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 2015  gennaio 28 Mercoledì calendario

Lorenzo Fragola, il diciannovenne che ascolta Modugno, Mina e Aznavour, debutta tra i big di Sanremo con un pezzo scritto assieme a Fedez. Sogni di un giovane talento esploso con X Factor

C’è giovane e giovane, ovviamente, anche tra quelli catapultati verso gli improvvisi ed effimeri successi targati talent. E tra questi il piccolo Lorenzo Fragola, volto disarmante e limpido, occhi chiari e penetranti, un velo di barba a coprire l’inevitabile implume candore, mostra alcune singolari certezze. «Lo so, lo so» dice con garbato accento catanese, «bisogna essere pronti a tutto, accettare quello che viene e non dare nulla per scontato». Anche se, grazie al successo di The reason why, il singolo con cui ha vinto l’ultima edizione di X Factor, (negli ultimi giorni diventato addirittura doppio platino) è stato proiettato direttamente sul palco dell’Ariston, dove porterà un pezzo che ha scritto insieme a Fedez («con lui ho un rapporto che definirei amichevole, lo chiamo sempre quando ho bisogno di consigli»). Anche questo, volendo, il segno dei tempi. Solo pochi mesi fa non era niente, non aveva contatti col mondo della musica, la sua passione se la giocava tutta nella sua sfera privata.
«Infatti la partecipazione a X Factor è stata formativa», confessa, «ho capito molte cose di come funziona questo mondo, e soprattutto che si tratta di un lavoro. Prima scrivere un pezzo era casuale, ora ci deve essere un metodo, so che devo mettermi lì a lavorare, il tempo che ci vuole». La cosa che sorprende del giovane Lorenzo è che tutto sommato sembra avere le idee chiare e anche la capacità di imporle. «Sono stato io a insistere per cantare quel pezzo in inglese, ero convinto che fosse la cosa giusta» dice con una certa soddisfazione, «ma quando dico formativo mi riferisco a una sera in particolare, quella dedicata alle canzoni di protesta. È stata una settimana di sofferenza, non solo per me, perché dovevamo confrontarci con pezzi che sembravano troppo importanti e impegnativi per il nostro livello. A me poi avevano dato Un blasfemo di Fabrizio De André. Difficilissima, anche se in realtà De André lo conoscevo molto bene perché lo ascoltavo fin da piccolo».
Anche questa volendo potrebbe essere considerata una stranezza. Lorenzo Fragola è un ragazzo che musicalmente vive nel passato. Sua nonna gli cantava le canzoni di Modugno, che adora e considera preziosissimo, quando andava a trovarla a Zafferana Etnea, a due passi dal luogo in cui prima Battiato e poi Lucio Dalla hanno preso casa. E ha avuto anche la fortuna di incontrare insegnanti molto illuminati. «Ricordo che una professoressa di italiano assegnò a ognuno di noi una canzone di De André da interpretare e tradurre in immagini. A me toccò La ballata degli impiccati, una canzone terribile, difficile, e invidiavo la compagna di banco a cui toccò Amore che vieni amore che vai.
Mi piace anche Aznavour, ascolto Mina, De Gregori, lo so che all’apparenza non dovrebbero entrarci molto con me, ma mi capita spesso di trovare queste cose molto più innovative di quelle che si fanno oggi». Ma se vogliamo considerarlo a tutti gli effetti un figlio di quest’epoca è soprattutto nella sua facilità a scrivere in inglese, come se un certo tipo di globalità del linguaggio avesse finito per incidere profondamente nell’immaginario di chi scrive canzoni oggi: «A me viene naturale scrivere in inglese, come in italiano, e penso di dover seguire questa tendenza. A volte mi è successo di sognare in inglese e dicono sia una segno di una certa padronanza. Mi viene naturale».
Ma che sogni può avere un ragazzo di 19 anni che ha già un seguito pazzesco, soprattutto per la velocità col quale è arrivato? «Azzardo, mi piacerebbe riuscire a portare la nostra musica all’estero, farla conoscere anche fuori dal nostro paese, magari mischiando l’italiano con altre lingue». Ambizioso, certo, ma i suoi sogni li racconta con molta pacatezza, un ragazzino che farebbe la felicità di qualsiasi famiglia e che sa farsi volere bene, qualità che probabilmente lo aiuterà molto nel suo lavoro, e che già gli ha procurato un enorme stuolo di ammiratori. Insomma non si riesce a volergli male, anzi verrebbe voglia di proteggerlo dalle insidie terribili di queste autostrade verso il successo che hanno procurato danni enormi.