La Stampa, 22 gennaio 2015
La sfrattata di Roma ha una casa in città, una a Ostia e una in Sardegna. Eppure, Giovannina Serra, l’ottantatreenne che avrebbe fatto saltare in aria il suo appartamento provocando la morte di un vicino e il ferimento di altri 21, si era dichiarata indigente
Bugiarda, sfacciata, vendicativa. Giovannina Serra, 83 anni, si era dichiarata indigente al IV Municipio di Roma, e invece era proprietaria di almeno tre alloggi. Uno in città, l’altro al mare a Ostia, un altro ancora in Sardegna, regione dov’era nata. Per la procura e la polizia ha un morto e 21 feriti sulla coscienza perché ha fatto esplodere mezzo palazzo per vendicarsi di chi l’aveva sfrattata, eppure continua a dichiararsi innocente.
L’anziana nega tutto. Anche l’evidenza: «I capelli bruciati? Ho sbagliato a farmi la tinta dei capelli. La ferita al piede? Ho preso una storta». No comment sul suo vestito andato parzialmente in fumo e su quel lembo di stoffa che le hanno trovato nel nuovo appartamento, compatibile con quelli recuperati vicino alla bombola di gas che ha scatenato l’inferno in via Galati, periferia sud est della capitale.
Biglietti vendicativi
E nessuna spiegazione neppure per gli altri biglietti dal tenore vendicativo, «La pagherete cara, non vi godrete la casa», simili a quello trovato sul parabrezza di un’auto parcheggiata sotto casa («Il Signore la casa non ve la farà godere perché siete ladri»). Prima ancora della scoperta del biglietto, i sospetti erano concentrati su di lei: la bombola del gas con la manopola aperta era stata posizionata vicino all’ingresso dell’appartamento al primo piano di cui la donna aveva ancora le chiavi.
Ha agito da sola?
Ora è stata disposta una perizia grafologica per accertare chi ha materialmente scritto quelle dichiarazioni di guerra letale. L’anziana ha agito da sola? E ancora: è stata lei a togliere la sim card dal suo telefonino per non essere individuata? O è stata aiutata da un complice? Lo sfratto, voluto dai figli dell’ex compagno della donna, sarebbe dovuto scattare stamattina, ma l’anziana – Nonna bomba, come l’hanno ribattezzata i media e i vicini di casa – aveva già trovato un’altra casa, sempre in affitto, ad appena un chilometro da quella dove si è consumata la tragedia. Strage ed omicidio sono i reati ipotizzati dal pm Polifemo e l’aggiunto Laviani ed è probabile che il fermo della polizia del commissariato San Basilio si trasformi in arresto.
«Non meritava questa fine»
«Ha distrutto la via di un uomo onesto e lavoratore e di tutta la nostra famiglia», si dispera la moglie di Pasquale Castaldo, il muratore di 50 anni che abitava al piano di sopra insieme ad altri colleghi originari come lui di Afragola, in provincia di Napoli. La donna, insieme ai due figli, un ventenne e una ragazza di 17 anni che ha dovuto lottare con una grave malattia, è arrivata ieri mattina a Roma per l’identificazione dei poveri resti di Pasquale. «Sì è lui – ha sussurrato d’un fiato tra le lacrime la moglie -. Non meritava una fine così. Tanti sacrifici per poi saltare in aria in quel modo..». E siccome il destino è spesso beffardo, non si può non registrare che lunedì notte Pasquale e i suoi 7 compagni di lavoro non si sarebbero dovuti trovare in quell’alloggio che da 5 anni condividevano. La ditta di costruzione che li aveva assunti per ristrutturare un ufficio della polizia in via Mamiani non pagava le utenze. Tant’è che in quell’appartamento non c’era più la corrente elettrica. Erano dunque pronti ad abbandonarlo, ma qualcuno aveva ritenuto meglio dormire lì ancora per la notte di lunedì. Ignaro di quello che, per l’accusa, aveva architettato Nonna bomba.
Un’azione pianificata. Dopo quattro ingiunzioni di sfratto, Giovannina Serra aveva urlato contro l’ufficiale giudiziario: «Fate pure, tanto io faccio saltare in aria la casa». Il 3 gennaio, a scopo preventivo, le era stato staccato il contratto del gas metano. Ma non si è arresa e ha comprato una bombola di gas. Il resto è cronaca di una strage annunciata.