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 2015  gennaio 28 Mercoledì calendario

Caso Yara e il rebus del Dna. Quattro domande per capire cosa dice la perizia

Il Dna è un rebus. Mitocondriale, nucleare, linea materna, linea paterna. È facile perdersi in un labirinto di codici genetici. Tanto che il dettaglio trapelato nei giorni scorsi della relazione del ricercatore Carlo Previderè, consulente del pm Letizia Ruggeri sull’omicidio di Yara Gambirasio, ha sollevato dubbi. Da un lato, l’avvocato di Massimo Bossetti in cella dal 16 giugno parla di svolta a favore del suo indagato. Dall’altro, la Procura attende di dibattere «nella sede opportuna». In mezzo ci sono quesiti alla ricerca di risposte.
1. È vero che il Dna mitocondriale di Ignoto 1 non corrisponde al Dna mitocondriale di Massimo Bossetti? Se sì, significa che l’indagato non è il presunto killer?
È vero da quanto emerge dalla relazione di Previderè. Ma lo stesso consulente, oltre a verificare la componente mitocondriale, ha confrontato quella nucleare dei Dna dell’indagato e di Ignoto 1, concludendo che corrispondono. Il legame ha fatto finire in carcere Bossetti.
2. Com’è possibile che una componente corrisponda al profilo dell’indagato e l’altra no?
Sono due parti di ogni profilo genetico: quella mitocondriale indica la linea materna e permette di risalire a un gruppo familiare, quella nucleare – formata al 50% dal contributo materno e per l’altro 50% da quello paterno – identifica un individuo. Com’è possibile che non corrispondano va spiegato a processo, dagli esperti genetisti. Previderè la chiama anomalia. La traccia trovata sugli slip e sui leggings di Yara è mista: sangue della vittima e (probabilmente, ma la natura è incerta) sangue del presunto killer. In un contesto del genere è possibile che, per natura, quantità e qualità, la componente mitocondriale di un Dna prevalga sulla componente mitocondriale dell’altro o la comprometta.
3. Che valore ha questa indicazione?
Forte, per l’avvocato di Bossetti, Claudio Salvagni, perché indicativa di anomalie e di contraddizioni negli accertamenti genetici, pilastro dell’inchiesta. Qualche inghippo c’è stato e questo – è la tesi difensiva – solleva quanto meno dei dubbi. Nessuna, per gli inquirenti, perché il Dna nucleare – quello che dà indicazioni specifiche su ogni individuo – non lascia margini al dubbio.
4. Esiste un Ignoto 2, che non è Bossetti?
Secondo la relazione del consulente del pm, il Dna mitocondriale appartiene a un’altra persona che non è Bossetti. Per la difesa significa che l’indagato non c’entra con il delitto. Non così per l’accusa, perché sugli indumenti intimi di Yara c’è comunque il Dna nucleare (più identificativo) di Bossetti. Quindi, se anche ci fosse una seconda persona – è la tesi degli inquirenti – questa non escluderebbe l’arrestato dalla scena del crimine. Allora di chi è l’altro Dna? Si possono fare diverse ipotesi. O è dell’indagato, ma ci sono stati problemi di interpretazione. Oppure è davvero di un’altra persona. Un complice? In teoria non si può escludere. Ma va fatta attenzione. Il mitocondriale resiste nel tempo (lo si analizza nelle mummie), quindi potrebbe trattarsi di una vecchia traccia estranea al delitto.