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 2015  gennaio 28 Mercoledì calendario

Ecco l’Italicum 2.0: la legge elettorale è giunta al secondo e decisivo giro di boa del Senato profondamente modificata rispetto al testo originario. Premio di lista, ballottaggi, «nominati» e la clausola che rinvia tutto al 2016. Ma basterà un decreto per cancellarla

Un vestito di Arlecchino cucito con pezzi e rattoppi di molti colori che accontentano gusti e interessi diversi, e talvolta contrastanti. L’Italicum 2.0, la legge elettorale che partì a razzo nella primavera 2014 come primo atto del governo Renzi, è giunta al secondo, e decisivo, giro di boa del Senato profondamente modificata rispetto al testo originario. L’impianto di partenza, nei mesi, è stato adattato alle esigenze un po’ di tutti i partiti. Ma l’obiettivo del governo è a portata di mano: approvazione definitiva alla Camera programmata per aprile 2015, con la clausola di salvaguardia che fissa la reale operatività della legge elettorale al 1° luglio 2016. Un escamotage, questo, che sarebbe cancellabile per decreto ma che (per ora) fa dormire sonni più tranquilli ai tanti peones a rischio rielezione.
I partiti e le modifiche
Matteo Renzi, dopo aver incassato il ballottaggio porta a casa un trofeo di eccezionale valore: il premio di maggioranza alla lista che calza alla perfezione su un Pd al 40% dei consensi. Silvio Berlusconi si lamenta assai per avere ceduto sul premio alla coalizione ma non molla e vince sui capilista bloccati nei collegi plurinominali spacciati per collegi uninominali simil Mattarellum. Angelino Alfano strappa addirittura 10 pluricandidature (lui stesso potrà candidarsi come capolista da Agrigento a Cuneo). Sel e Lega esultano per la soglia di accesso al Parlamento abbassata dall’8% al 3%. E a Beppe Grillo, i cui gruppi hanno fatto ostruzionismo morbido fino all’ultimo minuto, potrebbe in fin dei conti andare bene una legge che premia il primo partito e lascia in mano ai segretari il potere di vita e di morte sui candidati.
L’elezione per la Camera
L’Italicum prevede soltanto l’elezione dei deputati (630) perché nel mese di giugno del 2016, quando la legge sarà operativa, presumibilmente sarà compiuta (compreso il referendum confermativo?) la riforma costituzionale che cancella il Senato elettivo. FI ed Ncd, su questo timing, hanno tirato un gran sospiro di sollievo.
Premio e sbarramento
La lista che otterrà più del 40% al primo turno (o che vincerà il ballottaggio) conquista il premio di maggioranza: 340 seggi (55%) su 630. La governabilità è assicurata. I rimanenti 290 seggi vanno poi divisi proporzionalmente tra gli altri contendenti. Resta da vedere, guardando alle simulazioni più remote, cosa succede se al ballottaggio va un partito di rottura (un’Alba dorata in salsa italiana, per esempio) che soffia su crisi e xenofobia e potenzialmente potrebbe conquistare la maggioranza in Parlamento con il 20-25% dei consensi.
Un piccolo premio alla rappresentatività delle forze minori è stato comunque assicurato abbassando e unificando le soglie: in partenza si entrava in Parlamento con l’8% (non coalizzati), il 4,5% (coalizzati), 12% (minimo per ciascuna coalizione). Ora l’asticella è al 3%. Ncd, Sel e FdI ringraziano.
I capilista bloccati
L’Italia verrà divisa in 100 macro collegi da 600 mila abitanti ciascuno. In principio dell’Italicum, il collegio era plurinominale con lista corta (5-6 nomi) bloccata. Poi sono rimasti i capilista bloccati ed è stata inserita la possibilità di esprimere 2 preferenze (di genere) per selezionare il secondo arrivato in ogni collegio. Sono avvantaggiati gli elettori del Pd (primo partito in questa fase) che potranno scegliere i numeri due di ogni collegio. Per le liste che arrivano seconda e terza, e per le forze minori, la preferenza non conta: ad essere eletti saranno, tranne rare eccezioni, solo i capilista scelti dai segretari. A differenza del Mattarellum, che puniva il candidato perdente nella sfida uninominale, l’Italicum premia il capolista del primo partito. Anche se fa un flop pazzesco.
Le 10 pluricandidature
Una forza medio piccola come il Ncd aveva un problema che è stato risolto con la possibilità di candidare la stessa persona anche in 10 collegi. L’algoritmo risponde comunque a logiche non politiche perché l’elettore di Agrigento, che magari ha una simpatia per Alfano, potrebbe ritrovarsi deluso: il suo beniamino potrebbe essere eletto con un bottino di voti inferiore a Cuneo o altrove.
La sentenza
La Consulta, con la sentenza 1/2014, ha fatto a pezzi il Porcellum, intervenendo su premio di maggioranza senza soglia, liste bloccate e pluricandidature tanto da creare il «Consultellum» (proporzionale con preferenza unica). Alla Camera, in sede di riforma costituzionale, sta per essere varata una norma per il controllo preventivo di costituzionalità sulle leggi elettorali. Ma non vale per l’Italicum.