22 gennaio 2015
Toto-Quirinale: che c’entra Magalli con la Finocchiaro, Amato, Delrio e Padoan? Scendono nel borsino Veltroni, Fassino, D’Alema, Prodi. C’è chi ripropone Rodotà e Muti e chi tifa la Cartabia. Intanto rispunta l’ipotesi Pietro Grasso
Il meglio dai giornali di oggi sulla corsa per il Quirinale.
• Dopo il terremoto provocato dall’Italicum al Senato, l’elezione del successore di Napolitano sarà un referendum sul renzusconismo di lotta e di governo [D’Esposito, Fat 22/1/2015]
Bertini sulla Stampa ci fa sapere che crescono le quotazioni di Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza, cattolico e figura di cerniera nel Pd e del ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan. Gentile sul Messaggero vede in auge anche Walter Veltroni, Piero Fassino, l’ex dc Sergio Mattarella e l’ex capogruppo Anna Finocchiaro.
Oggi Anna Finocchiaro, con l’appoggio anche di un pezzo di Lega, può ambire ad essere la candidata Pd di Renzi al Quirinale [Fat 22/1/2015]. È gradita a Berlusconi come e quanto Giuliano Amato. Sarebbe votabile dalla minoranza Pd anche più di Amato [Marra, Fat 22/1/2015]
«La verità è che Renzi, Verdini e Berlusconi hanno già chiuso, all’insaputa di Angelino, e hanno chiuso su un nome blindato da tirare fuori alla quarta votazione: quello di Anna Finocchiaro» (un paio di bene informate fonti vicine all’ex Cavaliere) []. Ma Renzi non si fida fino in fondo di lei. Troppo dalemiana, per cominciare. Tra i vicinissimi, a partire da Franco Bassanini (anche lui in corsa per il Colle), in molti gli consigliano di andarci piano. Tant’è vero che se mai dovesse passare la sua candidatura, sarebbe parte di un pacchetto complessivo, in cui le si metterebbe accanto un segretario generale, in grado di commissariarla [Marra, Fat 22/1/2015].
«Anna Finocchiaro? Ottimo nome. Persona stimatissima. Equilibrata. Una donna. Perché no?» (Beppe Fioroni).
Anna corre per il Quirinale e il marito va alla sbarra (titolo del Fatto Quotidiano a proposito del consorte della Finocchiaro Melchiorre Fidelbo, ginecologo, accusato di aver ottenuto un appalto da un milione di euro, poi revocato, per il presidio sanitario di Giarre).
Se per il Messaggero e per il Corriere le quotazioni di Giuliano Amato sono in calo – scrive Verderami sul Cds: «Sarebbe difficile spiegare al partito una simile scelta: se da rottamatore Renzi ha messo il veto su Marini, come potrebbe da segretario-premier sconfessare se stesso con Amato? [Cds 22/1/2015]. Per il Fatto Quotidiano D’Esposito sostiene resta il nome più quotato e che «al netto di 120, massimo 130 franchi tiratori del Pd e un’altra cinquantina sparsi, Amato parte dal quarto scrutinio con un pacchetto teorico di 590 voti» [Fat 22/1/2015].
«Certo che conosco Amato, è bravo. Vediamo chi propongono. E speriamo che stavolta non richiamino di nuovo Napolitano... Ha dato tutto, il massimo. Spero per lui di no...» (Carlo Rubbia a Tommaso Ciriaco) [Rep 22/1/2015]
«Votare Amato? Piuttosto divento interista. Nella Consulta che ha bocciato il referendum sulla legge Fornero ci sono almeno due o tre aspiranti al Colle che la Lega non appoggerà nemmeno sotto tortura» Sono Amato, appunto, Marta Cartabia, cara a Napolitano e possibile sorpresa, e Sergio Mattarella, già in calo per conto suo. «La Lega ha un suo candidato che teniamo ancora coperto. Posso solo dire che non sarà un servo di Bruxelles».
(Salvini). [Scafi, Grn 22/1/2015].
Resta invece stabile la candidatura di Pier Ferdinando Casini che potrebbe essere un compromesso per entrambi gli schieramenti [Gentili, Mes 22/1/2015] infondo nel curriculum vanta una presidenza della Camera e che in realtà è spinto più dagli alfaniani che dai forzisti [Scafi, Grn 22/1/2015].
Rispunta l’ipotesi Pietro Grasso. Per ragioni statistiche: gran parte dei capi dello Stato sono transitati dalla presidenza di una Camera. E per ragioni di convenienza: «È vero, Matteo non ama molto Grasso», spiega un renziano doc, «ma se lo piazza sul Colle libera la delicatissima poltrona del Senato per metterci uno più capace e affidabile. E poi il grigiore e la scarsa attitudine politica di Grasso non è detto che siano un problema. Anzi. In più, Grasso è apprezzato da Berlusconi e da Bersani» [Alberto Gentili, Mes 22/1/2015]
Massimo Fini rifà anche quello di Muti e non gli importa che non abbia nessuna esperienza di leggi, regolamenti, prassi costituzionali: «Per questo esiste una burocrazia, senza la quale il presidente della Repubblica o del Senato o della Camera non sarebbe in grado di esercitare le proprie funzioni e nessun premier o ministro di formulare leggi (per questo è pagata quel che è pagata)». Sempre secondo Fini invece Zagrebelsky è molto preparato «ma il presidente della Repubblica, che rappresenta tutti gli italiani, dovrebbe essere un uomo minimamente conosciuto non un ufo che esce dal cilindro dei ‘desiderata’ della sinistra radical chic» [Fat 22/1/2015].
