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 2015  gennaio 22 Giovedì calendario

Faqir Ghani, l’operaio pakistano incastrato da Facebook. Ha messo troppi "mi piace" sulla jihad ed è stato rimpatriato

 «Mi piace», clic veloci dal Pc, un quasi «sì alla Jihad», e link che rimandano a cellule sospette. Tutto su Facebook, due profili, uno anonimo e l’altro col nome del pakistano barbuto Faqir Ghani, 26 anni. Nel giro di poche ore il ragazzo è stato prelevato dal luogo di lavoro e rimpatriato perché sospettato di vicinanza ai terroristi. È stato il Gip del Tribunale di Macerata Chiara Minerva a firmare il decreto di espulsione a carico di Faqir, residente dal 2001 a Civitanova, sposato con una connazionale, ben integrato tanto da essere un volontario della Croce verde e chiedere la cittadinanza italiana. E con un buon lavoro, operaio calzaturiero in una fabbrica di Montecosaro. È lì che la Polizia è andata a prenderlo martedì mattina dopo aver monitorato per giorni la sua vita virtuale sui social network. Scovati video e siti che inneggiavano alla guerra santa contro l’Occidente, prove portate davanti al giudice che ha dato il via libera all’espulsione avvenuta la sera stessa con un volo da Fiumicino per il Pakistan di solo andata.
LE AMMISSIONI
Durante l’udienza in Tribunale, a Macerata, il giovane, assistito dal suo avvocato Maurizio Nardozza, ha ammesso di aver fatto qualche clic qua e là: «Ho messo qualche “mi piace”, ho condiviso alcuni video inseriti su Internet da un mio amico pakistano, ma non sono a favore della Jihad, rispetto tutte le religioni». Difesa che non ha convinto, anche perché, secondo le indagini, nelle sue pagine Fb il giovane avrebbe anche scritto frasi in favore della jihad e veicolato in rete filmati jihadisti. Inoltre aveva collegamenti con siti che sarebbero legati a cellule terroristiche del Pakistan. La segnalazione è stata fatta dal ministero dell’Interno dopo che i servizi di intelligence avevano intercettato le frasi inneggianti alla guerra santa contro l’Europa sul social e i siti contattati dal 26enne.
LE ACCUSE
«Non sappiamo ancora quale sia l’accusa precisa né il contenuto del materiale che ha portato all’espulsione, non gli è stato contestato alcun reato specifico, il provvedimento è scaturito da una nota inviata dal ministero dell’Interno, peraltro molto vaga. Si parla di intercettazioni di messaggi e video inneggianti alla Jihad – dice l’avvocato Nardozza – per la famiglia è stato uno choc, i genitori sono già diventati cittadini italiani e Faqir è tutto meno che jihadista. Impugnerò l’espulsione». Il pakistano fino all’altro ieri possedeva un regolare permesso di soggiorno ed era considerato un immigrato modello: lavoro in fabbrica, residenza con i genitori, un fratello e una sorella che vivono a Civitanova, le nozze con una connazionale ancora senza figli. Un musulmano integrato. La domenica faceva volontariato alla Croce verde di Civitanova. «Una volta abbiamo anche parlato di religioni e Faqir mi disse: l’Islam predica la non violenza» riferisce la segreteria Anna Rita Badalini. «Si è sempre comportato bene – aggiunge il presidente Cesare Bartolucci – era un insospettabile».