Corriere della Sera, 22 gennaio 2015
De Luca condannato per abuso d’ufficio per la vicenda dei termovalorizzatori. Il sindaco di Salerno fa sapere che non ha «intenzione di mollare» ma l’interdizione dai pubblici uffici lo esclude dalle primarie
Condannato a un anno di reclusione e a uno di interdizione dai pubblici uffici per abusi che avrebbe commesso nelle opere di realizzazione del termovalorizzatore, il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca rischia ancora una volta di diventare un caso, come quando volle cumulare le cariche di sindaco e viceministro nonostante fosse obbligato a scegliere.
Stavolta le conseguenze della sentenza emessa ieri dal tribunale di Salerno rischiano di riguardare non solo l’amministrazione comunale che ormai da più di vent’anni è quasi una esclusiva di De Luca, ma anche le complicatissime primarie del Pd per la scelta del candidato da schierare alle prossime elezioni regionali.
La questione legata al Comune di Salerno è semplice: per quanto la pena sia sospesa, il sindaco condannato dovrebbe ugualmente subire gli effetti della legge Severino, e quindi essere sospeso dall’incarico. E infatti il tribunale già ieri ha trasmesso in prefettura il dispositivo della sentenza. L’avvio delle procedure in questi casi è praticamente automatico, non ci sono margini di discrezionalità. L’unico modo che l’interessato avrebbe per evitare la sospensione sarebbero le dimissioni. Ma De Luca non ha alcuna intenzione di dimettersi. E nemmeno di accettare supinamente l’eventuale provvedimento del prefetto. Recentemente la sospensione in seguito a una condanna per abuso d’ufficio toccò al sindaco di Napoli Luigi de Magistris, ma il ricorso al Tar gli ha poi consentito di essere reintegrato nella carica. È scontata l’intenzione di De Luca di muoversi nella stessa direzione.
L’altro giorno aveva detto che era sua intenzione rispettare la legge, ma solo un sguardo superficiale alla sua dichiarazione (e soprattutto una scarsa conoscenza del personaggio) poteva autorizzare ad aspettarsi dal sindaco di Salerno un atteggiamento remissivo. «Rispettare la legge» significa anche percorrere tutte le strade che la legge prevede, e De Luca le percorrerà sicuramente. Lo dice lui stesso, in una nota che diffonde in serata, alcune ore dopo la condanna: «Io non ho nessuna intenzione di mollare nulla. Da oggi comincia una grande battaglia di civiltà», fa sapere. E se qualcuno non avesse capito, chiarisce: «Si prospetta, credo, una ripetizione della vicenda del sindaco di Napoli».
Dal municipio di Salerno, quindi, lui non ha affatto intenzione di andarsene. Ma oggi Vincenzo De Luca non è solo il sindaco della seconda città della Campania: è anche uno dei candidati alle primarie del Pd in vista delle Regionali della prossima primavera. E qui si apre un altro capitolo, se possibile ancora più complicato.
L’unico vero contendente di De Luca, ufficialmente, è Andrea Cozzolino, che fu candidato anche alle primarie per il sindaco di Napoli, le vinse ma poi furono annullate per l’ombra di brogli. Sia l’uno che l’altro sono già in campagna elettorale (ieri quando è stata emessa la sentenza De Luca era a una manifestazione a San Giorgio del Sannio, in provincia di Benevento).
Ma le primarie sono state rinviate più volte perché, al di là delle spiegazioni di facciata, il Pd non vorrebbe schierare nessuno dei due. E infatti ora si sta puntando su Gennaro Migliore, passando per le primarie, ma anche facendone a meno.
A questo punto, però, bisognerà capire come si regolerà De Luca. E, di conseguenza, cosa farà Cozzolino. Per adesso il sindaco di Salerno riferimenti diretti alle primarie non ne fa, ma qualche segnale già si coglie, e sono segnali che non annunciano certo la resa. In primo luogo perché al Pd chiede di fare della sua vicenda «l’occasione per una grande battaglia a difesa delle persone perbene, degli amministratori che dedicano una vita al bene pubblico», e soprattutto perché, pur commentando una sentenza, non si lascia sfuggire l’occasione per rivolgere «un saluto e un grande abbraccio a quanti hanno guardato e guardano a me come a una speranza di rinnovamento della politica e di salvezza della Campania».