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 2015  gennaio 20 Martedì calendario

Vi ricordate quando Maria Elena Boschi tornò in Italia con i bambini congolesi adottati dalle famiglie italiane? Ora si scopre che 22 piccoli sarebbero spariti in quell’occasione. Un giornale di Kinshasa racconta il blitz di tre uomini che dicevano di agire per il nostro governo. Interviene la Farnesina

Sono stati caricati in fretta e furia di notte, in pigiama, su un furgone bianco, molti di loro impauriti e in lacrime trascinati perché non volevano camminare, e da quella sera del 29 dicembre scorso si sono perse le loro tracce: nessuno sa che fine hanno fatto 22 bambini congolesi già adottati, prelevati nell’orfanotrofio di Kinshasa Maison familiale Ange Gabrielle da tre uomini con accento francese, che hanno detto di essere stati inviati dalla Cai italiana, la Commissione adozioni internazionali presieduta da Silvia Della Monica che dipende dal ministero degli Esteri.
A denunciare l’episodio, rilanciato in Italia dalla organizzazione non governativa g milanese Aibi – Amici dei bambini, è stato il quotidiano congolese Le Potentiel nel pezzo pubblicato nell’edizione di ieri, lunedì, e il caso è all’attenzione della Farnesina, confermano ambienti del ministero degli Esteri. Dalle prime, frammentarie, informazioni, sembra che i tre uomini abbiano giustificato il “prelievo’’ dei bimbi con lo spostamento in un altro orfanotrofio, ma non c’è nulla di ufficiale. “Secondo le testimonianze raccolte – scrive il quotidiano di Kinshasa, che cita come fonte un attivista dei diritti umani – ad agire sarebbero stati tre congolesi, collaboratori della fondazione Rafael (agenzia italiana)’’. E avrebbero agito in violazione della procedura in materia. Secondo il quotidiano, infatti, le motivazioni di questo gesto sono “sconosciute” e fin da ieri il caso è all’attenzione del ministero congolese del Genere, della Famiglia e del Bambino, “dove si afferma – scrive sempre Le Potentiel – di avere ricevuto la denuncia di un giudice dell’infanzia che ha denunciato l’illegalità di certe operazioni”.
A partire da ieri fonti del ministero congolese hanno promesso, scrive il quotidiano, di avviare un’indagine nel quartiere che ospita l’orfanotrofio, Mamam Mobutu, nel Comune di Mont-Ngafusa, per approfondire la vicenda. L’episodio, continua il quotidiano, è avvenuto nell’inconsapevolezza dei dirigenti dell’orfanotrofio ed è raccontato dal giornale con dettagli raccapriccianti: “Con indosso un pigiama, i bimbi avrebbero opposto resistenza ai loro accompagnatori, avrebbero lanciato urla per opporsi al trasferimento – scrive Le Potentiel citando un abitante del quartiere che senza altri dettagli lancia un’accusa precisa – e sono stati caricati su un veicolo dagli intermediari dei loro genitori adottivi’’.
L’episodio rischia di aggravare ulteriormente i rapporti tra Congo e Italia, sul versante delle adozioni internazionali. Da quando, nel 2013, il Congo ha sospeso le adozioni, circa 150 famiglie italiane che hanno adottato un bimbo congolese attendono una risposta dalla Cai sullo stato delle trattative per sbloccare la situazione, ma il centralino della Commissione presieduta dall’ex magistrato Silvia Della Monica risponde rimandando a un altro numero. E al di là del viaggio della “treccina’’ con cui il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi riuscì a condurre in Italia nel maggio scorso 31 bimbi congolesi, il risultato per le famiglie italiane è il silenzio.
In diverse occasioni i genitori adottivi hanno affidato a giornali e tv le loro storie disperate raccontando le risposte elusive della Commissione affari internazionali, che avrebbe diffidato inoltre gli enti autorizzati e le organizzazioni non governative a svolgere qualsiasi ruolo, intimando il silenzio alle famiglie: ogni dichiarazione, è stato detto, rischiava di inficiare delicate (e misteriose) strategie diplomatiche in corso. Diverso è invece l’atteggiamento di altri Paesi nei confronti delle famiglie adottanti: il ministero francese della Famiglia, informa l’ong Aibi, ha redatto un documento con cui descrive passo per passo il livello di interlocuzione con le famiglie, costantemente informate di ogni stato e livello delle trattative in corso.