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 2015  gennaio 28 Mercoledì calendario

Come nel 2013, mentre a Roma si vota per il Quirinale, Romano Prodi si nasconde: allora in Mali, oggi in Cina. «Almeno fino al 3 febbraio posso essere considerato un desaparecido, infatti navigo in lidi lontani e sconosciuti e conserverò ancora un adeguato periodo di silenzio»

Se quando la sua candidatura fu impallinata dai 101 nel 2013 il Professore si trovava a Bamako, capitale del Mali, Africa, fino a lunedì Romano Prodi non metterà piede in Italia, di nuovo. Questa volta è in Cina: “Almeno fino al 3 febbraio posso essere considerato un desaparecido, infatti navigo in lidi lontani e sconosciuti e conserverò ancora un adeguato periodo di silenzio”. Raggiunto dalle notizie italiane – i quattro deputati del Partito democratico (Sandra Zampa, Pippo Civati, Franco Monaco e Corradino Mineo) che rispondono alla richiesta di Beppe Grillo facendo il nome del Professore e i 5 Stelle che portano il suo nome in assemblea oggi – l’ex premier Prodi risponde: “Qui in Cina non si parla di Quirinale”. Qualcosa, però, negli ultimi giorni è cambiato, dopo l’incontro con Renzi di dicembre il Professore non ha più chiuso la discussione con il “game over” che ripeteva nei mesi passati. Prodi non si schiera alla luce del sole ma è convinto che se avrà carte da giocare per la Presidenza della Repubblica queste arriveranno soltanto se, a inizio settimana, il nuovo capo dello Stato non ci sarà ancora e il Patto del Nazareno Renzi-Berlusconi andrà a farsi benedire, riportando il Movimento 5 Stelle in partita.
Nel Pd Pippo Civati sgomita ancora per il Professore: “Non capisco perché dobbiamo aspettare la quarta votazione, se il nome di Prodi è divisivo allora abbiamo un problema nel partito. Con Berlusconi si parla, invece su Prodi c’è ancora il veto... Io penso che alla prima votazione invece che scheda bianca si possa votare Romano Prodi tutti quanti”. Sandra Zampa, invece, storica portavoce dell’ex premier, prova a coprire ancora l’eventuale candidatura del Professore: “È vero, a Grillo ho risposto che voterei Romano Prodi: è il mio candidato ideale, se qualcuno mi chiede dico Romano Prodi, ma lui si è già tirato indietro e dobbiamo rispettare la sua volontà. Stavolta cerchiamo un nome condiviso da tutto il Pd, non si deve presentare uno schema come quello del 2013, quando arrivò un nome da votare, senza che fosse stato minimamente discusso (Marini, ndr). C’era un segretario indebolito dalla prova delle urne (Bersani, ndr) e c’erano correnti interne contrapposte, si consumarono vendette. Non si dovrà ripetere. E il candidato non potrà essere quello di qualsivoglia patto”.