realtà a Monza. Non è una protesta dei sindacati dei cancellieri. È un ordine dei capi del Tribunale e della Procura della Repubblica.
La decisione – un giorno alla settimana di cancellerie chiuse all’utenza sia privata sia pubblica, salvo la ricezione di «atti indifferibili» o super «urgenti» a valutazione dei capi – è infatti motivata come l’unico e ultimo modo per cercare di salvare il salvabile: e cioè per mettere in condizione gli sparuti cancellieri (-25%) di tenere a galla almeno tutti quegli adempimenti che prima e dopo le udienze servono per mandare avanti i processi a detenuti, le indagini con arrestati, le urgenze. Non solo: negli altri giorni diversi dal mercoledì, il Tribunale (che di fatto chiuderà le cancellerie anche il sabato) annuncia che aprirà gli sportelli solo dalle 10 alle 13, e non risponderà più a telefonate e a mail (come faceva per venire incontro agli operatori).
Monza è il sesto più grande ufficio giudiziario italiano con un bacino d’utenza fatto di 1 milione e 142.000 cittadini, 83.000 imprese, 62 Comuni, la sopravvenienza in un anno in Tribunale di 37.000 procedimenti civili, 22.000 penali e quasi 8.000 liquidazioni e crediti; e l’arrivo in Procura di 15.350 fascicoli contro noti, 12.400 contro ignoti, 2.480 di competenza del giudice di pace, 3.000 in altri registri.
A far fronte a questa marea ci sono in Tribunale 107 dipendenti amministrativi invece di 144, mentre in Procura (dove a breve mancheranno pure 3 pm su 16) in servizio ci sono 45 cancellieri su 59 teorici (già meno dei 66 previsti dall’organico del 2007 quando il carico di lavoro era assai minore), compresi 4 «part-time» e 9 «legge 104» sull’integrazione dei disabili.
A dispetto di «un sottodimensionamento esplicitamente riconosciuto dagli ispettori ministeriali nell’autunno 2010», soccorso alla Procura non è arrivato. E Anna Maria Di Oreste, presidente del Tribunale al quale nel 2013 è stata anche accorpata la sezione distaccata più grande d’Italia (Desio), lamenta di aver ricevuto soltanto «incomprensione» e «disinteresse» dal ministero, che pure «ha classificato Monza ai vertici degli otto molto grandi uffici giudiziari italiani».
La retorica dei computer si svela per quello che è: il «processo civile telematico conserva significativa parte dei depositi cartacei e quindi duplica le attività di cancelleria», e al pari dell’embrione di informatizzazione del penale sta mostrando che, se può risparmiare costi, non risparmia lavoro di cancelleria, al contrario ne assorbe e richiede di più. Il procuratore Corrado Carnevali e la sua vice Luisa Zanetti aggiungono che «in plurime occasioni a partire dal 2010 la grave situazione dell’organico è stata ripetutamente rappresentata agli interlocutori istituzionali (ministero, Csm, Consiglio giudiziario), sforzandosi di sopperire alle carenze con frequenti riorganizzazioni, nell’attesa (sempre dimostratasi vana) dell’invio di rinforzi, e nella erronea convinzione che prima o poi le segnalazioni fossero prese in considerazione».
Adesso, però, Monza si sente anche presa in giro. Il ministero ha finalmente pubblicato un bando per 1.032 posti in Italia (dove quelli vacanti sono 9.000), ma a Monza ha riservato solo 1 posto su 14 mancanti in Procura e solo 2 (peraltro direttori) su 37 in Tribunale. «Non è assolutamente accettabile», ritiene Di Oreste, «soprattutto in relazione ai molti altri uffici giudiziari con minori vacanze e minori requisiti qualitativi di operosità ed efficienza, ai quali invece, stranamente, è stata assegnata una quota molto maggiore di posti. Guardate in Toscana – ironizza —, dove scoperture di 5 posti ne hanno ricevuti 3…».