la Repubblica, 22 gennaio 2015
Quantitative easing? Ecco cosa ne pensano i grandi di Davos
La parola oggi é a Mario Draghi, per la decisione probabilmente più difficile e controversa dei suoi quaranta mesi al vertice della Bce, quella che dà il via all’acquisto di titoli pubblici dell’area euro (il «quantitative easing»). Gli economisti presenti al World Economic Forum di Davos danno la decisione per scontata, e danno per scontato anche il compromesso per cui una parte dei titoli sarà acquistata direttamente dalla Bce e un’altra dalle banche centrali nazionali. Secondo gli economisti ascoltati da Repubblica la soluzione ottimale sarebbe un acquisto massiccio effettuato tutto dalla Bce, la soluzione peggiore acquisti limitati o tutti a carico delle banche centrali nazionali. Un compromesso sulla condivisione del rischio è considerato accettabile purché l’ammontare dell’intervento sia rilevante. Sugli effetti del quantitative easing i giudizi sono variegati, il più diretto è l’indebolimento del cambio dell’euro. Ma di oggi è solo l’inizio di un processo che sarà lungo. Quel che è certo è che accanto a questa mossa ci vorranno incentivi a investimenti e consumi per rilanciare la crescita e combattere la deflazione.
Angel Gurria (segretario generale dell’Ocse)
In che misura i prossimi maxiacquisti di titoli da parte della Bce contribuiranno a rilanciare l’economia europea?
Se funzionerà il quantitative easing? È la domanda delle domande. Io credo che possa aiutare e che è l’unica cosa da fare in questa fase. Ma la risposta vera, reale, non la sapremo domani bensì nelle prossime settimane o mesi quando vedremo l’impatto concreto. Quello che si può dire oggi è che questa mossa va nella direzione giusta e consente al bilancio della Bce di diventare più grande. Naturalmente la mossa della Bce è speciale. L’Eurotower non è la Fed, nè la Banca del Giappone. Nel caso della Bce non c’è un solo Paese ma un board dove siedono i rappresentanti di 18 paesi. Io credo che Mario Draghi abbia fatto un lavoro enorme. Ma nel medio e lungo termine la questione riguarda i singoli governi che devono fare le riforme. Di certo con il quantitative easing la Bce guadagna tempo e lo trasforma in opportunità. In questo genere di cose il tempo è oro.
Quanto se ne avvantaggerà l’Italia per tirarsi fuori dalla crisi?
Sicuramente il quantitative easing aiuta l’Italia. Ma non c’è nulla di magico in questi provvedimenti perché ognuno deve fare i compiti a casa, senza eccezioni. E a maggior ragione deve farli l’Italia che per anni è rimasta indietro.
Nouriel Roubini (docente della New York University)
In che misura i prossimi maxiacquisti di titoli da parte della Bce contribuiranno a rilanciare l’economia europea?
Il mercato si aspetta un piano di acquisti di 500 miliardi di titoli pubblici in 12 mesi, una cifra inferiore lo deluderebbe. Sappiamo peraltro che Draghi e altri nel board Bce vorrebbero fare di più perché questo avrebbe un effetto più incisivo sull’euro, sui tassi e anche sul mercato azionario. Ma probabilmente Draghi non ha la maggioranza e per ottenerla dovrà trovare un compromesso sulla condivisione dei rischi tra Bce e banche centrali nazionali. Spostare tutto il rischio su queste ultime potrebbe però avere un effetto negativo sugli spread dei Paesi periferici. Un rischio condiviso sarebbe invece accettabile per i mercati. Avviare il quantitative easing è comunque importante e più sarà ampio più sarà efficace. Non farlo sarebbe pericoloso per il rischio di deflazione e anche di una nuova recessione.
Quanto se ne avvantaggerà l’Italia per tirarsi fuori dalla crisi?
Sarà utile ma non basterà a rilanciare la crescita in Italia, che ha più alti rischi di deflazione. L’Italia si avvantaggerà per l’indebolimento dell’euro, ma il Paese ha bisogno di far ripartire la domanda, e ciò dipende solo in parte dalle politiche europee. Inciderà anche il superamento positivo di questa fase politica delicata e l’implementazione delle riforme.
Kenneth Rogoff (docente di Harvard)
In che misura i prossimi maxiacquisti di titoli da parte della Bce contribuiranno a rilanciare l’economia europea?
Non vorrei dare un giudizio preventivo sulla formula che sarà adottata. Sugli effetti la previsione è relativamente più semplice, il più vistoso sarà un ulteriore indebolimento dell’euro. Sospetto che i mercati non saranno pienamente soddisfatti da quello che verrà annunciato, ma la decisione che prenderà oggi Francoforte è solo l’inizio. Il quantitative easing per mostrare i suoi effetti può richiedere anni, la Federal Reserve ne ha fatti due, in Giappone il ciclo è ancora lontano dal concludersi. Quindi ci vorrà pazienza. D’altra parte la Bce non ha molte altre armi a disposizione, potrebbe forse aumentare i tassi negativi sui depositi.
