Corriere dlela Sera, 26 gennaio 2015
La storia delle due consigliere comunali che si sono finte prostitute e dei loro potenziali clienti che sono stati fermati dal Sindaco in persona e multati dai vigili. Una provocazione a luci rosse
Per una mattinata due giovani consigliere comunali di Castel Volturno si sono finte prostitute, e lungo uno dei tanti marciapiedi che da quelle parti sono frequentati quotidianamente da prostitute vere, hanno ricevuto almeno una quindicina di offerte di salire in macchina in meno di due ore.
Nessuno le ha riconosciute, nonostante l’unico trucco fossero la scollatura, la minigonna e gli stivali. E nessuno si è domandato come mai, in un posto dove la prostituzione di strada è da anni una prerogativa esclusiva delle bande di immigrati clandestini africani, fossero improvvisamente comparse due ragazze, una bionda e l’altra bruna ma entrambe chiaramente italiane.
Coinvolte dal sindaco Dimitri Russo, le consigliere Anastasia Petrella e Stefania Sangermano, entrambe ben al di sotto dei trent’anni, hanno accettato di partecipare all’esperimento messo in piedi dallo stesso primo cittadino (peraltro non condiviso da alcuni suoi colleghi del Casertano, come Renato Natale, di Casal di Principe) non solo per denunciare il problema dello sfruttamento della prostituzione che nei paesi della Domiziana, e in particolare a Castel Volturno, non è mai stato davvero affrontato, ma anche per cercare di scuotere le coscienze di chi del mercato del sesso fa uso abitualmente. Infatti chi ha provato ad abbordare Anastasia e Stefania, si è immediatamente visto comparire davanti il sindaco Russo e subito dopo anche una pattuglia della polizia municipale con relativo verbale di contravvenzione.
Ma per quanto protettissime (intorno a loro c’erano anche numerosi volontari, qualcuno impegnato a filmare e fotografare, altri pronti a intervenire a protezione delle ragazze), le due consigliere non hanno potuto non provare, anche se solo in parte, le sensazioni che prova chi è costretto a vendere il proprio corpo per strada.
«Quando il sindaco ci ha proposto questa iniziativa abbiamo accettato subito, senza tentennamenti, ma devo ammettere che poi è stata veramente dura, anche più di quanto mi aspettassi», racconta Stefania Sangermano. «Sapere come funzionano certe cose non è la stessa cosa che viverle. Perché per quanto fosse tutto finto, gli approcci erano veri, le offerte anche. E mi sento come se quelle parole, quegli sguardi mi avessero lasciato un segno. Ora so anche che fino a oggi non avevo capito del tutto che cosa può provare una donna che è costretta a prostituirsi, perché non dimentichiamolo mai: chi è sbattuto per strada sono quasi sempre ragazzine prima ingannate e poi obbligate con la forza e il ricatto. Adesso capisco meglio il loro dolore, e mi sembra ancora di più una cosa insostenibile».
L’altra consigliera, Anastasia Petrella, da questa esperienza è uscita con una sofferenza non solo morale ma fisica. «La sera ancora tremavo, faticavo a stare in piedi. Ero entrata in un mondo che credevo di sapere cosa fosse, e invece è mille volte peggio. Ed è stato veramente veramente brutto». Anastasia usa una espressione molto diretta: «Un pezzo di carne. Ecco come si sente una donna che sta per strada, quando un cliente le si avvicina. Non una persona ma una cosa, una merce». Ma non si sono pentite: «Nemmeno per un attimo. La nobiltà del fine di questa iniziativa era molto più grande del pur enorme imbarazzo che abbiamo provato».