La classifica delle quirinarie del Fatto – Atto secondo: Giancarlo Magalli 15.353; Stefano Rodotà 10.094; Ferdinando Imposimato 2.813; Gustavo Zagrebelsky 2.160; Romano Prodi 1.517; Milena Gabanelli 808; Emma Bonino 625; Antonino Di Matteo 555; Nicola Gratteri 431; Gian Carlo Caselli 401;; I candidati della casta dei partiti–;; Anna Finocchiaro 486; Gianni Letta 319; Pier Luigi Bersani 281; Walter Veltroni 182; Pietro Grasso 121; Sergio Mattarella 74; Giuliano Amato 65; Pier Carlo Padoan 17; Ignazio Visco 13; Piero Fassino 11.
Gomez sul Fatto scrive che «al Quirinale ci vuole pure una persona che conosca e domini i meccanismi del Potere evitando di rimanere schiacciata dai partiti. Tra i nomi che il Fatto ha sottoposto alle votazioni online ce n’è uno che meglio degli altri incarna queste caratteristiche. È quello di Stefano Rodotà. La sua è una delle poche figure spendibili per tentare di riavvicinare gli italiani alla politica». Sulle stesse pagine anche Magalli, il più cliccato delle quirinarie, sceglierebbe lui. Invece Massimo Fini tuona: «Io spero che Grillo non si incaponisca a riproporre Rodotà, una vecchia sòla sempre ben incistata sia nella Prima che nella Seconda Repubblica, una specie di Giuliano Amato in tono minore» (Massimo Fini) [Fat 22/1/2015].
Il Cav. ha iniziato a tracciare l’identikit, «il prossimo capo dello Stato non potrà essere un tecnico e tantomeno un ministro». Cancella dalla lista una serie di aspiranti, ma soprattutto si sofferma sui nomi di tre potenziali protagonisti: Graziano Delrio, Pier Carlo Padoan e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco [Verderami, Cds 22/1/2015]. Poi dice ai suoi di votare un candidato di bandiera che sarà Antonio Martino poi dalla quarta votazione, si convergerà sul candidato condiviso con il Pd.
Secondo Roberto Calderoli i due sono già d’accordo: «Se il Cavaliere è arrivato al punto di far votare a suo l’emendamento Esposito, una cosa per lui indigeribile, significa che il nome giusto l’hanno trovato» [Scafi, Grn 22/1/2015].
Antonio Martino, tessera numero 2 di Fi. Figlio di Gaetano, politico liberale e promotore dell’Unione Europea, ha 73 da anni da compiere e siede in Parlamento dal 1994. Mai un’interruzione. È stato ministro della Difesa durante il governo di Berlusconi, incluso rimpasto, che va dal 2001 al 2006. Fu tra i principali promotori della fine della leva obbligatoria. È segretario scientifico della Fondazione Italia-Usa. Ha insegnato Economia all’Università Luiss di Confindustria [Fat 22/1/2014].
«Io sul Colle? Non lo sapevo, mi pare uno scherzo da prete» (Antonio Martino) [Grn 22/1/2015].
Pippo Civati ha fatto sapere che «io un candidato al Quirinale frutto del patto del Nazareno non lo voto» [Bertina, Sta 22/1/2015].
Scendono nel borsino i vari Walter Veltroni, Piero Fassino, Massimo D’Alema, Romano Prodi [Scafi, Grn 22/1/2015]. Scrive Fini sul Fatto: «Romano Prodi, che sì è un ex boiardo di Stato, ma non è mai stato coinvolto in episodi di corruzione, conosce le Istituzioni, è uomo di cultura, ha prestigio internazionale e gode di qualche simpatia anche fra i grillini. Non piace né a Renzi, né tantomeno a Berlusconi? Una ragione in più per puntare su di lui».
«Ci vorrebbe come presidente o premier un uomo dalla fortissima personalità. Un Winston Churchill che quando fu eletto primo ministro agli albori della Seconda guerra mondiale, parafrasando il celebre discorso di Catilina ai soldati prima della battaglia, disse agli inglesi: “Vi prometto solo lacrime e sangue”. Purtroppo non vedo in giro nessun Churchill». (Massimo Fini) [Fat 22/1/2015].
«Sembra che la pallina si stia fermando su un nome, e invece la pallina va avanti, va avanti, va avanti. Bisognerà vedere dove si fermerà davvero. Io dico che la pallina non ha ancora cominciato a fare il suo ultimo giro, quello in cui il giocatore cui spetta fare la puntata decisiva ha gli elementi per scegliere il nome giusto» (Beppe Fioroni a Sebastino Messina) [Rep 22/1/2015].
Una cosa è certa, Mastella avverte che il prossimo presidente della Repubblica se ne «strafotterà» di tutti. [Ceccarelli, Rep 22/1/2015]