Quanto se ne avvantaggerà l’Italia per tirarsi fuori dalla crisi?
L’impatto del quantitative easing sull’economia reale dell’Europa e dell’Italia sarà lento. La cosa più visibile, come già detto, sarà l’indebolimento del cambio e il suo effetto sulle esportazioni, ma nel complesso il quantitative easing anche di dimensioni rilevanti non sarà sufficiente a rilanciare le economie europea e italiana senza l’attivazione di politiche efficaci per il rilancio della domanda. Tuttavia il quantitative easing è certamente meglio farlo che non farlo.
Moises Naim (giornalista e scrittore)
In che misura i prossimi maxiacquisti di titoli da parte della Bce contribuiranno a rilanciare l’economia europea?
É difficile dire se il quantitative easing, nella formulazione che si profila è efficace o meno. Dipende da cosa intendiamo per efficace. Se significa restituire crescita all’Europa e ridurre l’austerità, io credo che il risultato sarà un mix: in qualche paese ci sarà un impatto maggiore rispetto ad altri. Ma l’esito più importante dipenderà da Angela Merkel. Se non appoggerà Draghi, l’impatto sarà più attenuato. Ricordate quando il presidente della Bce disse che avrebbe fatto “whatever it takes” per proteggere l’euro e l’eurozona? Bene, il quantitative easing è ciò che serve. Su questo Draghi si sta giocando la reputazione. Se la cosa non funzionasse, la colpa sarà della Germania.
Quanto se ne avvantaggerà l’Italia per tirarsi fuori dalla crisi?
L’Italia per uscire dai problemi che ha deve guardare dentro casa sua e non fuori. Deve ridurre la frammentazione politica e trovare un accordo globale tra il settore privato, i sindacati, il governo, i partiti, i media e la società civile per dire cosa del passato non è più tollerabile. Purtroppo ha difficoltà a capire gli errori commessi. Il quantitative easing è un bene, un appoggio. Ma certe cose devono farle solo gli italiani.
Xavier Sala i Martin (docente alla Columbia University)
In che misura i prossimi maxiacquisti di titoli da parte della Bce contribuiranno a rilanciare l’economia europea?
Qualunque sarà la formula, l’effetto del quantitative easing sarà pressoché nullo. I tassi di interesse sono già bassi e l’effetto psicologico è stato già assorbito. In più in Europa la liquidità è già fin troppo abbondante. Le banche sono piene di soldi che non sono in grado di impiegare perché non ci sono in giro progetti di qualità da finanziare. Il problema dell’Europa non è quindi la liquidità, la sua è una crisi da mancati investimenti. Da anni ormai non ci sono investimenti, né privati né pubblici.
Quanto se ne avvantaggerà l’Italia per tirarsi fuori dalla crisi?
Per far ripartire l’economia servono i giusti incentivi in grado di mettere in moto gli investimenti. Incentivi fiscali, regolatori, culturali. L’Europa e l’Italia devono cambiare attitudine, accettare la mobilità, rendere culturalmente accettabile il rischio del fallimento. Se i ragazzi italiani vogliono andare a Silicon Valley per lanciare le loro start-up, bisogna chiedersi il perché, e rimuovere le ragioni che spingono ad andarsene e insieme costruire le condizioni che possano spingerli a restare. Finché l’Europa non farà questo gli altri sono solo interventi temporanei e parziali.
Domenico Siniscalco (Vicepresidente Morgan Stanley)
In che misura i prossimi maxiacquisti di titoli da parte della Bce contribuiranno a rilanciare l’economia europea?
Sicuramente il quantitative easing è una misura attesa e necessaria per contrastare il rischio-deflazione. Non assegnerei a questa decisione virtù taumaturgiche per la crescita perché non basta pompare liquidità senza domanda, come del resto ha detto lo stesso Draghi. Quindi, quella della Bce è una mossa necessaria ma non sufficiente. Quanto alla formula, al momento circolano solo tante indiscrezioni. L’ultima parla di acquisti per 50 miliardi al mese, cosa che ha senso. Ma, appunto, sono indiscrezioni che non è il caso di commentare ora, senza sapere quali saranno le scelte definitive. È chiaro però che il problema è l’ammontare dell’operazione.Quanto se ne avvantaggerà l’Italia per tirarsi fuori dalla crisi?
Quello che va bene per l’Europa va bene pure per la sua periferia e per l’Italia in particolare. Penso soprattutto al tasso di cambio: più scende più aumentano le nostre esportazioni. Su tutto però serve la domanda, ci vogliono i consumi. Onestamente io non credo che ci sia una eccezione italiana: abbiamo bisogno di liquidità e di domanda come tutti gli altri. Direi anzi che c’è la necessità di una grande azione europea anche se le riforme le possiamo fare solo noi.