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 2015  gennaio 27 Martedì calendario

Altri dieci deputati dicono addio al M5s. La causa? L’ennesima violazione dei processi democratici interni, con la partita del Colle giocata in solitaria dal direttorio insieme a Grillo e Casaleggio. Senza che sia stata convocata un’assemblea, senza che si sia interpellata la Rete

Negano fino alla fine, gli “scissionisti”. Fino all’ultimo istante utile, continuano a dire che no, di uscire se ne è parlato tante volte, perché dovrebbe essere questo il momento giusto? E invece, la decisione è presa. Il casus belli che verrà usato per spiegare la scelta è l’ennesima violazione dei processi democratici interni, con la partita del Colle giocata in solitaria dal direttorio insieme a Grillo e Casaleggio. Senza che sia stata convocata un’assemblea, senza che si sia interpellata la rete. Walter Rizzetto lo aveva detto apertamente: «Aspettate e vedrete, porrò la questione in modo ufficiale». Stamattina alle 10 si presenterà in sala stampa a Montecitorio insieme ad alti nove deputati con cui ha concordato tempi e modi. Fra questi, Aris Prodani, Marco Baldassarre, Eleonora Bechis, Tancredi Turco, Gessica Rostellato. E probabilmente Samuele Segoni, Mara Mucci, Tiziana Ciprini, Silvia Benedetti. In forse ce ne sono ancora altri, la pattuglia potrebbe rafforzarsi. Di certo, ha una sponda al Senato, dove a uscire sarà Francesco Molinari. Come tutte le cose a lungo annunciate e spesso rimandate, la scissione dei 5 stelle alla Camera arriva in modo pasticciato in una giornata resa già convulsa dalle trattative per il Colle. Le carte si scoprono troppo presto per un errore, la prenotazione della sala stampa a nome della Rostellato. Roberto Fico guarda con apparente indifferenza i capannelli di dissidenti in Transatlantico, e commenta: «Panta rei, tutto scorre e si rinnova». Sa già tutto prima che arrivino le agenzie: «Non alzerò un dito per fermarli». Del resto, è impegnato in una partita tutt’altro che facile, e di cui non vuole dir nulla. Sul Quirinale il direttorio mantiene assoluto riserbo. Addirittura, uno dei suoi esponenti è preso di sorpresa quando ai parlamentari pd arriva una lettera firmata Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Il pd Pippo Civati teme sia un falso, lo chiede alla grillina Giulia Sarti che conferma: «È un fake, me l’ha appena detto Di Maio». Ma era reale, come reale è l’offerta ai democratici di mettere al voto sul blog i nomi che faranno al Movimento, visto che Renzi ha deciso di non renderli pubblici fino a giovedì. All’email hanno già risposto Civati e Franco Monaco, proponendo Prodi. Endorsement per il Professore ansciti che dal bersaniano Gotor. In Transatlantico, Cesare Damiano commenta: «Se esce il nome di Prodi non posso non votarlo». Così, mentre sembra possa saldarsi un asse Sel-minoranza pd-5 stelle (con il nome di Prodi che potrebbe essere promosso dal blog scompaginando le strategie del premier), Renzi guarda ad alcuni fuoriu- e a quelli che oggi li raggiungeranno. Conosce le loro mosse, è probabile che vada a cercare i loro voti. I dieci che escono oggi potrebbero presentare una loro proposta per il Colle. E su di loro, sulla loro scelta, dovrebbe pronunciarsi anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Dall’altra parte, il direttorio e i vertici sono spaccati sul nome di Prodi: Alessandro Di Battista e Carlo Sibilia sono convinti che possa essere la risposta giusta al patto del Nazareno, l’occasione per stare in partita nonostante sia difficile spiegare come un movimento antieuro possa votare colui che ha fatto entrare il Paese nella moneta unica. Dovrebbe essere il passaggio sul blog, a sanare tutto: la vittoria del metodo (chiedere nomi ufficiali al Pd) e la supremazia della rete (lo facciamo decidere ai cittadini). Roberto Fico e Carla Ruocco sono più scettici. Di Maio media. A pesare, però, sarebbe l’avallo arrivato addirittura da Casaleggio, da sempre tutt’altro che ostile al Professore.