Corriere della Sera, 22 gennaio 2015
Il santo bevitore. Il Papa elogia il vino, se ne beve un quartino al dì e diventa sommelier
No, non sono astemio, bevo vino, poco come deve fare un Papa, ma bevo». L’udienza di Francesco, ieri, nella Sala Nervi è stata diversa da molte altre. Perché in platea non c’erano solo fedeli da tutto il mondo assieme ai volontari delle associazioni. C’era anche un drappello in rappresentanza delle professioni legate al vino, dagli enologi ai sommelier, oltre ai produttori. Un’idea di Franco Ricci, il capo della Fondazione italiana sommelier: tre pullman con 150 persone, tutti assieme a San Pietro.
Alla fine della mattina, in una Sala Nervi con tifo da stadio, il Papa si è fermato a parlare con Ricci, Riccardo Cotarella (presidente dell’Union Internationale des Oenologues, l’associazione mondiale di categoria) e Angelo Gaja, signore del Barbaresco, il vignaiolo italiano più famoso nel mondo. Gli sono stati consegnati il diploma di sommelier ad honorem, un tastevin (la ciotola d’argento per le degustazioni), una cassetta di legno con due bottiglie di vino (il rosso Romanzo dell’associazione Bibenda), una bottiglia di olio d’oliva e una guida ai vini. Ma il vero regalo l’ha fatto Francesco ai tre professionisti del vino. Ha smentito quanto era stato scritto dopo la visita in Vaticano di Matteo Renzi, nel dicembre scorso. Il premier aveva portato in dono bottiglie di Vin Santo del Chianti Classico. Era sembrato un regalo inappropriato a chi credeva che il Papa non toccasse il vino. «Mi tolga una curiosità – ha chiesto ieri Cotarella – è vero che lei non beve?». Francesco ha sorriso e ha rivelato che invece il vino lo beve, in modica quantità. Meno del suo predecessore Gregorio XVI, che si dissetava con il Frascati, «ogni giorno a mensa un quartirolo scarso». Quale vino preferisce Francesco? «Quello di tutto il mondo», è stata la risposta che non scontenta alcuna nazione vinicola.
Papa Bergoglio conosce il vino e lo cita nei suoi discorsi («Senza vino non c’è festa», oppure: «Che noi si possa essere come il buon vino, che quando invecchia migliora: è più buono!»). Anche perché il nonno, quando abitava a Portacomaro, in provincia di Asti, produceva Grignolino. «Avevo uno zio – ha raccontato ieri il Papa a Gaja – che riusciva a riconoscere in quale collina veniva prodotta ogni bottiglia di Dolcetto».