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 2015  gennaio 20 Martedì calendario

Il caso dell’uomo francese morto vicino Torino perché digiunava da tre settimane. Ricoverata la convivente. Si pensa a una setta ma non ci sono ancora conferme

Non mangiava da tre settimane. All’inizio qualche tazza di tè zuccherato. Poi, con il passare dei giorni, più nulla. Solo acqua. A raccontare per prima la morte di Alain Fourré, francese di 53 anni residente da quattro anni a Issiglio, un pugno di case in provincia di Torino, è la compagna che è stata accanto a lui durante quello che doveva essere «un percorso curativo». Claire, infermiera e scrittrice di 47 anni è ricoverata da tre giorni in ospedale. Anche lei stava digiunando. È debilitata ma non rischia la vita.
Sabato sera è stato un vicino a chiedere l’intervento di un’ambulanza. I medici, però, non hanno potuto far altro che constatare il decesso di Alain per “cachessia”. Tradotto: è morto di fame. Entrati nella sua stanza, hanno trovato un corpo disteso sul letto che non poteva pesare più di 35 chili.
La casa ostello
Ieri quella casa era deserta. All’ingresso qualcuno, nel più assoluto silenzio, ha acceso un cero bianco. Sopra l’immagine della Madonna. Al primo piano stanze da letto e una cucina. Al secondo uffici e un grande terrazzo aperto sul giardino. Tappeti chiari che coprono tutto lo spazio, che si affaccia sul percorso di purificazione. Pietre di luserna disposte a circondare un braciere, che ha tutta l’aria di essere stato usato da poco. Pietre bianche e rosse disposte attorno a un piccolo specchio d’acqua. Attorno palificazioni per reggere delle torce. Sul fondo un palo di legno dipinto di blu. Sopra, in oro, ci sono una cinquantina di nomi. Qualcuno è italiano, i più sono francesi.
La «città della luce»
Il pensiero non può che andare a Damanhur, La “città della luce” che proprio qui, in Valchiusella, già dagli Anni Cinquanta raduna una comunità di circa cinquecento persone. Con una propria costituzione, scuole e moneta. Ma questa storia, almeno in apparenza, sembra essere diversa. «Qui non c’è nessuna setta. Il signor Fourré riceveva tante persone: amici che lo venivano a trovare e passavano qui qualche giorno», racconta il vicino di casa, che abita il lato non recuperato del cascinale. La casa di Alain era un centro, un residence a pagamento? «Non so nulla. Mai notato niente di strano. Dei falò o dei rituali all’esterno? Forse qualche festa, ma è successo tanto tempo fa».
Eppure Claire e Alain hanno comprato quella casa non più tardi del 2010. Lei aveva fatto suo perfino il nome del fiume che scorre accanto al paese, il Savenca. Sul suo sito internet – Unity Energy – spiega come «dalle sue acque pure» sia riuscita a ritrovare se stessa e le giuste «vibrazioni». Parole che alimentano il mistero. Parole che non trovano riscontri tra le quattrocento anime di un paesino ai piedi delle Alpi, che ricorda a malapena quell’uomo alto e magro, arrivato dalla Francia, solo per i modi gentili e il fare piuttosto riservato.
Niente di più. Nessuna confidenza. Nessun dettaglio da ricordare. Nemmeno il sindaco di Issiglio, Antonio Oberto Petto, dice di conoscere la coppia. «Non li ho mai visti di persona», assicura. E continua: «Un centro di purificazione? Sarà, ma io in quella casa non ci sono nemmeno mai stato». Questa dichiarazione però non corrisponde al vero: sabato sono stati gli stessi carabinieri a convocare il sindaco nella casa di via Pontetto.
Le indagini
I militari adesso vogliono vederci chiaro. Cercano i familiari dell’uomo deceduto. In mano hanno l’indirizzo della madre di lui, che abita a Parigi. Il procuratore di Ivrea, Giuseppe Ferrando, ha aperto un fascicolo, per ora senza indagati. Si attendono i risultati dell’autopsia, in programma oggi. Poi gli investigatori riascolteranno Claire Savenca, che dovrà spiegare meglio le ultime settimane trascorse con il compagno. «Ho provato più volte a farlo ragionare – ha detto subito dopo il ricovero -. Alla fine non sarebbe stato più in grado di mangiare nulla. Sabato sera ho tentato a rianimarlo. Troppo tardi».