Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 23 Venerdì calendario

Salvador Dalì

Vita Salvador Felipe Jacinto Dalì, nato l’11 maggio 1904, figlio di un rinomato notaio di Figueres, sin da piccolo si dedica al disegno e alla pittura: «A sei anni volevo fare il cuoco. A sette volevo essere Napoleone. E da allora la mia ambizione non ha fatto altro che rafforzarsi». Nel 1922 entra nell’Istituto delle Belle Arti di Madrid dal quale verrà espulso nel ’25. Durante il suo soggiorno alla “Residencia de Estudiantes”, conosce il cineasta Luis Buñuel con il quale progetterà numerosi lavori artistici (Le Chien Andalou) e il poeta Federico Garcia Lorca, con il quale ha una relazione: “Federico era innamorato di me. Lui aveva una fama maggiore della mia e pensai che l’unico modo di bloccarla fosse diventare padrone della sua volontà. Decisi perciò di avere rapporti con lui”. Gli atti sessuali furono però interrotti “perché sentivo troppo dolore, dovemmo smettere”. A novembre del ’25 viene allestita nella galleria Dalmeau di Barcellona la sua prima personale (11 tele e 5 disegni), poi va a Parigi per incontrare il gruppo dei surrealisti tra cui Picasso, André Breton e Paul Eluard. Di questo periodo sono le opere: Il grande masturbatore, Lo spettro del sex-appeal, Il gioco lugubre e Persistenza della memoria.
Nel 1929 Dalì riceve la visita, a Cadaques, del suo amico poeta surrealista Paul Eluard con la moglie Elena. Colpo di fulmine. Elena è la donna dei suoi sogni, fin da piccolo dipingeva una fanciulla simile a lei battezzata Galutchka (da cui Gala). Si dichiarò con difficoltà: “Iniziai a ridere con un nervosismo così violento e così vessante per lei in quel preciso momento. Ma Gala non si sentì ferita e della mia risata, ne fece il suo orgoglio. Con uno sforzo sovraumano mi strinse ancor più forte la mano anziché lasciarla cadere con disdegno, come qualsiasi altra donna avrebbe fatto. Lei mi capì subito”.
Il ’34 segna l’inizio del periodo”Paranoico-critico” e crea le immagini doppie: “Attraverso un processo nettamente paranoico è possibile ottenere un’immagine doppia, rappresentazione di un oggetto che, senza la minima modificazione figurativa o anatomica, sia al tempo stesso la rappresentazione di un oggetto assolutamente diverso”.
Nel ’39 André Breton, uno dei maggiori esponenti del surrealismo, anagramma il nome Salvador Dalì in”Avida Dollars” per via dell’animo troppo commerciante dell’artista. Il pittore taglia i rapporti con il movimento e si trasferisce con Gala negli Stati Uniti. Inizia a lavorare per il cinema, il teatro e dipinge Autoritratto molle con pancetta fritta, Cesto di pane, Leda Atomica e La Madonna di Portlligat. Nel ’41 espone al MOMA di New York. L’anno successivo scrive il suo primo libro: La vita segreta di Salvador Dalì.
Dalì e Gala tornano in Europa nel ’48 a Port Lligat. La religione e la storia sono le tematiche ricorrenti nelle opere di questo periodo: Cristo di San Giovanni della Croce, Galatea delle sfere, Corpus Hypercubus, La scoperta dell’America ad opera di Cristoforo Colombo e L’ultima cena. Nel ’53 si presenta alla Sorbona, su una Rolls Royce piena di cavolfiori, per tenere una conferenza sugli “aspetti fenomenologici del metodo paranoico-critico”. Un trionfo. Negli anni sessanta scrive Diario di Un Genio, elabora nuove scenografie per il teatro, scolpisce e crea anche 30 gioielli, tra cui un cuore di pietre preziose che grazie a un meccanismo pulsa come un vero cuore umano. Nel ’63 pubblica Mito tragico dell’Angelus di Millet e il 19 settembre afferma il ruolo essenziale svolto dalla stazione di Perpignan nella costituzione dell’universo (Gare de Perpignan – Le centre du monde).
Studia lo spazio e la terza dimensione per dedicarsi all’Olografia. Alla fine degli anni settanta è ammesso all’Accademia Francese ed espone la sua prima retrospettiva al Centro Georges Pompidou. Le sue opere sono vendute a prezzi folli. È il pittore vivente più quotato sul mercato internazionale ma si ammala gravemente e smette di dipingere.
Nel ’82 muore Gala, 89 anni. Gala è stata l’unica musa ispiratrice della sua vita e di tutte le sue opere. Anche se lo tradiva di continuo (Arturo Caminada, un Michael mai bene identificato per il quale aveva perso la testa, Jeff Fenfold ballerino di “Jesus Christ Superstar”, ecc.), diceva sempre: “Amo Gala più di mia madre, più di mio padre, più di Picasso e anche più dei soldi”. Ha dipinto mille volte il suo ritratto e non si contano le tele firmate Dalì Gala o Gala Dalì o ancora Galì, contrazione dei loro nomi. Dalì l’ha sepolta nella cripta del Castello di Pubol che le aveva offerto. L’anno successivo dipinge il suo ultimo quadro: La Coda Di Rondine e crea il profumo Dalì.
Dopo un incendio nella sua camera del Castello di Pubol, il pittore viene ricoverato in ospedale. I medici lo scoprono denutrito, confuso, il morbo di Parkinson a uno stadio molto avanzato. Nel ’87 torna a Figueres, vive in una stanza a temperatura costante e viene nutrito artificialmente. Muore a 84 anni, alle 10.15 di mattina del 23 gennaio 1989, lasciando tutti i suoi beni allo stato spagnolo.
“Ogni volta che muore qualcuno è colpa di Jules Verne” (Salvador Dalì).
 
