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 2015  gennaio 27 Martedì calendario

Chi applaude e chi teme Alexis Tsipras, l’uomo del momento. Con lui Francia, Austria, Belgio, Italia e la Gran Bretagna di Farage, mentre Svezia, Olanda, Finlandia e Germania sono diffidenti. La posizione più difficile resta quella di Rajoy che, per quanto non ami l’austerity, non può di certo schierarsi con il leader di Syriza, alleato di Podemos, il suo principale rivale

Tutti aspettano l’uomo del momento, Alexis Tsipras debutterà al Consiglio europeo il 12 febbraio. Sarà quello il suo primo confronto con gli altri leader europei, ma intanto le Cancellerie si posizionano. Chi lo tiene alla larga, chi lo abbraccerà e chi invece vivrà una posizione di imbarazzo. Eppure tutti i leader partono da una posizione comune: sono creditori della Grecia, che negli ultimi anni ha ricevuto 240 miliardi di prestiti dai partner per evitare la bancarotta. Per questo quasi tutti sono pronti a rivedere le pesantissime condizioni imposte dalla troika in cambio del salvataggio, ma nessun capo di governo accetterebbe un taglio del debito che si trasformerebbe in una perdita per i propri contribuenti. D’altra parte molti leader devono stare attenti a non regalare Tsipras alora le opposizioni interne. È questo lo stretto sentiero dentro al quale si dovranno muovere alleati e nemici del nuovo capo del governo di Atene. Tsipras afferma di essersi ispirato a Renzi che, insieme a Hollande, sarà il suo interlocutore privilegiato. E così ancora prima di andare a presentarsi a Bruxelles il capo di Syriza sarà a Roma e Parigi. Italia e Francia da tempo sono impegnate nella lotta contro il rigore, anche se Renzi si è esposto più di Hollande intestandosi diversi risultati, a partire dalla flessibilità sui conti. L’obiettivo del governo italiano è di aggiungere un nuovo alleato alla squadra anti-austerity, contando sul grande appeal mediatico di Tsipras. La tattica è semplice, se il leader ellenico avanzerà richieste ragionevoli all’Europa – allungare i tempi di restituzione dei prestiti e tagliare i tassi – l’Italia si porrà come mediatrice. È vero che anche la Germania e istituzioni Ue sono favorevoli a concedere ossigeno ad Atene, ma i dettagli di un eventuale accordo saranno oggetto di accesi negoziati. Appoggiando Tsipras, Renzi otterrà un alleato prezioso nei confronti della Merkel per cambiare le politiche europee dopo che il greco avrà risolto i suoi problemi con la troika. Infine l’arrivo di un premier che gode di grande popolarità a sinistra, potrebbe spingere Hollande ad essere più incisivo nei confronti della Germania.
Insieme a Italia e Francia si dovrebbero schierare anche l’Austria del socialdemocratico Faymann, il Belgio del nuovo premier Michel e più in generale tutti i Paesi tradizionalmente contrari all’ortodossia rigorista. Spiega un ufficiale di collegamento tra Roma, Atene e Bruxelles: «È chiaro che Tsipras è un altro tassello di quel cambiamento del contesto politico che sta vivendo l’Europa».
Ma molto dipenderà dalle richieste di Tsipras. Se ad esempio confermerà la richiesta di una conferenza sul debito, di certo troverà l’opposizione di chi ha subito durissimi sacrifici imposti dai programmi di salvataggio e ora non vuole fare sconti agli altri. Su questo è stato chiarissimo il ministro dell’economia irlandese Michael Noonan: «Noi, Cipro, Spagna e Portogallo abbiamo negoziato le condizioni sul debito con la Ue, non si capisce perché questo modello debba cambiare». Insomma, sì a qualche concessione, no a regaloni. È dunque difficile la posizione di Rajoy, che in cambio del salvataggio delle banche iberiche ha chiesto diversi sacrifici agli spagnoli i cui risultati ora stanno dando frutti. E poi l’inquilino della Moncloa – che pure non ama l’austerity cieca – non può essere troppo caldo con il leader di Syriza, alleato di Podemos, il nuovo partito degli “indignados” in testa ai sondaggi. Non a caso ieri il ministro delle Finanze De Guindos sottolineava che «le situazioni nei due Paesi sono molto diverse, noi abbiamo l’economia più in crescita dell’eurozona».
È questo il cruccio di diversi leader, far combaciare i propri interessi, non sempre uguali, a quelli di Tsipras in modo da non regalare alle opposizioni interne l’uomo del momento. In Francia Tsipras è lodato dalla Le Pen («la sua vittoria è un mostruoso schiaffo democratico all’Europa»), in Italia da Salvini e in Gran Bretagna dallo Ukip di Farage. Per questo è stata netta la reazione del premier Cameron, abituato a usare la politica europea in chiave interna: «Il risultato del voto greco – ha sentenziato aumenta l’incertezza economica in Europa, noi seguiamo i nostri piani». Infine nei confronti della nuova Grecia è scontata la diffidenza del blocco nordico, composto da Finlandia, Svezia e Olanda. E soprattutto della Germania, che ieri tanto con Merkel e Schaeuble quanto con il ministro degli Esteri socialdemocratico Steinmeier si è detta pronta al dialogo, ma nulla di più.