Corriere della Sera, 27 gennaio 2015
De Luca torna sindaco di Salerno. Lo ha deciso il Tar, che con il decreto monocratico numero 127 ha ravvisato «le ragioni di estrema urgenza che giustificano il provvedimento cautelare inaudita altera parte», senza neanche entrare nel merito del ricorso che verrà esaminato il 19 febbraio. De Luca è stato condannato a un anno di reclusione e a uno di interdizione (pena sospesa) per abuso di ufficio nel processo per presunte irregolarità nella realizzazione del termovalorizzatore
Nemmeno il tempo di protocollare il ricorso, e immediatamente il Tar ha reintegrato Vincenzo De Luca nella carica di sindaco di Salerno. Il primo cittadino era stato sospeso in base alla legge Severino la scorsa settimana, con un decreto firmato dal prefetto vicario della sua città, dopo la condanna a un anno di reclusione e a uno di interdizione (pena sospesa) per abuso di ufficio nel processo (in cui era imputato anche di peculato, ma da questo reato è stato assolto) per presunte irregolarità nella procedura di realizzazione del termovalorizzatore.
In realtà il Tribunale amministrativo non è nemmeno entrato nel merito del ricorso, che infatti sarà esaminato in un’udienza collegiale fissata per il prossimo 19 febbraio. Ma è bastata la presentazione dell’istanza da parte dei legali del sindaco salernitano, affinché venisse emesso, se non contestualmente quasi, il decreto monocratico numero 127 nel quale si legge che «si ravvisano le ragioni di estrema urgenza che giustificano il provvedimento cautelare inaudita altera parte».
Il «provvedimento cautelare» al quale si fa riferimento non è quello adottato dal prefetto ma quello del Tar che di fatto lo ribalta. In pratica il decreto prefettizio sospendeva De Luca dalla carica di sindaco; quello del Tribunale amministrativo sospende la sospensione. Era andata così anche per il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, anche lui sospeso dal prefetto dopo una condanna per abuso di ufficio, e anche lui tornato alla guida della giunta comunale con un provvedimento del Tar. Solo che in quel caso i tempi erano stati decisamente più lunghi. Insomma il reintegro non era avvenuto ad horas come nel caso di De Luca.
Che ha molto apprezzato la sollecitudine dei giudici amministrativi. E dopo aver respinto accostamenti tra il suo caso e quello di Silvio Berlusconi, anche lui colpito dagli effetti della legge Severino («Una vicenda completamente diversa dalla mia», dice il sindaco di Salerno), spegne qualunque illusione dei vertici del Pd circa una sua rinuncia alla candidatura alle primarie in vista delle prossime Regionali. Non aveva accennato retromarce dopo la condanna e la sospensione, figuriamoci ora. «Non faccio trattative per concordare passi indietro. Io vado avanti come ho sempre detto che avrei fatto e come è giusto che faccia un uomo libero che è sicuro di sé e che ha la coscienza tranquilla». Ammette che ci sia stata la necessità di una riflessione, ma per lui ormai questo appartiene al passato. «Era giusto riflettere davanti a una contestazione irragionevole di abuso di ufficio, ma la mia riflessione era già esaurita. Il 22 febbraio finalmente si voterà per le primarie, anche se devo dire che quest’ultimo rinvio, dopo tante sceneggiate, sia stato giusto per consentire alle forse politiche di pensare al Quirinale».
Interviene con un messaggio al Pd anche Andrea Cozzolino, il rivale di De Luca nei gazebo: «Adesso è venuto veramente il tempo della responsabilità per tutti. Quella parte del partito che ha condotto una battaglia contro le primarie accetti che non c’è altra soluzione. Il voto del 22 febbraio è irrinunciabile e non più rinviabile». Con in campo De Luca o chiunque altro, sembra intendere Cozzolino: «Se lui ritiene che ci siano le condizioni per proseguire e il partito accogliesse questa sua decisione, si vada avanti. Altrimenti si decida in senso opposto, ma si decida subito».