il Fatto Quotidiano, 20 gennaio 2015
Lella Massari, tra le fondatrice del Pd: «Per le primarie serve un regolamento più preciso, così non sono controllabili. Non abbiamo fatto tutta questa strada per morire con il Patto del Nazareno. Non è bello vedere i parlamentari di Forza Italia a braccetto con quelli del mio partito»
Non ha mai depurato il gioviale accento toscano, perché non s’è mai staccata da Siena, dove ha insegnato e dove ha praticato la politica. Il verbo praticare lo suggerisce Lella Massari, che fu arruolata da Romani Prodi nel Comitato dei 45 che assistette al parto democratico, furono i padrini del nascituro Pd. Oggi Massari, che rappresentava la corrente “Ulivo per i cittadini”, si ritiene un’iscritta un po’ scontenta. E il disastro ligure, le primarie contraffatte culminate con l’addio di Sergio Cofferati, non la stupiscono: “Occorre memoria: i problemi di questi giorni sono i problemi di quasi otto anni fa. Il voto interno per scegliere un candidato è uno strumento molto esaltante perché ti avvicina agli elettori, ma nasconde questioni non risolte e trappole infinite”.
Le primarie danno eclatanti segnali di cedimento, vanno eliminate?
Quando le abbiamo pensate, io chiedevo un regolamento più preciso. Forse era esagerato restringere la platea ai tesserati, se non per le nomine dirigenziali, ma esporre la corsa a condizionamenti esterni, ai cacicchi di schieramenti avversari, mi sembra assurdo. Non è semplice controllare, però neanche impossibile. Almeno va fatto un tentativo.
E come?
Io sostenevo che fosse necessario istituire l’Albo delle primarie, un elenco pubblico, dove scrivi, nome per nome, chi sono coloro che hanno partecipato all’indicazione del candidato per il Comune o per la Regione o per la segreteria: una via di mezzo per far conoscere tante persone che sono a metà strada fra un simpatizzante e un militante, ma non possono essere completamente estranee al Pd. Quando spulci la lista e trovi un sindaco di Forza Italia, capisci che qualcosa davvero non funziona. I casi sono tanti, me ne viene in mente uno di qualche anno fa proprio a Siena, per la provincia.
Cosa accadde?
Mi ricordo che le persone, che neppure parlavano italiano, venivano portate ai seggi, trasportate in comitiva. Gli organizzatori prevedevano una ricompensa, aspettavano che mettessero la croce sulla scheda e li accompagnavano a casa. Mi chiedo: perché non si interviene per contrastare episodi del genere, perché non è mai intervenuto nessuno?
Cofferati ha lasciato il partito per questi motivi.
Quanti seggi hanno invalidato?
Tredici.
È tanto, è una cosa grossa. Come fai a procedere, a pensare con certezza che il resto fosse regolare ?
Le primarie sono fragili, si basano sulla fiducia delle persone, a volte bisogna essere diffidenti. Capisco la reazione di Cofferati.
Il Pd ha tradito le intenzioni delle origini?
Non è il partito ideale, non è perfetto. Quando l’abbiamo fatto nascere c’era entusiasmo. Era necessario fare il Pd, e non abbiamo sbagliato. Ripeto: era necessario unire gli ex comunisti e gli ex democristiani. Poi ci siamo dimenticati di una terza componente: l’Ulivo dei cittadini.
Hanno preferito il partito liquido.
Un grave errore, perché senza punti di riferimento sul territorio, senza coinvolgere le persone disinteressate, il Pd è diventato troppo concentrato su se stesso, troppo verticista.
Non dica così. Non è concentrato su se stesso e basta, fa le riforme con Silvio Berlusconi.
Comprendo i progetti di Matteo Renzi, ma questa sua provocazione mi rende nervosa. Non è bello vedere i parlamentari di Forza Italia a braccetto con quelli del mio partito. Non abbiamo lavorato tanto per arrivare a queste scene o per tollerare i patti al buio come quello del Nazareno.