il Fatto Quotidiano, 23 gennaio 2015
La condanna in primo grado ha ringalluzzito Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e candidato alle primarie Pd per le regionali campane: «Altro che pm, io non mi ritiro. Sarò governatore». E Fassino, solidale, attacca la legge Severino
Falliti i tentativi di mediazione. Fallito il blitz della segretaria regionale del Pd, Assunta Tartaglione, che alle 8 di mattina era a Salerno per provare a convincerlo a prendersi una pausa di riflessione, propedeutica al ritiro dalle primarie per la Regione Campania. “Io non intendo arretrare di un millimetro”. E per il condannato sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, parte il lungo applauso di una folla di centinaia di sostenitori convocati col passaparola alle 18 presso il Palazzo di Città, tra i quali a titolo personale c’è anche il segretario generale Cgil Campania, Franco Tavella.
Spacciata come “conferenza pubblica”, si è trattato in realtà del comizio elettorale di un candidato alle primarie del Pd che punta a fare il governatore della Campania. Un candidato che ha spiegato al suo popolo di non voler farsi condizionare dalla condanna a un anno per abuso d’ufficio e dalla probabile sospensione dalla carica di sindaco prevista dalla legge Severino. Incassando sul punto la solidarietà del presidente dell’Anci, Piero Fassino, tirato in ballo da De Luca in un appello a difendere “gli amministratori perbene”. Secondo Fassino “c’è la necessità di un monitoraggio e di una verifica dello stato di applicazione della Severino e di tutte le norme che rischiano di penalizzare anche gli amministratori che agiscono in assoluta onestà e buona fede”. E se De Magistris per un breve periodo fu “sindaco di strada”, De Luca si dice pronto a continuare a guidare Salerno e il cronoprogramma dei lavori pubblici da “consulente del Comune a titolo gratuito”. Probabile anche per lui la sospensione, poi il Tar potrebbe applicare la giurisprudenza inaugurata con De Magistris e reintegrarlo. “Sono due vicende molto diverse in cui l’unico punto di contatto è la legge Severino che va modificata con urgenza” dice De Magistris “e poi io la vicenda giudiziaria di De Luca non la conosco, ma è giusto portare avanti battaglie di civiltà giuridica, sottolineando quanto siano importanti lo Stato di diritto e la sovranità popolare rispetto ad altri principi”.
E chi lo schioda, De Luca. Altro che passo indietro, e già si vocifera di una discesa in campo da indipendente se il Pd dovesse depennarlo di imperio dalle primarie, o cancellarle del tutto. In mattinata ha precisato che si sarebbe ritirato “solo in caso di condanna per peculato, ma non per abuso d’ufficio, poiché rivendico gli atti politici messi in essere”. Poche ore dopo la Corte d’appello civile si è riservata la decisione sulla decadenza dalla carica per essere stato contemporaneamente sindaco e viceministro. Sostanzialmente è che ci vorrà ancora un po’ di tempo. “Da più di un anno non c’è più la causa dell’incompatibilità e ancora se ne discute” digrigna De Luca, prendendosela col Pd “che quando rimasi senza deleghe al governo non ha difeso l’unico esponente del Sud in un settore così importante come quello delle Infrastrutture”.
Ce n’è anche per i giudici: “Ho rispetto per la magistratura che opera nella sacralità della funzione e del diritto. Non ho alcun rispetto per chi non sa il diritto cosa sia”.
E un durissimo attacco all’ufficio della Procura di Salerno: “Solo uno squinternato poteva parlare di peculato. Sono riusciti a trovare solo l’abuso d’ufficio. E per cosa? Per aver scelto per il termovalorizzatore un gruppo di lavoro tutto interno al comune, quando avrei potuto fare clientele con incarichi esterni, e perché invece di scrivere “coordinatore” ho scritto “project manager” nell’atto di incarico”.
Insomma, De Luca vuole fare il presidente della Campania e non sarà questa sentenza a smorzarne le ambizioni. La condanna non lo rende incandidabile. Ma in caso di vittoria potrebbe essere sospeso. “Un groviglio legislativo demenziale, un circo equestre”. Il volto mostra una smorfia: “Mentirei se vi dicessi che sto bene”.
Il Pd, che non sa cosa fare sul caso Campania, sembra messo pure peggio.