Corriere della Sera, 23 gennaio 2015
Guerra in Ucraina, la strage alla fermata del filobus a Donetsk. Si contano tredici morti e una ventina di feriti. In tutta la regione i combattimenti negli ultimi giorni sono sempre più intensi. Si muore nella cittadina di Gorlivka e in quella di Debaltsevo. Intanto per la Merkel «le sanzioni sono inevitabili e non saranno allentate fino a quando le ragioni per le quali sono state varate non saranno rimosse»
La nuova strage di civili, almeno tredici le vittime, una ventina i feriti, che viaggiavano su di un filobus a Donetsk è giunta poche ore dopo che Russia e Ucraina avevano concordato assieme ai mediatori internazionali un ritiro delle artiglierie dalla linea del fuoco. Un colpo di mortaio o di cannone è esploso tra il mezzo pubblico e una vettura che si trovava lì a fianco. Le parti si accusano reciprocamente, con toni sempre più aspri, ma sembra difficile credere alla versione di Kiev: e cioè che i separatisti avrebbero intenzionalmente mirato a un filobus in una zona da loro controllata e abitata quindi da ucraini russofoni della autoproclamata repubblica indipendente di Donetsk. Più probabile che un colpo delle truppe regolari destinato a una vicina officina militare abbia centrato il bersaglio sbagliato.
In tutta la regione i combattimenti negli ultimi giorni si sono fatti ancora più intensi, con decine di morti nelle ultime ore. Si lotta all’aeroporto della città, ridotto in macerie e in buona parte abbandonato dai governativi in ritirata. Si muore nella cittadina di Gorlivka e in quella di Debaltsevo, non lontano da Donetsk.
La Nato conferma che l’attività militare dei separatisti si è intensificata e parla di indizi che puntano a una rinnovata presenza russa sul territorio. Ma non può confermare per ora l’arrivo di novemila soldati di Mosca denunciato da Kiev. Secondo il governo ucraino, da quando è stato varato il cosiddetto cessate il fuoco, i ribelli avrebbero allargato la zona sotto il loro controllo di 500 chilometri quadrati.
In questo quadro è inevitabile che qualsiasi ipotesi di ammorbidimento delle sanzioni nei confronti della Russia ipotizzato da alcuni Paesi europei venga accantonata. Sulla questione è stata molto esplicita ieri a Davos in Svizzera la can celliera Angela Merkel: «Le sanzioni sono inevitabili e non saranno allentate fino a quando le ragioni per le quali sono state varate non saranno rimosse». La cancelliera non si è riferita solamente alla presenza russa in Ucraina orientale o all’appoggio ai separatisti. La Merkel ha richiamato anche l’annessione della Crimea che molti invece considerano oramai un fatto acquisito: «È stata una chiara violazione dei confini europei».
L’attacco al bus di Donetsk è avvenuto alle 8,30, mentre la gente stava andando al lavoro. Poco dopo i capi degli indipendentisti hanno invitato la popolazione a radunarsi davanti ai rottami del mezzo e hanno fatto sfilare un gruppo di prigionieri che sono stati costretti a inginocchiarsi davanti ai morti.
Complessivamente, secondo dati dell’Osce, le vittime del conflitto sono arrivate a cinquemila: oggi si combatte con la stessa intensità che si registrava prima del cessate il fuoco. La Germania, che assieme alla Francia, sta mediando tra Russia e Ucraina, spera ancora che si possano attuare le intese raggiunte mercoledì. Un ritiro dei cannoni renderebbe certamente la ripresa delle trattative di pace più facile. E la Nato, che pure continua ad avere un atteggiamento di estrema fermezza di fronte al coinvolgimento russo in Ucraina, ha detto che occorrerà riprendere presto i contatti con gli alti vertici militari russi. Se non altro per evitare che le continue incursioni di caccia e bombardieri con la stella rossa nello spazio aereo internazionale a ridosso di Paesi europei finisca per coinvolgere aerei civili.