La Stampa, 23 gennaio 2015
Ritratto della madre diabolica che ha ucciso il suo neonato per intascare l’assicurazione. Ex barista, spigliata, sposata con un imprenditore agricolo e con una figlia di 12 anni. «Ho programmato quella gravidanza per scopi economici»
«C’è chi è in grado di procreare per uccidere». Ha le mani fra i capelli Domenico Provenzano, dirigente della Polstrada di Cosenza, quando descrive il profilo della persona che è stata arrestata ieri mattina. Insieme ad altri colleghi ha seguito le indagini dell’operazione «Medical market». A lui è toccato occuparsi anche di Stefania Russo, la madre accusata di aver deliberatamente lasciato morire il piccolo che aveva in grembo, per simulare un incidente stradale e incassare così i soldi dell’assicurazione.
Casalinga ed ex barista
Originaria di Corigliano Calabro, grosso centro sulla fascia ionica cosentina, 37 anni, oggi casalinga e in passato barista in un locale del centro del suo paese d’origine, sposata e con una figlia di 12 anni, Stefania Russo viene descritta come una persona normale, cordiale e carina con tutti: nessuna strana abitudine, nessun precedente che potesse far credere che dentro di sé covasse l’istinto e la freddezza di un’assassina. Anzi, chi in passato l’ha vista dietro al bancone, racconta di una ragazza sempre gentile e sorridente, spigliata, pronta a scambiare quattro chiacchiere con i clienti.
I due volti di Stefania
I due volti di Stefania Russo. Mamma di una bimba neanche adolescente, sposata con un imprenditore agricolo di Corigliano (che al momento non è coinvolto nell’inchiesta e anzi pare che da qualche tempo i due si fossero allontanati sebbene non formalmente separati), ragazza alla mano e sorridente è da ieri formalmente accusata dalla procura di Cosenza di aver ripetutamente tentato di procurarsi un aborto, inventandosi di sana pianta di essere stata investita da una macchina.
Fredda calcolatrice
«Abbiamo davanti una donna assolutamente nella norma - continua il poliziotto - di quelle che si incontrano ogni giorno al supermercato o per strada». E, invece, Stefania Russo, avrebbe avuto un lato diabolico, se è vero come è vero che i giudici si soffermano a lungo sul suo profilo, descrivendola come una donna capace «di programmare con premeditazione e perseveranza la gravidanza per vili scopi economici».
Il paese e l’amica
A Corigliano, nel paese in cui vive in via Nazionale, pochi sono disposti a lanciarsi in giudizi assoluti su una donna che fino a ieri non ha destato alcun tipo di sospetto. Al contrario viene ricordata per il suo piglio allegro di barista. Capelli e occhi bruni, fisico asciutto, carina nei suoi tratti mediterranei: andava a fare la spesa, si vedeva in giro con la figlia per le vie del paese, spesso in compagnia dell’amica Nunziatina Falcone, arrestata anche lei nell’operazione di ieri. Sarebbe stata quest’ultima, insieme al compagno Pietro Andrea Zangaro - titolare del bar nel paese del Cosentino in cui ha lavorato in passato la stessa Russo - a portare la donna in ospedale il giorno dell’aborto e ad aiutarla a mettersi in contatto con il medico che poi avrebbe lasciato morire il neonato, per poi certificare falsamente che il decesso era dovuto a un incidente stradale.