Riccio Da adolescente Salvador Dalì andava in giro con un riccio di mare posato sulla testa rasa.
 
Definizioni «Il surrealismo sono io» (Salvador Dalì).
 
Sonnellino Tra i cultori del sonnellino, Salvador Dalì: aveva l’abitudine di sistemarsi su una poltrona tenendo un cucchiaio tra il pollice e l’indice, dopo aver messo un piatto di stagno per terra. Quando si addormentava, le dita lasciavano cadere il cucchiaio nel piatto e il rumore lo svegliava di colpo.
 
Disney Walt Disney e Salvador Dalì lavorarono insieme ad un cartone animato surrealista che avrebbe dovuto intitolarsi Destino. All’inizio Disney chiese a Dalì un segmento di sei minuti da inserire in un’antologia di cartoni, poi le ambizioni crebbero e i due progettarono un film. Tema di Destino secondo Dalì: «Una magica rivelazione del problema della vita nel labirinto del tempo». Secondo Disney: «La semplice storia di una ragazza in cerca dell’amore». L’opera non fu mai realizzata, ma a Vendôme, in Francia, nella soffitta del casolare di famiglia, Cristopher Jones, figlio di Tom A. Jones, per venticinque anni direttore della pubblicità degli studi Disney, ha trovato i disegni e i dipinti originali, e una bobina con una sequenza animata di 18 secondi, in bianco e nero e senza colonna sonora.
 
Suites Mentre viveva a Parigi, Salvador Dalì affittò all’Hotel Maurice una serie di suites: in una dipingeva, in una autografava litografie, in una si riposava e nell’ultima faceva feste e orge.
 
Bardot «Brigitte Bardot non è che un aneddoto, con un viso da cuoca e le labbra a forma di grondaia» (Salvador Dalì).
 
Garcia Lorca Salvador Dalì, a 85 anni, descrisse il suo rapporto con Federico García Lorca come «un amore erotico e tragico, per il fatto da parte mia di non poterlo riacambiare». Lorca aveva ventiquattro anni e Dalì diciotto quando si conobbero nel collegio madrileno Residencia de Estudiantes, dove frequentavano anche Luis Buñuel, allora ventiduenne e presto geloso della loro amicizia. Fu il poeta ad innamorarsi del pittore, affascinato dal suo fisico delicato e dal suo modo originale di vestirsi. Una volta Dalì invitò Lorca e la sua famiglia a trascorrere una settimana nella sua casa di Figueras, a pochi chilometri da Barcellona. Trent’anni dopo, rivelò di aver resistito in quella vacanza a due tentativi di sodomia, e di esserne in fondo dispiaciuto, perché Lorca «era un grande poeta» e meritava, per il suo talento, un rapporto di sesso «con il Divino Dalì». Dopo la collaborazione nella messa in scena di Mariana Pineda, Lorca e Dalì, che nelle lettere si chiamavano Federiquito e Salvadorcito, non si videro per sette anni. Lorca comprese e accettò la sua omosessualità, mentre Dalì, ossessionato dagli organi genitali femminili e disgustato dai seni grossi, sposò Gala, fianchi stretti e seni minuscoli.
 
Sesso Salvador Dalì e il sesso: «Mi fido solo della mia mano». La frase è stata riportata da Amanda Lear, secondo la quale il pittore era ossessionato dalla contaminazione insita nell’unione tra due corpi.
 
Gala Gala musa di Salvador Dalì, prima sposa di Eluard, quando lui le chiese di amarla (’29), lei rispose:”Piccino mio, ma non capisci che non ci lasceremo mai?”. Si sposeranno poi nel ’48, davanti al Papa. Lei non fece che tradirlo (Arturo Caminada, un Michael mai bene identificato per il quale aveva perso la testa, Jeff Fenfold ballerino di “Jesus Christ Superstar”, ecc.), del resto a quanto si dice è probabile che il matrimonio non sia mai stato consumato. Da vecchia prese a giocare al casinò, dilapidando l’intera fortuna. Lui non ebbe che un’altra donna – del resto solo platonicamente – vale a dire Amanda Lear.
 
Cani Quella conferenza a cui Salvador Dalì si presentò con due cani al guinzaglio in una mano, stecca da biliardo nell’altra, spada tappezzata di gemme preziose e scafandro in testa.
 
