Corriere della Sera, 28 gennaio 2015
La tempesta del secolo finisce a palle di neve. A New York cadono solo pochi fiocchi e ora le autorità sono tormentate dalle polemiche per l’allarme («meglio l’eccesso di prudenza che piangere dei morti»). Intanto le avenue di Manhattan, senza auto, vengono invase da slittini, snowboardisti e sciatori
Le immagini della bufera che doveva seppellire sotto mezzo metro di neve il Nordest americano vengono improvvisamente sostituite da quelle dei ragazzini che, felici per il giorno di vacanze extra regalato da «Juno» e dal sindaco Bill de Blasio ed eccitati dallo spettacolo inconsueto della metropoli bianca e senza auto, invadono le grandi avenue di Manhattan con slittini, snowboard e sci: la «tempesta perfetta» annunciata dai meteorologi si è rivelata assai meno potente del previsto.
I vortici della perturbazione che aveva allarmato gli esperti e spinto gli amministratori locali a decretare un inedito «coprifuoco» con il blocco totale della circolazione stradale, hanno creato situazioni d’emergenza in poche località: 65 centimetri di neve sull’estrema punta orientale di Long Island, mezzo metro in alcune parti del Connecticut e in una località a 30 chilometri da Boston, mentre la metropoli del Massachusetts se l’è cavata con una nevicata consistente ma gestibile.
Ancora meglio è andata a New York dove sono caduti 25 centimetri di neve. Freddo intenso come ogni gennaio che si rispetti nel Nordest americano, ma il vento ha soffiato a una velocità inferiore alle previsioni. Inevitabili le polemiche per le misure draconiane prese dal governatore Andrew Cuomo e da de Blasio. Il blocco della metropolitana per neve è stato il primo nei suoi 110 anni di storia. E domenica il sindaco aveva addirittura parlato di quella in arrivo come della tempesta invernale più violenta mai affrontata dalla città. Un errore di valutazione, certo, ma lui, Cuomo, e anche i governatori di New Jersey, Connecticut e Massachusetts che hanno adottato misure altrettanto drastiche, si sono fidati dei meteorologi. E il National Weather Service, che non è certo abituato a fare dell’allarmismo, aveva definito «Juno» una «tempesta storica» e una «minaccia mortale».
Ieri diversi meteorologi si sono scusati per l’errore: soprattutto quelli di Filadelfia e del New Jersey dove non è successo quasi nulla. Ma Cuomo e de Blasio non se la sono presa con loro: hanno riattivato la circolazione stradale e i servizi di trasporto pubblico e per il resto hanno continuato per tutta la giornata a ripetere ai cittadini che «è meglio poter dire di essere stati fortunati che pentirsi per aver sottovalutato la minaccia, meglio l’eccesso di prudenza che piangere dei morti».
E, anche se lo stop imposto dalle autorità ha paralizzato per tutta la giornata di ieri New York e tutta la Costa orientale, la gente sembra aver capito.
Nessuno voleva rischiare di vedere di nuovo le strade periferiche della metropoli trasformate in terra di frontiera con le squadre di soccorso incapaci di raggiungere le auto sepolte dalla neve anche per 24 ore, come avvenuto in passato.
Si poteva aspettare di più prima di dichiarare lo stato d’emergenza ed è stato eccessivo mobilitare la Guardia nazionale come ha fatto Cuomo, ma per tutti, meteorologi e politici, era ancora fresco lo «choc» della bufera che a novembre colpì la regione di Buffalo: un imprevisto «effetto laghi» aveva fatto precipitare quasi due metri di neve sull’estremo nord dello Stato di New York, ai confini col Canada.
Allora, non allertati dai meteorologici, governatore e amministratori locali avevano attivato in ritardo la macchina dei soccorsi. Con un bilancio finale tremendo: quattordici morti, alcuni dei quali per assideramento.
Stavolta i meteorologi hanno messo le mani avanti e a quel punto sindaco e governatore non potevano prendere sottogamba l’allarme.
Archiviata la figuraccia, le autorità hanno spostato l’enfasi sugli sforzi per ritornare al più presto possibile alla normalità. Cosa relativamente facile a New York dove l’esercito di 1.800 spazzaneve schierato dal sindaco ha ripulito a tempo di record la maggior parte delle strade.
Meno facile negli aeroporti, dove anche ieri sono stati cancellati 4.700 voli che si aggiungo ai 2.800 che non sono partiti lunedì.
Lo scalo Kennedy è tornato a funzionare in modo quasi normale, mentre a La Guardia e a Newark la ripresa è più lenta.