il Fatto Quotidiano, 23 gennaio 2015
In Grecia la sanità ormai è fai-da-te. Sono 3,5 milioni i cittadini che hanno perso l’assistenza medica pubblica perché non hanno un lavoro. Nascono ovunque cliniche con i volontari
Due stanzette trasformate in ambulatori e un ripostiglio diventato farmacia. I medicinali sono impilati in ordine alfabetico e su tutte le confezioni, prima che vengano riposte, viene scritta, con un grosso pennarello nero, la data di scadenza. “Non possiamo permetterci di buttare via nulla – spiega Takuoi, o Quin come la chiamano sia pazienti che medici – le medicine, come tutte le apparecchiature sono donazioni. Se hai a casa una scatola di un antibiotico che non usi, la porti qui e i nostri medici lo potranno prescrivere e dare a chi può permettersi di comprarlo”.
La clinica sociale del Pireo, città che ospita il porto di Atene, è tra le più frequentate della regione. Qui la crisi ha colpito duro e ancora non se ne vede la fine. “Apriamo alle 8,30 ogni mattina –continua Quin- e ci sono visite senza pausa per 13 ore. Solo quattro anni fa questa era una clinica municipale, ora siamo tutti volontari. Il governo ha visto che a causa della crisi in molti perdevano l’assicurazione sanitaria e ha fatto l’opposto di quello che avrebbe dovuto fare: ha alzato le tariffe delle prestazioni mediche e ospedaliere, ora in pochi si possono permettere di curarsi”.
Secondo Solidatity for All, rete di centinaia di comitati di solidarietà in tutto il paese, sono più di tre milioni i greci, a cui vanno aggiunti 500mila migranti senza documenti, che al momento non sono coperti dal sistema sanitario nazionale. “Se non lavori 50 giorni in un anno, quello successivo perdi, con i familiari a tuo carico, il diritto all’assicurazione sanitaria nazionale. Tutto questo con un tasso di disoccupazione del 30% che non smette di crescere” Christos Giovanopoulos è uno coordina il lavoro di decine di cliniche solidali in tutta l’Attica. “Da quando è iniziata la cura di Bruxelles il debito greco è salito dal 120% a quasi il 180% del Pil. Per comprimere la spesa i vari governi hanno tagliato tutto il possibile. Le prime, e più importanti sforbiciate, sono state su sanità e salari che hanno colpito solo i più poveri”. L’indice di mortalità infantile è aumentato del 40%, è ricomparsa la malaria e i contagi di Aids sono aumentati del 200%. “L’aspettativa di vita è diminuita di 2-3 anni” conclude Giovanopoulos.
La risposta della società civile è stata forte, ma non può sopperire ai vuoti lasciati dal welfare statale. Secondo l’Eurostat il 17% della popolazione greca non ha risorse sufficienti per soddisfare i propri bisogni alimentari e il 35% della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
All’ora di pranzo, in un giardino a pochi minuti a piedi dalla clinica del Pireo, compaiono una mezza dozzina di persone con carrello, pentole e bombola del gas. Il “capo-cuoco” è Roy Ong, migrante cinese, che dopo aver finito il suo turno di lavoro, prepara il pranzo per un centinaio di persone. “Oggi facciamo gli spaghetti con il ragù, saranno al dente”. In mezz’ora il parco si anima: arrivano alcuni anziani, alcuni uomini soli, ma anche delle famiglie. Un dodicenne triste guarda la scena seduto sui gradoni che sovrastano il giardino. “Vivo con mia mamma, papà è andato via due anni fa”. La madre mette gli altri tasselli: “Non lavoro, l’affitto me lo paga mio fratello, ma non abbiamo soldi per acqua ed elettricità. Ogni giorno vado a prendere mio figlio a scuola, è il primo della classe, poi veniamo qui”.
Le simpatie dei volontari che servono i pasti sono tutte per Syriza, ma basta un accenno perché dalla coda si alzi un mormorio che ben presto diventa un urlo: “Se vince lui sarà un disastro. La Grecia fallirà definitivamente, ci vorranno 25 anni per riprenderci da questa crisi”. Negli ultimi sondaggi la Coalizione della Sinistra Radicale, guidata da Alexis Tsipras (che ieri ha infiammato la piazza di Atene: “Inizia una nuova era”), raggiunge il 36%, distanziando di 5 punti Nea Democratia, il partito guidato dal premier uscente Antonis Samaras. Con il sistema elettorale greco, proporzionale con un importante premio di maggioranza (50 parlamentari), arrivando al 37 per cento delle preferenze Tsipras potrebbe ottenere i 151 seggi in Parlamento sufficienti per creare un governo monocolore. Circa il 10% dell’elettorato si dice ancora indeciso, mentre rimangono stabili tra il 5 e il 7% il Kke, partito comunista, i socialisti del Pasok (che in questa tornata elettorale perderanno attorno al 10% a favore di Syriza) e il neonato partito To Potami dell’ex giornalista Stavros Theodoraki.
In crescita, e sicuri di avere una rappresentanza parlamentare, i neo-fascisti di Alba Dorata, seppur senza la guida dei vertici del partito tra cui il leader storico Nikolaos Michaloliakos, arrestato e rinviato a giudizio lo scorso ottobre per associazione a delinquere. Tanti i partiti vicini alla soglia di sbarramento del 3% tra cui i Verdi e il partito dell’ex primo ministro George Papandreu. È proprio sui voti dispersi che si gioca la partita di Syriza, infatti il numero di partiti che entrerà in Parlamento determinerà la soglia che permetterà a Tsipras di diventare primo ministro.