Moneta Nel 1964 Salvador Dalì si associò alla maison d’orologi Piaget per creare la sua moneta, il Dalì d’oro. Ricorda Yves Piaget: «Era bellissima. Su una faccia era inciso il profilo dell’artista e quello di sua moglie Gala; sull’altra dei fiordalisi. Dalì era affascinato dall’idea che le sue monete diventassero orologi, collier, pendantif, bottoni da smoking». Alla conferenza stampa a Parigi, dove si presentò col suo giaguaro al guinzaglio, pretese d’avere una sedia completamente trasparente, in modo che i fotografi lo vedessero «come sospeso nell’aria».
 
Scheletro Amanda Lear a una cena con Salvador Dalì. Lui, indicandola ai presenti: “Molto graziosa. Una morfologia squisita. Lei ha proprio un bel cranio, vogliate osservare il meraviglioso scheletro di Amanda”.
 
Magrezza Salvador Dalì, affascinato dalla magrezza di Amanda Lear: “Tutte le ragazze che posavano per lui dovevano avere le anche sporgenti per superare il suo severo esame. Una volta mi spiegò:”Lo scheletro è importantissimo perché la struttura è sempre la cosa essenziale ed è tutto ciò che resta dopo la morte”. Questa era la ragione per cui amava le aragoste: diversamente dagli umani, hanno l’ossatura fuori e la carne dentro”.
 
Gioielli Salvador Dalì disegnò 30 gioielli, tra cui un cuore di pietre preziose che grazie a un meccanismo pulsava come un vero cuore umano.
 
Doti Salvador Dalì raccontava che alcuni avevano scoperto in lui doti letterarie superiori all’abilità rivelata nei suoi quadri: “Già nel ’22, Lorca predisse che ero destinato a compiere una missione letteraria e suggerì che il mio avvenire poggiava precisamente nel romanzo”. Quando scrisse Rostros Ocultos volle inventarsi una nuova “ars amatoria” che consiste nella massima passione erotica ma senza contatto fisico: “Dal secolo XVIII la trilogia passionale inventata dal divino marchese de Sade è rimasta incompleta: sadismo, masochismo. Era necessario scoprire il terzo termine del problema, il “cledalismo”, che deriva dal nome della protagonista del mio romanzo (Solange de Cledá, ndr). Il cledalismo è il piacere e il dolore sublimato da una assoluta identificazione trascendente con l’oggetto. Solange è una Santa Teresa profana. Epicuro e Platone ardenti in una sola fiamma di eterno misticismo”.
 
Adulteri “Se esiste la morale, gli adulteri più terribili e riprovevoli non sono quelli che si commettono furtivamente e lontani dall’essere amato, ma quelli in cui si incorre quando si sta tra le sue braccia, nel momento dell’atto, pensando all’immagine dell’altro” (Salvador Dalì, in Rostros Ocultos).
 
Letto Il grande letto di Salvador Dalì nell’atelier del suo rifugio a Port Lligat: ogni mattina uno specchio vi rifletteva sopra i primi raggi del sole, perché voleva essere il primo spagnolo a ricevere la luce.
 
Mamma Da bambino tutte le mattine Salvador Dalì era svegliato dalla mamma che gli domandava: «Cor què vols? Cor què desitges?» (cosa vuoi cuoricino, cosa desideri?).
 
Salvador Dalì arrivò diciottenne a Madrid nel settembre del 1922, tre anni dopo il poeta Federico Garcia Lorca. Orfano di madre, timido, capelli lunghi, basette pronunciate (lo chiamavano “senor Patilla”, signor basette), un metro e 72 di altezza, non aveva muscoli, non praticava sport, non frequentava donne. A Federico sembrò che quel ragazzo magro, solito accentuare il nero dei capelli con la brillantina e la lacca da pittore, dalla brutta calligrafia, lo sguardo sottolineato a matita come Rodolfo Valentino e la voce bassa, pastosa come un’oliva matura, fosse fatto su misura per lui e se ne innamorò.
Dalì s’aggirava per la città con un cappello di feltro a larghe tese, una mantella lunga fino a terra e le gambe, dal ginocchio in giù, bendate come gli zampognari. Lui lo trovava attraente, ma la gente per strada gli rideva dietro.
Tra il ’25 e il ’27 si videro spesso, ma la loro amicizia per il poeta fu un amore tormentato e appassionato. Tentò due volte di violentarlo. Poi, a Barcellona per la prima di Yerma (1935), uno dei suoi più famosi drammi, confessò a un giornalista: “Siamo spiriti gemelli. Qui c’è la prova: sette anni senza vederci e abbiamo coinciso in tutto come se fossimo stati in contatto quotidianamente”. Nel 1925 gli aveva dedicato l’Ode Didactica, esaltandone la voce, l’animo, l’anelito di esattezza e di ordine, e il suo “amor a lo que tiene explication posible”, a quello che è razionale. Secondo il comune amico Bunuel, Dalì “asessuato, fu poi sverginato da Gala” moglie di Paul Eluard e “unica donna della sua vita”.
 
Pazzo “L’unica differenza tra me e un pazzo è che io non sono pazzo”
 
Perfezione “Non avere paura della perfezione, tanto non la raggiungerai mai”.