La Stampa, 28 gennaio 2015
La geografia delle intolleranze che colora l’Italia attraverso i suoi tweet. Lo studio Vox su due milioni di messaggi via Twitter svela il nostro lato oscuro
Esiste una geografia delle intolleranze che colora la Penisola attraverso i suoi tweet. Una mappa dell’Italia della paura e del risentimento che si esprime in 140 caratteri, dando sfogo a parole che raccontano quell’inconscio collettivo che ogni tanto esplode con i femminicidi, i pestaggi, le discriminazioni razziali, le omofobie, l’antisemitismo, la paura per il diverso. Con un monitoraggio durato otto mesi, per la prima volta in Italia, grazie a un’idea di Vox, l’osservatorio italiano sui diritti (www.voxdiritti.it), sono stati analizzati quasi due milioni di tweet, estratti attraverso un software progettato dall’Università di Bari. Ne è risultata la «temperatura» del sentimento discriminatorio attraverso mappe termografiche che indicano le zone nel Paese dove l’atteggiamento individuale del risentimento viene condiviso e diffuso tra un infinito numero di utenti, che spesso si celano dietro l’anonimato, trasformando la parola in violenza. «Ciò che emerge – spiega Silvia Brena, manager, giornalista e co fondatrice, insieme con la costituzionalista Marilisa D’Amico, di Vox – è che l’offesa verso donne, gay, immigrati, ebrei e disabili passa quasi sempre dalla dimensione corporea e l’atto fisico: corpi sessualizzati, mutilati, mortificati, fino ad essere picchiati o violentati».
Lavorare per prevenire
Un anno di lavoro condotto da ricercatori delle università di Milano, la Sapienza di Roma e quella di Bari e che verrà presentato stamattina a Palazzo Chigi: è uno strumento che Vox intende mettere a disposizione di enti locali, scuole e chiunque abbia bisogno di un’azione di prevenzione sul territorio. Una ricerca gratuita e scientifica. Con alcuni limiti. Innanzitutto la consapevolezza che l’utilizzo di Twitter non è diffuso in maniera omogenea come Facebook. Resta, comunque, il valore di una ricerca unica nel suo genere, ispirata da un esperimento simile svolto dalla Humboldt University su Philadelphia, la cosiddetta «Hate map». Un lavoro confrontato, tra l’altro, con dati di cronaca che confermano come in corrispondenza dell’uso ripetuto di determinate parole di intolleranza, odio o disprezzo, accompagnate spesso da termini escrementizi corrispondesse nelle zone sotto osservazione un cospicuo numero di crimini correlati.
Emerge così un’Italia soprattutto misogina, visto che il dato più eclatante evidenzia come, su un milione e 800 mila tweet, ben 1 milione e 102 mila, monitorati tra gennaio e agosto 2014, contenevano termini volgari e offese scurrili contro le donne.
Regione per regione
Il numero più alto di tweet rilevati trova i suoi picchi in Lombardia, Friuli, Campania, tra il Sud dell’Abruzzo e il Nord della Puglia. Mentre, per l’omofobia, 110 mila tweet hanno avuto come bersaglio gay e lesbiche, assegnando la palma della regione più omofoba alla Lombardia. Il Centro, tra Lazio e Abruzzo, è il più dedito all’antisemitismo (6 mila tweet, ma in un arco di tempo inferiore agli altri). I tweet più razzisti (154.170) si attestano di nuovo in Lombardia, oltre che Friuli e Basilicata. Infine le offese che prendono di mira la disabilità (3.410) si espandono da Nord a Sud, con i soliti picchi in Lombardia, Campania, Abruzzo e Puglia.