Il Messaggero, 22 gennaio 2015
Il primo giorno a Rebibbia della nonna incendiaria. Ad incastrare la sfrattata, oltre ai capelli bruciati, ci sarebbero dei bigliettini e uno straccio usato per dare fuoco all’appartamento
Prima giornata a Rebibbia per la presunta nonna diabolica e incendiaria. Con un ghigno di sdegno sul viso segnato dalle rughe, a chi l’ha vista, è sembrata più nervosa che spaesata: «Scusate, ma che ci faccio qua? Non solo mi hanno cacciato da casa». Si è calata nella veste della vittima Giovannina Serra, l’ottantretrenne sarda accusata di aver innescato l’eplosione del palazzo a Colle Aniene che, due notti fa, ha fatto contare un morto e ventuno feriti. Gli indizi raccolti invece, uno ad uno, costituiscono un macigno contro di lei, inquilina fino al giorno prima proprio di quel condominio di via Vito Giuseppe Galati. Mentre in tv la foto della pensionata veniva rilanciata come sospetatta numero, Giovannina era introvabile, irreperibile. Aveva cambiato domicilio, senza segnalarlo, e tolto la sim dal telefonino per evitare di essere rintracciata.
GLI INDIZI
Gli investigatori del commissariato San Basilio l’hanno trovata solo dopo quasi una giornata di ricerche in un appartamento preso in affitto a meno di un chilometro dal palazzo esploso. Ed è lì che sarebbero emerse i primi indizi contro la pensionata. Un pezzo di stola, uguale a quella trovata bruciacchiata nel condominio saltato in aria. Ed ancora dei biglietti con su scritto «Non starete bene» con la grafia identica a quello del cartello attaccato su un’auto, vicino alle macerie, con su scritto «Il Signore la casa non ve la farà godere perché siete ladri, più ladri». Ma con il rintraccio della pensionata sono emersi altri due particolari inquietanti: i capelli bruciacchiati e una profonda ferita al piede. Mentre in città era scattata la sua caccia, la signora Giovannina – è stato poi ricostruito – era andata al Pertini a farsi curare un taglio suturato con venti punti. «È una fistola», si è giustificata. La procura, invece, è pronta a chiedere la convalida dell’arresto dell’anziana con l’accusa di strage ritenendola colpevole. Il sostituto procuratore Pantaleo Polifemo, che cura le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani, è certo di aver elementi a sufficienza per chiedere anche una misura cautelare. Oggi i magistrati conferiranno l’incarico al medico legale che dovrà eseguire l’autopsia di Pasquale Castaldo, 51 anni, il muratore di Afragola, che divideva con sei colleghi l’appartamento sopra a quello esploso. A breve sarà disposta anche una perizia grafologica sui cartelli ritrovati in via Galati e nella nuova casa dell’anziana per accertare se siano stati scritti di suo pugno. Per gli inquirenti la donna avrebbe agito sola e per un movente granitico. L’anziana avrebbe fatto esplodere l’appartamento per sottrarlo ai nuovi proprietari. Nonostante avesse altri tre appartamenti, in provincia e in Sardegna, Giovannina aveva combattuto per non farsi cacciare da quella casa dove aveva vissuto vent’anni con il compagno, morto quattro anni fa. I figli di lui avevano venduto l’appartamento all’inquilino del quarto piano. «Sono perfidi», si lamentava. Già una volta aveva provato a far saltare l’appartamento. L’altra notte sarebbe tornata di soppiatto per fare un piccolo falò di stracci e aprire la bombola del gas. Ipotesi che una perizia dovrà accertare.