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 2015  gennaio 28 Mercoledì calendario

Se poi finiscono a votare Prodi o Amato per il Quirinale, tanto valeva che i dieci fuoriusciti del M5s restavano a lucidare gli stivali a Grillo e Casaleggio

Non si offendano i 10 parlamentari che ieri hanno abbandonato Grillo: riportarne i nomi – qui – cambierebbe niente, perché niente erano e niente resteranno. È il solo caso di algebra applicata alla politica: quando il niente di scinde. Il problema è che i transfughi o espulsi grillini sono diventati in tutto 35 (il 22 per cento del totale) e tutti nell’accomiatarsi hanno sempre detto la stessa cosa: non contavamo niente, non c’è democrazia, ciao. Chi l’avrebbe mai detto. Anche le repliche degli abbandonati non sono mai cambiate, dall’Ottocento a oggi: venduti, campagna acquisti, traditori, meglio perderli che eccetera. Repliche patetiche come le velleità dei fuggitivi, che ieri hanno detto “noi aspiravamo alla bellezza” e “ce ne andiamo perché vogliamo cambiare l’Italia”. Insomma, il solito spettacolino: che c’è di nuovo? Di nuovo, ogni volta e pure questa, c’è l’entusiasmo o il pollice verso della libera stampa, che a seconda dello scenario vede nei transfughi dei coraggiosi dissidenti oppure degli “Scilipoti di Renzi”, come scriveva qualcuno. A seconda della bisogna, parte l’applauso per il coraggio civile o parte l’inchiesta per compravendita di parlamentari. I transfughi hanno detto che vogliono contribuire a eleggere un capo dello Stato “senza inciuci o arroccamenti”, “una figura vicina ai cittadini che rappresenti le istanze di cambiamento”. Le istanze. Vedremo: perché se poi votano Prodi o Amato, tanto valeva lucidare gli stivali a Casaleggio.